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Il dubbio come forza generativa

Viviamo in un’epoca che celebra e osanna oltre ogni limite, la sicurezza, l’opinione ferma, la risposta sempre pronta e puntuale. Esitare, oggi, sembra esser diventata una mera debolezza; dubitare, una colpa. Ciò nonostante, nella storia del pensiero umano, il dubbio non è mai stato considerato come un inciampo, ma come un punto di partenza. Si deve a Cartesio la costruzione di un’intera filosofia basata sul concetto del “dubito”, ergo sum, ed è attraverso il dubbio che anche la scienza si è liberata dall’oppressione asfissiante del dogma.

 

Dubitare non significa non credere in nulla, ma rifiutarsi di credere in tutto aprendosi all’analisi. In un tempo in cui la polarizzazione domina il discorso pubblico, riscoprire il valore del dubbio significa compiere un atto di resistenza intellettuale. Un gesto che, lungi dal paralizzare, può aprire spazi nuovi per pensare, per scegliere e agire con maggiore consapevolezza.

In filosofia: da Cartesio a Popper

 

Il dubbio non è assenza di pensiero: ne è il cuore, il fondamento pulsante. Cartesio lo elevò a metodo, sospendendo ogni certezza per arrivare a ciò che resisteva all’errore; si dubita per trovare una verità indubitabile, un punto fermo da cui ricostruire il sapere. Trattasi di una tempesta metodica in cui tutto ciò che può essere messo in discussione verrà messo. Questo assunto cartesiano sta alla base del celebre "Cogito, ergo sum", ovvero: il pensiero che dubita prova l’esistenza del soggetto pensante. Non fu un atto di fede, ma un gesto di dubbio radicale che diede, dunque, origine al pensiero moderno.

 

Nietzsche, maestro del sospetto, fece un passo ulteriore, mostrando che ogni verità porta in sé un'ombra di menzogna, e che la volontà di verità è spesso una maschera della volontà di potenza.

 

Nel Novecento, Karl Popper ha ripreso l’essenza profonda di questo impulso, suggerendo che la scienza non avanza per conferme, ma per confutazioni: un'idea è forte proprio perché è falsificabile. In questa visione, il dubbio ci protegge dalla superstizione e dal fanatismo, ciò che ci spinge a testare continuamente le nostre credenze. L’assenza di dubbio, al contrario, è l’humus delle ideologie. Mentre Cartesio vuole eliminare il dubbio per trovare grazie ad esso una base solida, Popper lo coltiva, perché senza dubbio non c'è progresso.

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Dubitare come metodo personale

 

Nella concezione comune del termine, dubitare può sembrare una fragilità caratterizzata dal timore di scegliere, dalla paura di commettere errori. Ma chi non dubita mai agisce per consuetudine e non per scelta. Il dubbio autentico non è una scusa per non agire, ma una riflessione creativa che precede la decisione. È il momento in cui ci chiediamo: “Perché credo in questo? Chi me lo ha insegnato? Lo sento davvero?”. Dove il pensiero si arresta nella certezza, l’essere ristagna.

 

Il dubbio, più che mettere in crisi le nostre certezze, rappresenta una forza generativa del pensiero. Non è solo lo strumento attraverso cui sviluppiamo il pensiero critico, ma rappresenta una via per potenziare la nostra intera coscienza; il primo atto di un intelletto autenticamente vigile. Dubitare significa attivare in profondità il nostro essere, rendendoci capaci di osservare la realtà con uno sguardo più ampio e stratificato. In questo senso, il dubbio non è paralisi, ma movimento: ci stimola a cercare, a porci domande, a esplorare prospettive che una fede cieca o una mente chiusa all’orizzonte del possibile non ci permetterebbero mai di concepire. Solo attraverso il dubbio possiamo esprimere pienamente la nostra coscienza e affinare le nostre strategie di osservazione e comprensione del mondo. Un vero atto di igiene mentale. Dubitare di sé, in misura, è anche un esercizio di umiltà poiché ci ricorda che siamo esseri fallibili, ma non per questo impotenti. Chi è in grado di farlo, al contrario, riesce a cambiare, apprendere, migliorare.

 

Abbiamo bisogno di riabilitare ed esaltare il dubbio come virtù. È ciò che ci salva dal conformismo, dall'inattività dell’essere. Esso apre la strada al dialogo e rende la libertà una conquista, non uno slogan. Non si tratta di vivere nel relativismo perenne bensì di scegliere le nostre convinzioni non per paura o abitudine, ma per pura comprensione. In un mondo rumoroso e assordante, chi è capace di dubitare ottiene di riflesso anche la grande capacità di saper ascoltare.

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