Apolidi
- Silvano D’Alessandro
- 4 giorni fa
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Gli apolidi sono persone che non possiedono la cittadinanza di alcun Paese. Ciò significa che non hanno un riconoscimento legale come cittadini da parte di nessuno Stato, vedendosi quindi limitati i loro diritti fondamentali come il lavoro, l'istruzione, l'assistenza sanitaria e la possibilità di viaggiare o avere documenti ufficiali.
Nella tragedia palestinese si contano ad oggi oltre 4 milioni di apolidi distribuiti in diversi Stati del Medio Oriente (Libano, Giordania, Siria, Iraq); una condizione scaturita dall'occupazione israeliana, dai conflitti che ne sono seguiti e dai conseguenti mutamenti.

Come si è arrivati a questa situazione?
Nakba del 1948: la creazione dello Stato di Israele e il conseguente esodo forzato di circa 750'000 persone hanno portato molti palestinesi a perdere terra, documenti e cittadinanza. Molti rifugiati vivono in Paesi limitrofi (Libano, Siria, Giordania) ancora oggi senza pieni diritti.
Occupazione dei Territori palestinesi: l’occupazione della Cisgiordania, il blocco di Gaza e le loro amministrazioni frammentate, complicano il riconoscimento ufficiale delle identità.
Assenza di uno Stato palestinese sovrano: senza uno Stato ufficiale, moltissimi palestinesi non hanno la possibilità di ottenere documenti nazionali validi a livello internazionale.
Impatti sugli apolidi
Accesso limitato ai diritti: gli apolidi palestinesi spesso non possono accedere a lavoro, istruzione, sanità e proprietà.
Rifugiati nei Paesi vicini: in Libano, in Siria o in Giordania i palestinesi apolidi subiscono l'emarginazione sociale.
Difficoltà di mobilità: senza documenti di viaggio riconosciuti, spostarsi all'interno e fuori dai territori occupati è molto complesso.
Organizzazioni internazionali, come l'UNRWA, forniscono assistenza a queste persone. Tuttavia, la speranza di trovare una soluzione politica alla tragedia palestinese, dopo molti decenni, appare remota.
Per gli apolidi palestinesi, la patria è un soffio di vento tra le dita, una promessa custodita nei nomi tramandati e nelle vecchie chiavi arrugginite, simboli silenziosi di un legittimo ritorno che continua a vivere più forte di ogni esilio, mentre il mondo attorno si ostina a non riconoscerne il diritto.
