Emergency si unisce alla Global Sumud Flotilla
- Davide Inneguale
- 4 giorni fa
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Emergency ha annunciato la sua partecipazione alla Gaza Global Sumud Flotilla. Non si tratta solo di un convoglio di aiuti umanitari, ma di una scelta politica e morale. Le imbarcazioni non trasportano soltanto medicine, cibo, materiali di prima necessità. Portano un messaggio: quando un governo blocca gli aiuti e condanna una popolazione alla fame e alla malattia, sta commettendo un crimine di guerra. In questi casi, non basta indignarsi. Le persone hanno il diritto, e persino il dovere, di agire direttamente, in modo non violento.

La nave Life Support di Emergency sarà parte di questa missione con un ruolo di osservatore, garantendo supporto medico e logistico. Non è un gesto simbolico, è una presenza concreta accanto a chi tenta di rompere un assedio che dura da troppo tempo. E qui viene il punto. Da quasi due anni la Striscia di Gaza è teatro di una catastrofe umanitaria senza precedenti. I racconti del personale di Emergency, che continua a lavorare nei due centri sanitari a Khan Younis, parlano di una realtà dove non c’è più spazio per distinguere tra emergenza e quotidianità: ospedali senza risorse, feriti che non trovano cure, intere famiglie ridotte alla sopravvivenza. Una vita sospesa che il mondo osserva come se fosse un destino inevitabile.
La verità è che non lo è. È il risultato di scelte politiche precise, di governi che si trincerano dietro dichiarazioni prudenti, di istituzioni internazionali che si limitano a “condannare” solo quando la tragedia è già avvenuta. Troppo tardi, troppo poco. Questo silenzio, questa passività, pesano quanto le bombe.
Emergency, scegliendo di salire a bordo della Flotilla, lancia un segnale che interpella tutti noi. Non possiamo accettare che la difesa dei diritti umani sia lasciata all’iniziativa di pochi coraggiosi. Non possiamo continuare a delegare alle commemorazioni ciò che avremmo dovuto impedire. Gaza oggi non è soltanto una questione geopolitica: è la misura della nostra capacità di reagire all’ingiustizia.
Agire, in modo non violento, significa ricordare che la neutralità di fronte al crimine non è prudenza: è complicità.