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Genitorialità: una questione di linguaggio, definizione, rappresentazione e uso

La questione della genitorialità sulla carta d'identità italiana è tornata al centro del dibattito pubblico e giuridico con la recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha stabilito il ripristino del termine genitore. Questa decisione riflette una trasformazione del linguaggio amministrativo e giuridico, influenzata dalla necessità di rappresentare tutte le configurazioni familiari.

Dedda71, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Dedda71, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Madre, padre, genitori: definizioni e uso nel linguaggio comune

 

Nel linguaggio comune, i termini madre e padre designano i genitori biologici o adottivi di un individuo. Questi termini sono spesso utilizzati con connotazioni affettive e di genere, come dimostrano le varianti colloquiali mamma e papà.

 

Il termine genitore, invece, è più neutro e inclusivo. Esso si riferisce a chiunque eserciti la funzione genitoriale indipendentemente dal genere. Nel contesto quotidiano, questa parola è meno utilizzata rispetto ai termini specifici di madre e padre, ma trova maggiore applicazione in ambiti formali o burocratici.

 

L’evoluzione nel linguaggio giuridico e burocratico

 

La terminologia relativa alla genitorialità ha subito significativi cambiamenti nel corso degli anni. Storicamente, la legge italiana rifletteva una visione patriarcale della famiglia, come dimostrato dall'uso del termine patria potestà fino alla riforma del 1975. Successivamente, il termine è stato sostituito da potestà genitoriale e infine da responsabilità genitoriale con la Legge numero 219 del 2012.

 

Questi cambiamenti sottolineano un progressivo spostamento verso una concezione più inclusiva dei rapporti familiari.

 

La recente sentenza della Cassazione numero 9216 del 2025 rappresenta un ulteriore passo avanti. La Corte ha stabilito che l'indicazione padre e madre sulla carta d'identità è discriminatoria, perché non rappresenta le famiglie omogenitoriali o che hanno fatto ricorso alla stepchild adoption o delle famiglie allargate. Il termine genitore, invece, rispecchia le diverse configurazioni familiari presenti nella società contemporanea. 

Netanel Azulay, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Netanel Azulay, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Il caso delle famiglie omogenitoriali

 

Un esempio emblematico dell'importanza di questa modifica riguarda un minore figlio di due madri o padri: una/o biologica/o e l'altra/o adottiva/o; o riguarda un minore cresciuto in contesti specifici come assenza di una delle due figure genitoriali. In questi casi, il Tribunale di Roma aveva già disposto l'uso del termine genitore per garantire che la carta d'identità rappresentasse correttamente lo stato civile del minore.

 

La Cassazione ha ribadito che ogni bambino ha il diritto di ottenere un documento che rappresenti accuratamente la sua situazione familiare. Questo principio è fondamentale per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di coppie omosessuali o di famiglie non culturalmente e normativamente tradizionali.

 

Implicazioni sociali e politiche

 

La scelta terminologica non è solo una questione linguistica ma anche politica. L'introduzione dei termini padre e madre nel 2019 era stata voluta dall'allora ministro dell'Interno Salvini, che sosteneva l'importanza di preservare il modello normativo della famiglia. La sentenza della Cassazione rappresenta una vittoria per chi promuove l'inclusività e la parità dei diritti. Essa garantisce dignità ed esistenza ai bambini con due mamme o due papà, offrendo loro un documento che rispecchi fedelmente la loro realtà familiare.

 

Conclusioni

 

La distinzione tra i termini mammapapàgenitore evidenzia come il linguaggio rifletta le trasformazioni sociali e giuridiche. Mentre i primi due sono radicati nel linguaggio affettivo e quotidiano, l’altro si impone come soluzione inclusiva nel contesto burocratico e amministrativo.

 

La modifica della dicitura sulla carta d'identità italiana segna un importante passo verso il riconoscimento delle diverse configurazioni familiari presenti nella società contemporanea. Essa dimostra come il linguaggio giuridico possa essere usato per fini di rappresentatività per tutti i cittadini.

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