Qualche settimana fa ero in partenza per gli Stati Uniti. Con i treni in sciopero, ho chiamato un Uber ed è arrivato Rafik, un ragazzo siriano. Abbiamo subito iniziato a conversare e gli ho chiesto da quanto tempo non tornava nel suo paese. "Sono ormai più di 20 anni," ha risposto. "Prima non ci andavo perché non avevo i documenti, ma in realtà, anche dopo averli ottenuti, ho paura. Non sai mai cosa può accadere con il regime di Assad."
Ho pensato a lui quando, qualche giorno fa, ho letto la notizia della caduta del regime.
Quello che è accaduto in questi giorni possiamo definirlo l’ultimo capitolo di una guerra civile iniziata nel 2011, che ha causato molti morti e migliaia di sfollati. Gli scontri sono cominciati con modalità simili a quelle delle primavere arabe, ma quando la popolazione ha iniziato a protestare ad Aleppo e Damasco chiedendo la democrazia, il regime ha represso tutto con violenza, arresti e torture. La guerra civile ha favorito l’ascesa dei movimenti islamici fondamentalisti, come l’Isis, che è entrato nel paese sotto il nome di Jabhat al-Nusra e ha proclamato lo Stato Islamico in Iraq e Siria, scatenando una guerra violentissima in cui sono intervenuti anche gli Stati Uniti nel 2014. All'inizio Assad sembrava vacillare, ma la situazione si è capovolta grazie all’appoggio di Hezbollah, Iran e Russia (quest'ultima vedeva la Siria come unico canale di sbocco sul Mediterraneo, quindi estremamente importante). La repressione di Assad è stata feroce e disumana; attacchi chimici sono stati lanciati sulla popolazione e anche su cliniche ospedaliere nelle aree controllate dai ribelli. Il clima era di sospetto e terrore.
Ora, però, non canterei vittoria troppo presto. Quello che è accaduto in Siria potrebbe essere simile a quanto successo in Iraq: il passaggio da un regime totalitario a uno fondamentalista è breve. Dobbiamo ricordare che tutto è connesso, soprattutto in Medio Oriente. E questa potrebbe essere solo l’inizio di una nuova guerra per procura degli Stati Uniti, che vorrebbero prendersi il merito per la caduta del regime e che da anni perpetrano una campagna di pressione sul territorio siriano.