UE Rinnova sanzioni alla Russia, ma Ungheria e Slovacchia frenano sul nuovo pacchetto energetico
- Maddalena Pareti

- 2 lug
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Al termine del Consiglio Europeo, l’Unione Europea ha rinnovato le sanzioni contro la Russia fino al 31 gennaio 2026, nonostante le resistenze di Ungheria e Slovacchia. Questi due Paesi continuano a bilanciare le esigenze strategiche della NATO con i loro rapporti commerciali con la Russia, mai completamente interrotti, nonostante la narrazione di un’Europa unita contro l’aggressione russa in Ucraina.
Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, aveva precedentemente obiettato che il diciottesimo pacchetto di sanzioni, incentrato sul settore energetico, mette a rischio la sicurezza energetica dell’Ungheria. Sia Budapest che Bratislava, infatti, dipendono ancora significativamente dal gas e dal petrolio russi. Al centro della contestazione c’è il piano RePowerEU, con cui Bruxelles punta ad azzerare le importazioni di energia fossile dalla Russia entro il 2027. Ungheria e Slovacchia criticano il piano per la sua natura coercitiva, lamentando l’assenza di margini per veti o negoziazioni, a differenza dei precedenti pacchetti di sanzioni.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha difeso la linea dura di Bruxelles, sottolineando che la Russia ha spesso utilizzato le forniture energetiche come strumento di ricatto geopolitico per indebolire l’Unione Europea, in particolare nel contesto del conflitto in Ucraina, iniziato nel 2022 e ancora in corso, che continua a destabilizzare il Vecchio Continente. Il rinnovo delle sanzioni esistenti è stato approvato senza obiezioni durante il Consiglio Europeo, dimostrando una certa unità su settori in cui l’UE mira a raggiungere l’autonomia in tempi brevi. Tuttavia, persiste la mancanza di consenso sul diciottesimo pacchetto, che riguarda i settori energetico, bancario e la cosiddetta “flotta ombra” russa. La Slovacchia ha dichiarato di non poter approvare il pacchetto a causa della crisi economica che deriverebbe dall’interruzione totale dei rapporti energetici con la Russia, posizione condivisa da Budapest. Il premier ungherese Viktor Orbán ha ribadito che i due Paesi agiscono come “un’unica squadra” e non sono in grado di accettare la proposta di Bruxelles di abbandonare definitivamente gas e petrolio russi. Il diciottesimo pacchetto di sanzioni include un embargo sull’importazione di greggio russo raffinato da Paesi terzi, misura che colpisce le economie di Stati come Turchia e India, che hanno facilitato la triangolazione del petrolio russo sui mercati europei. Questi Paesi, pur essendo partner strategici di UE e NATO, mantengono stretti rapporti diplomatici con Mosca.





