Vento in poppa: quando i governi falliscono arrivano i super eroi e le super eroine
- Ilenia D’Alessandro

- 5 set
- Tempo di lettura: 4 min
Quando si pensa alle imprese eroiche ci si immagina sempre un’ambientazione fiabesca, in cui il cattivo (o la strega) devono essere sconfitti per portare in salvo il regno (o la principessa). Stereotipi di genere a parte, la metafora usuale del bene contro il male altro non fa che riflettere le lotte che tuttə noi portiamo avanti quotidianamente: il male (che si dovrebbe combattere, talvolta soggettivo) contrapposto al bene (mezzo e fine di tutte le lotte, soggettivo anch’esso).
Ma se c’è un’impresa su cui non si può soggettivare l’importanza e lo scopo benevolo è proprio l’ennesima, importantissima e storica missione navale per rompere il blocco, la fame e l’ingiustizia nella striscia di Gaza. Non parole fievoli di condanna alla carestia, filastrocche ormai mantriche del “noi siamo per la pace ma…”, insomma, non la solita formula a memoria senza un piano d’azione.
La Global Sumud Flotilla è lo specchio dell’agire popolare di fronte all’inettitudine politica e alla sottomissione statale europea, che altro non fa che smacchiare e stirare le camicie del cesto israeliano della biancheria sporca.
I governi, ormai, hanno fallito. I diritti umani sono oggi privilegi e il diritto internazionale ha lo stesso valore di un’usanza superstiziosa prima di un esame importante. Ma le 300 persone attiviste provenienti da 44 paesi diversi, non ci stanno. “Se non si muovono i governi e allora lo facciamo noi. Romperemo l’assedio, porteremo cibo, acqua e medicine alla popolazione stremata di Gaza.” Perché questo genocidio non s’ha da fare.
L’ennesima, appunto, perché la prima Free Gaza Flotilla, quella con a bordo il compianto Vittorio Arrigoni, salpò nell’Agosto 2008 da Cipro e riuscì veramente nel suo intento. Non così fortunata fu quella di due anni dopo, alla quale parteciparono 700 persone e che fu attaccata dall’esercito israeliano registrando morti e feriti.
Perché quando si ha davanti l’esercito e lo stato più criminale del mondo, ha ancora senso parlare di diritto del mare? Di quello che tutela le imbarcazioni battenti bandiere di stati riconosciuti in acque internazionali? Ha ancora valore la sovranità e la dignità europea davanti a una nazione che minaccia, per ora ancora impunemente, di trattare queste imbarcazioni e le persone a bordo come terroristi e, quindi, ergersi ad accusatori, giudici e boia di cittadini e cittadine europee? I e le governanti europee sanno cosa significa questo e che cosa significa la detenzione per terrorismo in Israele?
Forse vedremo finalmente l’Europa dimostrare la propria sovranità o assisteremo per l’ennesima volta al suo vergognoso servilismo?
Intanto, ciò che sentiamo, purtroppo, sono soltanto voci di insofferenza e vergognose accuse senza fondamento, se non ancora il silenzio ignavo e coerente con le posizioni e azioni finora adottate.
Un timido accenno di protezione per “i concittadini” – giusto perché Elly Schlein le ha fatto la domanda diretta – da Giorgia Meloni, presidente del consiglio di uno stato da cui partiranno ben due convogli di navi e le quali persone italiane a bordo sono state minacciate di essere arrestate, deportate e torturate.
Il ministro dei trasporti Salvini, invece, ha definito le azioni delle navi umanitarie con le parole “caccia all’ebreo” ma, d'altronde, quando si parla di navigazione e umanitario questo sedicente politico non può che dire cose rattoppate qua e là, da far imbarazzo anche ai sassi.
Per Tajani, infine, è scorretto considerare le persone a bordo delle navi dei terroristi ma nasconde il viso sotto la sabbia se si parla di tutela legale e statale per i cittadini e le cittadine italiane a bordo delle navi.
Insomma, sovranismo e patriottismo sì ma con moderazione. Perché la sudditanza verso lo stato sionista deve sempre essere garantita, anche quando da quella battigia arrivano minacce dirette verso le persone per le quali hai giurato sulla costituzione.
Che la missione della Flotilla possa spolverare anche un po’ di quel nazionalismo di cui si fanno tanto vanto le file di questo governo? Ma a lavar la testa agli asini, si sa, si spreca solo l’acqua.
Non un passo indietro e non un ripensamento a bordo, comunque, da cui l’azione si scaglia contro l’oppressione e l’assedio, come quella di Greta Thunberg, Susan Sarandon e tante altre persone che hanno scelto di stare dalla parte giusta della storia, rischiando la propria vita per il bene dell’umanità.
Non sono forse così i super eroi e le super eroine che ci immaginiamo fin dalla nostra infanzia?
Intanto il vento della resistenza soffia, le vele sono spiegate e Gaza è ancora là che aspetta con pazienza l’arrivo delle sue navi. Sumud, un nome non casuale, che esprime quel sentimento di resilienza e speranza tramandato e maturato di generazione in generazione di palestinesi.
I bambini e le bambine di Gaza le immaginano attraccare, quelle navi, con le vele ancora gonfie e le bandiere palestinesi sventolanti. Si vedono a bordo mangiare del buon cibo e bere acqua pulita, tra scudi splendenti e super poteri imbattibili, e ripartire con loro verso un futuro di vita, dignità, giustizia e libertà urlando e cantando non più Palestina libera ma, finalmente, Palestina liberata.






