Per un piano di pace ci vuole una guerra
- Maddalena Pareti

- 10 ott
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Giovedì, Israele e Hamas hanno firmato un accordo a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, segnando la prima fase del piano di pace proposto dal presidente statunitense Donald Trump per porre fine al conflitto a Gaza.

Le trattative hanno coinvolto, oltre a Israele e Hamas, anche Egitto, Qatar e Turchia, con il supporto degli Stati Uniti per esercitare pressione sulla parte palestinese. A rappresentare gli USA sono stati Steve Witkoff, inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, e Jared Kushner, quest’ultimo genero di Trump e figura vicina a Israele.
Nonostante un cauto ottimismo, resta irrisolta la questione di chi governerà Gaza al termine del conflitto. Israele, Stati Uniti e alcuni Paesi arabi hanno escluso che Hamas possa mantenere il controllo della Striscia una volta cessate le ostilità.
Secondo quanto riportato da Reuters e confermato da fonti israeliane, Hamas si è impegnato a rilasciare 20 ostaggi israeliani vivi entro 72 ore dal cessate il fuoco. Il Times of Israel aggiunge che Hamas ha accettato di non organizzare cerimonie durante la liberazione degli ostaggi, a differenza di quanto avvenuto in passato. I resti degli ostaggi deceduti saranno restituiti gradualmente, in concomitanza con il ritiro delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) dalla Striscia. L’accordo prevede inoltre l’istituzione di una task force congiunta composta da rappresentanti di Israele, Stati Uniti, Qatar ed Egitto, con l’obiettivo di recuperare il maggior numero possibile di resti degli ostaggi presenti a Gaza.
Sul piano umanitario, tra 400 e 600 camion di aiuti entreranno nella Striscia, con un aumento graduale nei giorni successivi. Secondo il piano della Casa Bianca, Gaza sarà governata temporaneamente da un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e delle municipalità. Questo comitato, composto da palestinesi qualificati ed esperti internazionali, sarà supervisionato da un nuovo organismo transitorio internazionale, il Board of Peace, presieduto dal presidente Trump e da altri capi di Stato, tra cui l’ex primo ministro britannico Tony Blair.

Un portavoce del governo Netanyahu ha dichiarato che l’IDF si ritirerà dalla cosiddetta “linea gialla” definita dal piano Trump, mantenendo però il controllo del 53% della Striscia di Gaza. Tuttavia, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha minacciato di sciogliere il governo se il primo ministro Benjamin Netanyahu non riuscisse a “distruggere Hamas”.
Per celebrare l’accordo, il presidente Trump terrà un discorso al parlamento israeliano durante una visita di tre giorni in Medio Oriente, sfruttando il successo diplomatico come una vittoria politica, mentre le complesse trattative con la Federazione Russa rimangono ancora in corso.





