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Incel: quando il sesso diventa un diritto e la donna un mobile IKEA (da montare con frustrazione)

Nel vasto panorama dell’inadeguatezza maschile del XXI secolo, spicca una categoria tanto rumorosa quanto tragicomica: gli Incel, abbreviazione di involuntary celibates, ossia “celibi involontari”. Non hanno scelto la castità, l'hanno subita.

 

O, per dirla breve: non li vuole nessuno.

 

Questo fenomeno, però, più che una barzelletta, è diventato un movimento reale. Come se gli sfigati del liceo si fossero riuniti in un forum online e da lì avessero deciso che la colpa della loro verginità a 35 anni non è dell’alito pesante o della socialità pari a quella di un fermacarta ma delle donne che, invece che rifiutarli, dovrebbero accettare i loro inviti ad uscire insieme.

 

Perché per un Incel la donna non è un essere umano senziente e desiderante ma un distributore automatico di sesso che funziona a cat-calling, complimenti passivo-aggressivi, affermazioni viscide sulle parti intime e ossessioni online. Se non funziona così, è rotta. O peggio: è una Stacy, termine con cui gli Incel indicano la donna bella, desiderata, emancipata, che ha l’ardire, pensate un po’, di scegliere con chi andare a letto. E loro, poveri incompresi, si sentono esclusi dal banchetto sessuale del mondo.

 

Allora iniziano a classificare l’universo in base a teorie pseudoscientifiche: ci sono i Chad (gli uomini belli e dominanti che “rubano” tutte le donne), i normie (i mediocri inconsapevoli) e poi ci sono loro: i blackpillati, quelli che hanno ingoiato la “pillola nera” dell’inevitabilità, convinti che la genetica li abbia condannati alla solitudine e che quindi la società li debba risarcire. Magari con una fidanzata di Stato, tipo sussidio.

 

Ma il problema è che questa frustrazione non si limita alle chiacchiere da tastiera. Negli ultimi anni, vari episodi di terrorismo misogino hanno avuto origine proprio in ambienti Incel. Elliot Rodger, nel 2014, ha ucciso sei persone in California prima di suicidarsi, lasciando un manifesto delirante in cui spiegava che la sua vendetta era contro le donne che lo avevano “rifiutato”. Da allora, una serie di emulatori hanno seminato terrore in nome di un’ideologia che, tolta la terminologia da gamer frustrato, è puro odio di genere.

 

In Europa, l’eco di questo fenomeno arriva in una forma non meno pericolosa. Il crescente numero di femminicidi in Italia e nel continente dimostra una realtà che è sotto gli occhi di tutti ma che molti fanno ancora finta di non vedere: una parte degli uomini considera le donne una loro proprietà. Se una donna rifiuta, se lascia, se tradisce, si merita la violenza. Perché, diciamolo, non è più amore ma possesso. E quando il possesso sfugge di mano, si rompe tutto. Anche lei. E alle donne cosa rimane fare se non armarsi, letteralmente, contro questa folle tirannia dilagante di chi le vuole o “cosa loro” o morte?

 

La narrativa Incel non è che la versione 2.0 di una cultura patriarcale che si rifiuta di accettare una verità semplice: le donne non devono niente a nessuno. Né amore, né sesso, né attenzioni. Questi uomini sono così immersi nella logica del “se fai il bravo ti premio” che pensano che le relazioni umane siano una tessera a punti. E se raccogli tutti i bollini e il regalo non arriva? Panico, risentimento e, in alcuni casi, femminicidio.

 

A leggere certi thread di Incel viene da chiedersi se ci sia un limite al peggio. C’è gente convinta che il proprio fallimento sociale sia colpa della mandibola poco sporgente. Altri postano foto di modelle su cui scrivono “ecco cosa voglio” e sotto una lista di requisiti minimi: vergine, sottomessa, senza account Instagram, meglio se orfana.

 

Ma attenzione: non si tratta solo di malati mentali isolati. La subcultura Incel è lo specchio deformante di un disagio reale e tossico.

 

La verità, per quanto scomoda, è che nessuno ha il diritto di essere desiderato. Desiderare è umano. Pretendere di esserlo, no. Le donne non sono là fuori per colmare la solitudine maschile o i bisogni degli uomini, per “offrire” qualcosa a chiunque si presenti con un po’ di cortesia e rancore travestito da romanticismo.

 

Ecco perché è urgente smascherare questi atteggiamenti, anche con l’ironia. Perché un uomo che non riesce a fare sesso non è una vittima: è solo un uomo che non fa sesso. E se l’unico modo che conosce per rapportarsi con una donna è una fantasia di controllo, allora non è un partner mancato ma un potenziale assassino.

 

In conclusione, cari Incel: il mondo e le donne non vi devono nulla. Nessuno vi ha promesso l’amore. Le donne non sono premi e non sono un vostro diritto. E soprattutto: non siete dei reietti romantici incompresi.

 

Siete solo degli inetti.

 

E il primo passo per smettere di esserlo è togliere lo sguardo dallo specchio dell’autocommiserazione e iniziare, magari, a vedere le donne come persone e non come oggetto negato, magari anche con validi percorsi di psicoterapia, e non come mobili scadenti da montare per diritto acquisito.

Herzi Pinki, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Herzi Pinki, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

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