Nel corso dei millenni sono stati tanti i temi sul quale l’essere umano si è soffermato. Le tre grandi domande della filosofia riguardano Dio, l’anima e il mondo; i poeti e le poetesse della Grecia antica narravano l’amore in versi – basti pensare a Saffo, per esempio, o nel mondo latino, a Catullo e il suo celebre Odi et amo.
Philia è, tra tutti, il termine che racchiude in sé il significato dell’amicizia.
Proprio il concetto di amore, in greco, assume quattro connotazioni diverse a seconda del termine che viene utilizzato: sorge, agape, eros e philia. Storge è relativo all’amore familiare, naturale e istintivo, che è quello di una madre o di un padre verso i suoi figli. Agape è, invece, l’amore disinteressato: la teologia cristiana utilizza questo termine per indicare l’amore che Dio ha per l’umanità. Eros è l’amore sessuale, il desiderio e l’istinto impersonificati dal Dio dell’amore, che porta appunto questo nome. Philia è, tra tutti, il termine che racchiude in sé il significato dell’amicizia. E tra le tante questioni filosofiche, Aristotele, il filosofo poliedrico discepolo di Platone, nell’Etica Nicomachea si interroga proprio su questo concetto.
«Nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, neppure se avesse tutti gli altri beni messi assieme».
La felicità, per Aristotele, era raggiungibile attraverso l’esercizio della virtù; l’amicizia è uno degli elementi fondamentali per poter avvicinarsi alla felicità. Chi non ha amici, dunque, vive in modo triste.
Il concetto di philia in greco assume più significati. Un amico è un compagno di guerra, dunque un essere alla pari; è una persona di cui si ha stima e alla quale bisogna rivolgere la miglior cura e, infine, è la nostra moderna visione dell’amicizia.
Il reciproco desiderio di bene altrui è, per Aristotele, il massimo grado di un rapporto di amicizia.
Infatti, Aristotele divide l’amicizia stessa in tre livelli: il gradino più basso è l’amicizia intesa come «ricerca dell’utile», per lo più dei favori a ciò che è più conveniente. È l’amicizia vicina a quella che si prova in vecchiaia, il periodo della vita in cui il desiderio di relazionarsi con l’altro tende a svanirsi. Più in alto, vi è l’amicizia legata a un piacere che si colloca tra il bene e l’utile: è un’amicizia tipica dell’età giovane e che tende al raggiungimento di un obiettivo. L’amicizia più profonda – il gradino più alto – è quella basata sul bene. Il reciproco desiderio di bene altrui è, per Aristotele, il massimo grado di un rapporto di amicizia: è considerabile una virtù che deve essere coltivata ed esercitata per tutta la vita.
Al giorno d’oggi, tra l’abuso dei social network e della tecnologia, non sono più sicuro che gli esseri umani siano in grado di creare un’amicizia e svilupparla verso il reciproco bene, tessere una tela così profonda da radicarsi nella morale. L’unica cosa di cui sono certo è che «si può essere amici per sempre» – come cantavano i Pooh – solo e soltanto se ci disponiamo a coltivare nel nostro cuore un sentimento forte verso il bene per l’altra persona. In tal caso, sarà possibile raggiungere l’apoteosi aristotelica dell’amicizia, «anche quando le vite ci cambiano».
Comments