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Negoziati sul nucleare iraniano: un fragile equilibro tra escalation e diplomazia

Il 23 maggio si è svolto a Roma il quinto round di negoziati tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare di Teheran, al termine del quale è emerso un cauto ottimismo. L’atmosfera è stata definita “costruttiva” e si è registrata un’intesa migliore rispetto ai colloqui precedenti.

 

I negoziati sono avvenuti sia in forma diretta che indiretta. La delegazione americana era guidata dall’inviato statunitense Steve Witkoff e da Michael Anton, direttore della pianificazione politica del Dipartimento di Stato, mentre quella iraniana dal capo della diplomazia Abbas Araghchi. Inizialmente, le due delegazioni si trovavano in stanze separate presso la sede dell’ambasciatore dell’Oman, con la mediazione del ministro degli Esteri del Paese del Golfo, Badr Albusaidi; successivamente, si è tenuto un incontro diretto tra i capi delle due delegazioni.

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi - Mehr News Agency, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi - Mehr News Agency, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Al termine dei colloqui, il mediatore dell’Oman ha commentato che Iran e Stati Uniti hanno compiuto alcuni progressi, sebbene non ancora definitivi.

 

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha dichiarato alla televisione di Stato della Repubblica Islamica che il resoconto dell’incontro sarebbe stato trasmesso alle rispettive capitali “senza creare alcun impegno per nessuna delle due parti”. Tuttavia, Araghchi ha aggiunto: “L’arricchimento dell’uranio in Iran continuerà, con o senza un accordo”, evidenziando la difficoltà di conciliare le posizioni.

 

Dall’altra parte, Steve Witkoff ha affermato: “Non possiamo accettare nemmeno l’uno per cento della capacità di arricchimento iraniana. A nostro avviso, qualsiasi accordo deve includere lo smantellamento completo dell’arricchimento”.

 

Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian ha incontrato il 26 maggio il re Haitham bin Tariq dell’Oman a Muscat per una visita di due giorni. Pezeshkian ha ringraziato il Paese per il ruolo costruttivo assunto, nonostante la delicatezza del negoziato. Il re dell’Oman ha risposto positivamente, dichiarando: “Non perseguiamo alcun interesse personale o convenienza nel nostro ruolo di mediatore”.

 

Ahmad Bakhshayesh Ardestani, membro della commissione per la sicurezza nazionale del parlamento di Teheran, ha dichiarato a Iran Watch che l’Oman aveva consigliato alla Repubblica Islamica di sospendere l’arricchimento dell’uranio per sei mesi, per poi riprenderlo. La notizia è stata immediatamente smentita dall’agenzia di stampa Tasnim, affiliata alle Guardie Rivoluzionarie.

 

A margine dell’incontro della Giornata dell’Africa, Abbas Araghchi ha dichiarato ai giornalisti: “La parte omanita ha proposto soluzioni per rimuovere gli ostacoli nei recenti colloqui, che sono in fase di valutazione”, senza fornire ulteriori dettagli.

 

Il giornalista Barak Ravid ha riportato il 27 maggio su Axios che il presidente americano Donald Trump ha avvertito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di non intraprendere azioni che possano compromettere i negoziati tra Stati Uniti e Iran. Gli USA temono che Israele possa ordinare il bombardamento degli impianti nucleari iraniani o adottare misure per ostacolare i colloqui dal momento che il governo israeliano si sta preparando a colpire rapidamente i siti nucleari iraniani nel caso in cui i negoziati dovessero fallire.

 

La segretaria del Dipartimento di Sicurezza Interna americana Kristi Noem ha incontrato il 25 maggio a Gerusalemme Netanyahu per ribadire il sostegno americano a Israele e trasmettere un messaggio di Trump, invitandolo a evitare azioni che potrebbero interrompere definitivamente il dialogo con Teheran. Noem ha rassicurato il premier israeliano sul fatto che il presidente americano non intende prolungare i negoziati per mesi, ma che prenderà una decisione rapida sull’eventualità di un’azione militare. Tuttavia, Trump ha manifestato la sua preferenza per un accordo diplomatico con l’Iran, piuttosto che per una mossa che potrebbe destabilizzare la regione mediorientale.


Nel frattempo, il quotidiano Newsweek ha riportato che gli Stati Uniti hanno schierato nuovi caccia F-15 presso la base di Diego Garcia nell’Oceano Indiano, dove erano stati precedentemente posizionati bombardieri strategici B-52. Questo schieramento segue le dichiarazioni del presidente americano, il quale ha ribadito che, in caso di fallimento dei negoziati, l’opzione militare rimane sul tavolo.

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