La vera azione etica è disinteressata
- Massimo Battiato

- 8 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Ho ascoltato tanti modi di criticare chi si è mobilitato in questi giorni per la causa palestinese, ma ce n’è uno, apparentemente accompagnato da giustificazioni morali, che mi ha colpito di più e a cui vorrei provare a dare una risposta.
L’argomentazione a cui sto alludendo è quella di chi dice che chi si mobilita per la causa palestinese e per Gaza lo fa più per moda che per reali interessi umanitari, dimenticandosi tutte le altre guerre e ingiustizie del mondo. Alcuni di questi accompagnano il ragionamento con un elenco di situazioni nel mondo di cui tutti si sarebbero dimenticati, soprattutto quelli che stanno manifestando per i palestinesi.
La prima obiezione è che con questa scusa non ci si dovrebbe mobilitare per nessuna causa, perché è impossibile comprenderle tutte. Infatti penso che per molti di quelli che sostengono questa tesi probabilmente l’unico motivo per cui manifesterebbero è per il proprio quieto vivere.
La seconda obiezione, più forte e adatta al contesto, è che qui stiamo manifestando la nostra indignazione perché c’è un Paese, considerato l’unica democrazia del Medioriente e sostenuto politicamente e militarmente da tutto l’Occidente (compreso chi occupa posti di responsabilità ora nelle istituzioni italiane), che, con il suo esercito e con la scusa di combattere i terroristi, sta massacrando una popolazione civile inerme e priva di un esercito con cui difendersi. Non chiamiamola guerra. E per civili si intendono veramente tutti, compresi i malati negli ospedali, i soccorritori, i giornalisti e i bambini. Credo che questo basti: un Paese che dovrebbe rappresentare i valori dell’Occidente (quali?) sta facendo questo, non credo che ci sia bisogno di qualche altra ragione morale a giustificare la propria indignazione.
Ma per trovare una giustificazione morale mi viene in soccorso anche l’etica kantiana. L’imperativo morale che, semplificando molto, consiste nel chiederci se quello che stiamo per fare renderà il mondo (ma anche noi stessi) un posto migliore o peggiore. L’azione etica è veramente tale se è scevra dagli obiettivi e disinteressata, cioè agisco perché la voce della coscienza mi dice “devi farlo perché è giusto”. Scegliere di fare la cosa giusta, il più delle volte non è conveniente ed è pure faticoso.
Cosa avrebbero avuto da guadagnare gli attivisti della Flottilla, i milioni di manifestanti di questi giorni, i lavoratori che hanno perso una giornata retribuita scioperando? Scendere in piazza per protestare contro il genocidio della popolazione di Gaza e contro chi non fa nulla per fermarlo ed è di conseguenza complice, era e continua a essere la cosa giusta da fare, altro che weekend lungo.





