Vis pacem, para dipartimentum: da Dipartimento della Difesa a Dipartimento della Guerra
- Maddalena Pareti
- 5 giorni fa
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato venerdì un ordine esecutivo che rinomina il Dipartimento della Difesa come Dipartimento della Guerra, come era stato chiamato fino al 1947.

La decisione è stata preceduta da un annuncio sull’account ufficiale della Casa Bianca sulla piattaforma X, in cui si affermava: “Quando il signor Trump firmerà la direttiva che rinomina il Dipartimento della Difesa come Dipartimento della Guerra, sarà il suo ordine esecutivo numero 200 da quando è tornato alla Casa Bianca a gennaio”.
Donald Trump, già in campagna elettorale, aveva promesso ai suoi elettori di occuparsi dello smantellamento del deep state, considerandolo un esercito di burocrati in grado di ostacolare il programma MAGA, di cui si è fatto portavoce.
L'obiettivo di questo programma è disfare l’Administrative State, affinché ci possa essere un ritorno al governo direttamente in mano al popolo americano.
Durante il primo mandato, Trump si era sentito limitato dal Pentagono nel suo operato, tanto da aver nominato come ministro della Difesa Pete Hegseth, ex ufficiale della Guardia Nazionale ed ex commentatore politico di Fox News, con una carriera nell’esercito limitata rispetto ai suoi predecessori. Questi ultimi erano solitamente politici esperti o ex vertici delle Forze Armate, come lo era stato il ministro della Difesa sotto Biden, Lloyd Austin, ex generale.
Nel 2024, Pete Hegseth ha pubblicato The War on Warriors: Behind the Betrayal of the Men Who Keep Us Free, in cui critica l’esercito americano e le sue politiche progressiste, in contrasto con il vigore bellico che intende riportare all’interno delle Forze Armate.
L’attuale ministro della Difesa è un fedelissimo di Trump e, come il presidente, accusa di aver coinvolto persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ nell’esercito senza alcun merito, in un periodo in cui gli Stati Uniti erano in guerra e necessitavano dell’aiuto di tutti.
Lo stesso Pete Hegseth ha celebrato la decisione di cambiare il nome, postando sui suoi social media “Dipartimento della Guerra” in chiave celebrativa.
Il movimento MAGA si è proposto come anti-sistema e le azioni dei suoi rappresentanti mirano a rivoluzionare gli apparati americani, o almeno a farlo a parole. La ridefinizione del Dipartimento della Guerra è uno di questi cambiamenti formali.
Il presidente degli USA non detiene il potere di cambiare arbitrariamente il nome del Pentagono in via ufficiale, poiché tale incarico spetta al Congresso statunitense. Tuttavia, l’ordine esecutivo consente di utilizzare la nuova denominazione in “titoli secondari” per eventi, documenti e comunicazioni ufficiali.
Nel caso in cui dovesse essere approvata dal Congresso, anche la carica di Segretario della Difesa muterebbe in Segretario della Guerra, aggiungendo un tono più bellicoso e aggressivo.
Il nome Dipartimento della Guerra fu dato l’anno in cui entrò in vigore la Costituzione americana, ossia nel 1789. Esso mutò nel 1947, a seguito della Seconda Guerra Mondiale, per evitare un approccio dialettico meno bellicoso, anche a fronte delle sofferenze patite dagli americani durante il conflitto, per quanto vittorioso.
Il tycoon sostiene che, fino a quando il Pentagono si è chiamato Dipartimento della Guerra, gli Stati Uniti hanno sempre vinto i conflitti; mutato poi l’approccio, e conseguentemente non ottenendo più le vittorie sperate, dopo la ridefinizione in Dipartimento della Difesa.
Questo approccio è coerente con il messaggio lanciato da Pete Hegseth durante la campagna elettorale, la cui agenda prevede di eliminare i programmi di diversità, di rivedere le biblioteche militari e di sopprimere materiali considerati divisivi nelle accademie e sui siti web dell’Esercito.
Durante la firma, è stato dichiarato da Hegseth: "Andremo in attacco, non solo in difesa. Massima letalità, non tiepida legalità. Effetto violento, non politicamente corretto", ha detto. "Cresceremo guerrieri, non solo difensori".
Il tono acceso coincide con la pressione militare che gli Stati Uniti stanno esercitando sul Venezuela, dove l’amministrazione Trump ha ordinato il dispiegamento di dieci jet da combattimento F-35 a Porto Rico, in aggiunta alle diverse navi – tra cui un cacciatorpediniere e un sottomarino nucleare – già schierate precedentemente dal Pentagono. Lo scopo è combattere il narcotraffico e i cartelli della droga, come lo stesso presidente aveva dichiarato in campagna elettorale.
La ridenominazione combacia con la parata militare svolta dalla Cina a Pechino per celebrare la vittoria della Seconda Guerra Mondiale, che, per molti analisti, è stata un modo per “mostrare i muscoli” agli Stati Uniti, esibendo armi di ultima generazione in grande quantità.
La dialettica attuale coincide con l’uso della forza, accompagnato tanto dalla retorica quanto dalla violenza che questa porta con sé.