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Emergency si unisce alla Global Sumud Flotilla

Emergency ha annunciato la sua partecipazione alla Gaza Global Sumud Flotilla. Non si tratta solo di un convoglio di aiuti umanitari, ma di una scelta politica e morale. Le imbarcazioni non trasportano soltanto medicine, cibo, materiali di prima necessità. Portano un messaggio: quando un governo blocca gli aiuti e condanna una popolazione alla fame e alla malattia, sta commettendo un crimine di guerra. In questi casi, non basta indignarsi. Le persone hanno il diritto, e persino il dovere, di agire direttamente, in modo non violento. 

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La Global Sumud Flotilla salpa da Barcellona il 31 agosto 2025 - Aniol, CC0, via Wikimedia Commons (l'immagine è stata modificata per mettere le imbarcazioni in primo piano)

La nave Life Support di Emergency sarà parte di questa missione con un ruolo di osservatore, garantendo supporto medico e logistico. Non è un gesto simbolico, è una presenza concreta accanto a chi tenta di rompere un assedio che dura da troppo tempo. E qui viene il punto. Da quasi due anni la Striscia di Gaza è teatro di una catastrofe umanitaria senza precedenti. I racconti del personale di Emergency, che continua a lavorare nei due centri sanitari a Khan Younis, parlano di una realtà dove non c’è più spazio per distinguere tra emergenza e quotidianità: ospedali senza risorse, feriti che non trovano cure, intere famiglie ridotte alla sopravvivenza. Una vita sospesa che il mondo osserva come se fosse un destino inevitabile.

 

La verità è che non lo è. È il risultato di scelte politiche precise, di governi che si trincerano dietro dichiarazioni prudenti, di istituzioni internazionali che si limitano a “condannare” solo quando la tragedia è già avvenuta. Troppo tardi, troppo poco. Questo silenzio, questa passività, pesano quanto le bombe.

 

Emergency, scegliendo di salire a bordo della Flotilla, lancia un segnale che interpella tutti noi. Non possiamo accettare che la difesa dei diritti umani sia lasciata all’iniziativa di pochi coraggiosi. Non possiamo continuare a delegare alle commemorazioni ciò che avremmo dovuto impedire. Gaza oggi non è soltanto una questione geopolitica: è la misura della nostra capacità di reagire all’ingiustizia.

 

Agire, in modo non violento, significa ricordare che la neutralità di fronte al crimine non è prudenza: è complicità.

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