Quando mi hanno chiesto di provare a scrivere delle riflessioni, mi è sorto un dubbio, anzi me ne sono sorti tanti, così tanti che stare qui ad elencarli sarebbe noioso anche per me stesso, figuriamoci per chi legge.
Dopo averci pensato su per alcuni lunghi, interminabili, infiniti secondi, ho deciso di accettare, ma senza che questa scelta avesse minimamente scalfito i miei dubbi e quindi, per rendere ancora più interessante la situazione, ho deciso di scrivere un breve pezzo… e su cosa? Ma sul dubbio, ovviamente.
Cos’è un dubbio? Il dubbio è una situazione di incertezza filosofica di fronte a una scelta o un particolare atteggiamento metodico.
Assoluto è il dubbio di Pirrone, tipico dello scetticismo, che sostiene l’impossibilità di giungere a qualsiasi conoscenza certa.
Metodico è quello di Agostino, di Bacone e di Cartesio, inteso come momento preliminare del conoscere, destinato a rimuovere dall’indagine i pregiudizi che ne impediscono il corretto svolgersi, ovvero quelli che Bacone chiama “idola”, che ostacolano un rapporto diretto con i dati empirici.
L’evidenza certa e indubitabile è quella che vuole raggiungere Cartesio attraverso l’uso sistematico del dubbio metodico. Dopo aver escluso le cognizioni sensibili, quindi quelle razionali e giungendo fino all’ipotesi di ammettere l’esistenza di un “genio maligno e ingannatore” che provi gusto a far incorrere in errore l’essere umano anche in ciò che gli appare evidentissimo (è questo il cosiddetto “dubbio iperbolico”) egli afferma che nessuna nozione umana può sottrarsi al dubbio, ma dubitare, in fondo, significa esprimere, dire qualcosa e quindi se dubito penso e se penso sono: ecco l’evidenza assoluta cercata.
Nel ‘900 si ha una ripresa del dubbio cartesiano, con Husserl che sostiene la necessità di sospendere (“epochè”) la validità di ogni giudizio preconcetto o teoria, per liberare il campo alla pura descrizione fenomenologica dei dati dell’esperienza: la conseguenza di questo atteggiamento è la messa in discussione, la “dubitabilità” di ogni cosa, tranne che delle evidenze riscontrate in prima persona, che caratterizzano gli atti intenzionali della coscienza.
Sempre nel ‘900, una messa in discussione del dubbio cartesiano ci viene offerta da Ch. S. Peirce, il quale sostiene che nessuno possa seriamente dubitare di ciò che non ha validi motivi per revocare in dubbio; il dubbio, per Peirce, è una pausa dall’azione che si verifica quando le nostre credenze sono messe in crisi dall’esperienza: dubbio e credenza sono momenti strettamente connessi dall’esperienza della verità, che non è mai astratta, ma è verifica concreta, e sempre fallibile, delle conseguenze pratiche (da cui il pragmatismo di Peirce) derivanti dai nostri abiti e comportamenti.
Edmund Husserl (1910s.) - (Mondadori Publishers); Charles Sanders Peirce - Napoleon Sarony, via Wikimedia Commons
Il dubbio oggi è una condizione esistenziale nella quale trovano campo fertile le teorie più discutibili, proprio perché è venuta meno ogni autorità, a partire da quelle scientifiche: non a caso un famoso comico e politico italiano parlava di epoca della post-verità, ma questo è un altro tema e dubito fortemente di volerne parlare qui.
Salutem et salutem
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