Lo scorso 12 luglio è stato presentato alla Camera dei Deputati il Rapporto annuale relativo alle Prove Nazionali INVALSI, che dunque hanno fotografato la situazione al 2023 relativa al livello di preparazione dei nostri alunni nelle discipline di Italiano, Matematica e Inglese nei vari gradi dell’Istruzione pre-universitaria. I dati hanno confermato l’esistenza di un concreto dislivello medio di preparazione tra gli alunni delle regioni del Mezzogiorno e quelli delle restanti parti del territorio nazionale, evidenziando l’esistenza di un divario territoriale nell’accesso al diritto all’Istruzione che, pur nella complessità dell’analisi volta a identificarne i fattori scatenanti, non può non risultare un dato evidente e allarmante.
Gli svantaggi accumulati negli anni in termini di bagaglio formativo trova inevitabilmente le sue radici nelle diseguali opportunità di accesso al sistema di Istruzione fin dai primi anni di vita.
I numerosi studi condotti negli ultimi anni sul fenomeno delle cosiddette “povertà educative” e della dispersione scolastica (sia implicita che esplicita) hanno messo in luce come gli svantaggi accumulati negli anni in termini di bagaglio formativo da parte di tutta quella vasta platea di studenti che sono “a rischio dispersione scolastica” trova inevitabilmente le sue radici nelle diseguali opportunità di accesso al sistema di Istruzione fin dai primi anni di vita, con riferimento alla possibilità di usufruire di servizi educativi come gli asili-nido, ovvero nei primissimi anni di assolvimento dell’obbligo di istruzione. Lo dimostra ampiamente l’analisi recentemente elaborata dallo SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno), pubblicata lo scorso febbraio 2023, secondo la quale circa l’80% degli alunni che frequentano la Scuola Primaria nelle regioni del Sud non beneficia del servizio-mensa per il tempo-pieno, a fronte di una percentuale quasi dimezzata (46%) di alunni che si trovano nella stessa condizione nel Centro-Nord. Le percentuali di alunni che non hanno accesso al tempo pieno in questo primo grado di Istruzione è praticamente identica, per ovvie ragioni, che spesso hanno a che fare anche con altre carenze infrastrutturali, come l’assenza di un sistema integrato di educazione e formazione davvero funzionante (che garantisca personale e corsi/attività pomeridiane) e l’organizzazione di un servizio di trasporto scolastico adeguato.
Maggiore al Sud (66%) rispetto al Nord (54%) è anche la percentuale di scuole primarie prive di una palestra, che insieme alla mancanza di una mensa scolastica che garantisca una alimentazione sana ed equilibrata produce inevitabili ripercussioni anche sulla crescita armonica dei bambini che frequentano questo grado di istruzione. Il paradosso messo in evidenza dai curatori del rapporto SVIMEZ è che al termine della scuola Primaria un bambino che vive nelle scuole del Mezzogiorno si trova ad aver accumulato uno svantaggio formativo pari a 200 ore in meno rispetto ad un suo coetaneo che vive nelle regioni del Nord, ossia quanto corrisponde all’incirca a un anno scolastico in meno.
Le responsabilità fanno capo a una diseguale distribuzione delle risorse e delle opportunità, più che a fattori di carattere meramente socio-culturale.
È indubbio quindi come, qualunque sia l’analisi che si faccia circa le cause della disparità nei risultati delle prove INVALSI a livello territoriale, non si possa non tenere conto delle responsabilità che fanno capo a una diseguale distribuzione delle risorse e delle opportunità, più che a fattori di carattere meramente socio-culturale. Sarà dunque il decisore politico a vari livelli (nazionale, regionale, locale) a dover ricavare le debite conclusioni circa gli interventi strutturali e infrastrutturali più urgenti e necessari a garantire una reale equità nell’accesso a un servizio essenziale per lo sviluppo del Paese come l’Istruzione, come prevede anche il dettato costituzionale:
Articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
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