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Era già tutto previsto: Israele colpisce i siti nucleari iraniani

La notte del 13 giugno, Israele ha condotto una serie di attacchi aerei contro impianti nucleari e militari iraniani, uccidendo militari e scienziati legati al programma nucleare iraniano e innescando un conflitto su vasta scala tra i due Paesi.

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Pictures_of_the_Israel_attack_on_Tehran_1_Mehr.jpg
Mehr News Agency, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

L’IDF ha confermato al Times of Israel di aver avviato una campagna aerea, denominata Rising Lion - Leone Nascente -, contro il programma nucleare iraniano. L’operazione, pianificata dal Mossad, ha colpito i siti nucleari di Natanz e Fordow, oltre a quartieri residenziali e complessi militari a Teheran, dove si trovavano esponenti di alto profilo del regime. Gli attacchi hanno parzialmente danneggiato le infrastrutture militari iraniane, eliminando figure chiave come Hossein Salami - comandante delle Guardie Rivoluzionarie -, Mohammad Bagheri - capo di Stato Maggiore delle Forze Armate -, Ali Shamkani - consigliere di Khamenei - e Mohammad Mahdi Tehranchi - scienziato nucleare.

 

L’operazione ha coinvolto oltre 200 velivoli in cinque ondate, con l’impiego di più di 330 munizioni. Il Mossad avrebbe neutralizzato parte delle difese aeree iraniane prima dell’attacco dei cacciabombardieri.

 

In risposta, il leader supremo Khamenei ha nominato Mohammad Pakpour nuovo comandante delle IRGC e Abdolrahim Mousavi capo di Stato Maggiore della Difesa.

 

Il capo di Stato Maggiore israeliano, Eyal Zamir, ha dichiarato che il programma nucleare iraniano aveva raggiunto un “punto di non ritorno” e che Israele non poteva “aspettare oltre per agire” nella “lotta per preservare la nostra esistenza”.

 

Le reazioni internazionali sono state immediate. La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha definito le notizie dal Medio Oriente “profondamente allarmanti”, esortando tutte le parti alla massima moderazione e a evitare ritorsioni. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sostenuto il “diritto di Israele a difendere la propria esistenza”, annunciando misure per proteggere i siti ebraici in Germania. Il premier britannico Keir Starmer ha invitato a “ridurre urgentemente le tensioni”, sottolineando che “l’escalation non giova a nessuno”. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha chiesto moderazione per preservare la stabilità regionale. La Cina si è offerta come mediatrice per promuovere la pace, mentre il ministero degli Esteri russo ha condannato gli attacchi, attribuendo la responsabilità a Israele e accusando i Paesi occidentali di alimentare “l’isteria anti-iraniana” con una risoluzione AIEA contro Teheran, approvata da 19 membri su 35 con il sostegno di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, per le “inadempienze” iraniane sul nucleare.

 

Il presidente statunitense Donald Trump, impegnato in negoziati sul programma nucleare iraniano, ha definito l’attacco israeliano “eccellente”, avvertendo di ulteriori azioni. Un funzionario israeliano anonimo ha rivelato che i negoziati USA-Iran previsti per domenica erano un diversivo coordinato con Israele per indurre l’Iran ad abbassare la guardia, con Trump informato dell’attacco.

 

La sera del 13 giugno, l’Iran ha risposto con attacchi missilistici contro Israele, con esplosioni segnalate a Gerusalemme e Tel Aviv; i danni non sono ancora stati resi noti. Le difese aeree iraniane sono state nel frattempo attivate nel quartiere Pastour di Teheran, sede del leader supremo e del presidente.

 

L’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett ha dichiarato: “Dopo decenni di sacrifici contro il terrorismo di Hezbollah, Hamas e altri, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Ora dobbiamo unirci, prepararci a giorni difficili e completare il lavoro in Iran e su tutti i fronti”.

 

L’analista politico Meysam Mehrani ha osservato che gli attacchi israeliani sono entrati in una seconda fase, mirando non solo a obiettivi militari, ma anche politici, informatici e sociali.

 

In Italia, la premier Giorgia Meloni ha convocato una videoconferenza con i ministri degli Esteri Antonio Tajani, il vicepremier Matteo Salvini, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Difesa Guido Crosetto e i sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano. Crosetto ha confermato che l’Italia era a conoscenza dell’imminente rappresaglia iraniana, smentendo Tajani, che non l’aveva definita tale, e ha aggiunto che le missioni italiane all’estero erano state avvertite in anticipo.

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