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Perché, mamma?

In questi giorni, non riesco neppure a guardare il telegiornale. Non posso vedere gli occhi dei bambini di Gaza, chiusi dentro un piccolo lembo di terra, affamati, sotto il tiro delle bombe che uccidono i loro genitori e fratelli.

 

Quegli sguardi ci interrogano.

 

Come si spiega a un bambino che i Valori, anche quelli basilari, come il rispetto della vita, talvolta, sono solo parole?

 

Mi viene in mente mio figlio, piccolino di sette anni, che mi guarda fisso negli occhi e mi chiede: “Perché, mamma, le maestre ci spiegano che i bambini hanno dei diritti e poi non fanno niente quando la maestra Anna ci maltratta?” Non ho saputo rispondere allora, allibita io stessa per la pochezza espressa in quell'occasione dalle Istituzioni, e non so cosa pensare ora, di fronte a quanto accade.

Jaber Jehad Badwan, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Jaber Jehad Badwan, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Come lo spieghiamo ai bambini di Gaza e ai nostri figli che uno Stato di diritto può impunemente affamare e bombardare, mutilando e uccidendo migliaia di innocenti? Come convive questo dato di fatto con tutti i percorsi di educazione civica che propiniamo ai ragazzi nelle scuole? I Valori ci sono, ma quando ci sono di mezzo gli interessi di chi è più forte o ha amici potenti non contano più, quindi è corretto che la comunità civile sia impotente di fronte a ciò che sta accadendo a Gaza, così come di fronte a tanti altri orrori?

 

Ovvero, ai bimbi di Gaza, come ai nostri figli, stiamo urlando in faccia che le regole di convivenza civile valgono solo per quelli che non contano: è un regresso di secoli, che riporta ai tempi in cui la legge non era uguale per tutti, in cui il mondo era diviso in superiori e inferiori. I Valori democratici tra poco saranno solo belle parole da scrivere nei temi di scuola.

 

Del resto, quali forme di lotta o di resistenza possiamo più inventarci, impotenti come siamo, come comunità civile, in questa congiuntura storica? Le libere opinioni si pagano care in queste moderne democrazie, come sempre nella Storia, ma come aveva smesso di essere da qualche decennio in qua, almeno dalle nostre parti.

 

La responsabilità di quanto accade non è solo morale e rilevante nella Storia del presente, ma avrà un peso sul nostro futuro.

 

Voglio dire che può accadere che una maestra inadeguata sia violenta con i suoi bambini, ma un sistema sano la neutralizza, proteggendo i piccoli; allo stesso modo, può accadere che uno Stato agisca come Israele, sterminando un popolo per le azioni, pure esecrabili, di alcuni, ma, nel mondo che ci hanno insegnato a scuola, la comunità internazionale dovrebbe poter intervenire, mediando e nell’interesse di tutti. Se ciò non accade, si ritorna alla legge della giungla, cosicché non potremo stupirci se i giovani, che sono attentissimi ai comportamenti dei grandi del mondo, si sentiranno legittimati a mettere il proprio interesse davanti a tutto, a perseguirlo in ogni modo: chi ha potere e denaro non sempre agisce bene, ma, appunto, ha potere e denaro e sta meglio di chi, onestamente, subisce in silenzio.

 

Perché, mamma?

 

Non lo so, figlio, davvero non lo so.

Non so perché ci sono persone indifferenti al dolore dei bambini, che riescono a non sentire compassione di fronte all’orrore, che vedono nei ragazzini dei nemici, sacrificabili sull’altare del proprio interesse.

Non so perché.

 

So però che dissento, insieme a milioni di altre persone.

So però che non mi ritengo rappresentata dal mio Paese, che si dimostra oltre misura cauto su quanto accade in Palestina.

So però anche che sperare non è solo utopia, perché i vecchi sistemi si possono cambiare, possono crollare.

 

Te lo spiego con una metafora, con una poesia di Franco Fortini, La gronda.

 

Scopro dalla finestra lo spigolo d’una gronda,

in una casa invecchiata, ch’è di legno corroso

e piegato da strati di tegoli. Rondini vi sostano

qualche volta. Qua e là, sul tetto, sui giunti

e lungo i tubi, gore di catrame, calcine

di misere riparazioni. Ma vento e neve,

se stancano il piombo delle docce, la trave marcita

non la spezzano ancora.

Penso con qualche gioia

che un giorno, e non importa

se non ci sarò io, basterà che una rondine

si posi un attimo lì perché tutto nel vuoto precipiti

irreparabilmente, quella volando via.

 

Basterà una rondinella per far crollare la vecchia casa, quando vento e neve avranno stancato il piombo delle docce: ovvero, a un certo punto, insistendo, le cose cambiano.

 

È accaduto anche su altre questioni, altre vecchie case sono crollate: libertà per tutti e uguaglianza tra gli uomini sono state addirittura impensabili fino all’epoca delle Rivoluzioni settecentesche, ma pensiamo anche, in tempi più recenti, all’evoluzione della condizione femminile, del diritto di famiglia, della morale sessuale…

 

Dobbiamo continuare a manifestare il nostro dissenso, a essere vento e neve che fiacchino anche questa vecchia casa: un giorno, forse, e non importa se non ci saremo, gli uomini riusciranno a convivere pacificamente, popoli fratelli, su questa terra, senza più affamare, assetare, mutilare o uccidere i bambini per un pezzo di terra e, se qualcuno agisse con prepotenza, la comunità civile interverrà tempestivamente per fermarlo.


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