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Perché votare Sì al Referendum sulla Cittadinanza

Sì ad una società dove la diversità genera armonia.

 

La proposta del Referendum

 

Una vittoria del Sì renderebbe più veloce l’acquisizione della cittadinanza italiana per i maggiorenni stranieri che fanno la domanda, dimezzando da 10 a 5 gli anni di residenza legale ininterrotta in Italia, come una delle condizioni.

 

Gli altri requisiti rimangono immutati: la conoscenza della lingua, il reddito, lo stato penale, obblighi tributari e il non essere considerati pericolosi per la sicurezza della Repubblica.

 

La legge attuale in Italia e in altri Paesi

 

In Italia fino al 1992 la norma prevedeva cinque anni di residenza per poter fare la domanda, ma con la legge 91 del 05/02/92 è stato aumentato a dieci anni per i cittadini extracomunitari.

 

Nell’ambito dell’UE si è diffusa nella maggioranza dei Paesi europei il requisito dei cinque anni di residenza. Si è allineata di recente anche la Germania, unendosi alla Francia, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Svezia e Irlanda. Fuori dall’Ue, la regola dei cinque anni vale già nel Regno Unito e negli Stati Uniti.

 

Anche laddove i tempi sono superiori – come in Spagna, Danimarca e Grecia – vigono significative eccezioni. Si applicano inoltre pressoché ovunque condizioni più favorevoli per i minori, specialmente quando sono nati sul territorio.

 

Le conseguenze del Sì: Diritti e Doveri 

 

Ridurre i tempi per ottenere la cittadinanza vuol dire concedere l’accesso a pieno titolo ai diritti fondamentali, civili e politici (mentre i doveri di rispettare la legge e pagare le tasse vanno osservati, giustamente, dal primo giorno). Significa facilitare l’inclusione nella società di persone che abitano, studiano e lavorano regolarmente in Italia, e già pagano affitti, tasse scolastiche e oneri fiscali a questo Stato.

 

Come italiani/italiane potranno accedere ai concorsi pubblici e a tutte le professioni; rappresentare l’Italia alle competizioni sportive; accedere ai corsi e borse di studio; accendere mutui più facilmente e candidarsi alle elezioni regionali e nazionali. Contando i minorenni, per cui scatta la cittadinanza se scatta per i genitori, si calcola che due milioni e mezzo di persone, già italiane a tutti gli effetti, lo diverrebbero anche legalmente.

 

Per la democrazia

 

In Italia vivono insieme, sotto le stesse leggi, persone che hanno un diverso livello di potere nei confronti di quelle leggi: alcuni, grazie alla cittadinanza italiana, possono aspirare a modificare le leggi attraverso il voto; ma gli altri, senza la cittadinanza, le devono soltanto rispettare, anche quando sono ingiuste. Quindi il Sì ci renderebbe un po' più uguali davanti alla legge.

 

Uscire per votare è un atto che aiuta a restituire alle persone la fiducia che la partecipazione conta, e può nel concreto migliorare la vita di milioni di persone. Il votare dunque serve a ricucire lo strappo tra la politica e i/le cittadini/e; è un atto che sfida l’indifferenza e l’astensionismo; rafforza, inoltre, la democrazia partecipata contro le spinte autoritarie. Di fronte a una politica poco sensibile ai temi della giustizia sociale, i referendum offrono ai cittadini/e l’opportunità di agire direttamente.

 

Per l’economia

 

Attualmente, secondo il Ministero del lavoro, circa il 30 per cento dei lavoratori stranieri con permesso, occupati in Italia, fanno lavori di bassa qualifica, rispetto al circa 9 per cento degli italiani/e. Inoltre secondo l’Inail, un terzo dei lavoratori di origine straniera ha un titolo di studio più alto rispetto al lavoro svolto, mentre tra gli italiani/e la stessa quota scende a meno di un quarto.

 

Riducendo i tempi, i residenti stranieri, (2,4 milioni gli occupati regolari in Italia) potranno accedere a nuove prospettive ed opportunità, favorendo il dinamismo e la professionalità del settore produttivo e della ricerca.

 

Non da sottovalutare, infine, è la quota versata ogni anno all’Inps: le tasse pagate dagli stranieri occupati regolarmente. Questo contributo (circa il 7% degli incassi nel 2019) risulta essenziale per la sostenibilità del sistema pensionistico.

 

Se consideriamo che l’età media degli italiani sta aumentando ogni anno: le nascite diminuiscono, il numero di persone in età lavorativa diminuisce e i pensionati aumentano in proporzione; l’Italia ha un bisogno vitale di nuove leve, per rinverdire tutta la società e pagare le pensioni ai nostri anziani.

 

Per la società

 

La cittadinanza allargata può diventare il cardine di una società in armonia nella sua dimensione multiculturale: dal senso condiviso di appartenenza, l’identificazione con la comunità nazionale, all’arricchimento culturale, artistico, sportivo e produttivo. L’interscambio di conoscenze e risorse in ogni ambito è la via maestra per generare una società aperta e accogliente, dimostrando nei fatti quanto è sbagliato il “sovranismo” delle destre, moderate ed estreme.

 

Bisogna ricordare, a questo riguardo, che siamo ancora nell’attesa di una riforma sulla cittadinanza per i minori, una popolazione che comunque guadagnerebbe enormemente dalla vittoria del Sì alla riduzione dei tempi per la cittadinanza degli adulti.

 

Umanamente

 

Per tutte le età, ma in particolare i giovani, il senso di appartenenza è un bisogno esistenziale, che si tratti di un gruppetto locale o che si tratti della nazionalità, e si manifesta nei modi di vestirsi, di portare i capelli, della musica e le frequenze. Appartenere a pieno titolo anche alla nazione in cui si vive significa poter identificarsi con essa, sentirla propria, prendersi volontieri la responsabilità di conoscere la lingua, i diritti e doveri e, perché no, sentirsi all’altezza di rappresentare l’Italia nel mondo.


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