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Musk, lo specchio sociale

L’imprenditore sudafricano Elon Musk è al centro del dibattito pubblico nella penisola per via di alcune dichiarazioni legate, a suo dire, al ruolo non imparziale dei giudici italiani, i quali sono stati accusati di essersi macchiati del crimine di bloccare il trasferimento dei migranti in Albania, sospendendo il giudizio e rimettendolo alla Corte di giustizia europea, in conformità a quanto stabilito dalla legge del paese.

Musk sul palco con Trump durante un comizio in Pennsylvania, il 5 ottobre 2024 (Jim Watson, Afp/Getty)

Il fondatore di Tesla ha anche rimproverato la magistratura di non essere all’altezza del ruolo istituzionale che ricopre, intimando gli organi che la compongono di andare altrove.

 

La diatriba è legata al fatto che Musk da anni si considera un fervente sostenitore della libertà di pensiero, scambiando dispute accese e violente per un confronto necessario, suo modus operandi utilizzato per commentare qualsiasi evento accada sulla superficie terrestre. Per tutelare la libertà di cui si fa garante ha acquistato X, noto social network che è stato protagonista delle elezioni presidenziali statunitensi, poiché utilizzato come mezzo per veicolare l’aggressiva propaganda di Donald Trump, portandolo così a conseguire la vittoria.

 

Il clima verbalmente feroce su X ha costretto molte persone del mondo dello spettacolo, o semplicemente note al pubblico, a lasciare il social, ritenendo il suo proprietario un soggetto che rappresenta una minaccia per la tenuta di uno Stato democratico, non delineando limiti e regole sulla piattaforma, inquinando di conseguenza il confronto e lo stesso materiale di informazione che circola.

 

Si pone poca attenzione alle interferenze estere perché l’Italia accoglie spesso le critiche dall’esterno come se fossero un monito colpevole, anziché un’intromissione finalizzata a destabilizzare un paese che non riesce a dialogare con se stesso, ad andare oltre le differenze sociali e ad essere sfortunatamente unito unicamente durante le partite di calcio, Sanremo e con un animo bellicoso che si manifesta quando sbagliano la ricetta della carbonara tradizionale.

 

L’Italia sta cessando di essere una democrazia perché gli italiani non si vedono, non si sentono una nazione, non si riconoscono nella Storia collettiva che li unisce, ma unicamente nelle dinamiche sociali superficiali. E questo rende il dibattito pubblico sterile, a tratti inutile, poiché una società disillusa, che prende poco sul serio la classe politica, prende a sua volta con leggerezza anche le sue istituzioni, lasciando che un Elon Musk qualunque si pronunci senza argomentare nella sostanza le sue dichiarazioni; facendosi sedurre dallo slogan.

 

Musk ha attaccato apertamente la magistratura italiana perché conscio della sua fragilità, del poco rispetto che il popolo ha nei confronti della legge, cercando di provocare caos intorno alla diatriba legata all’immigrazione irregolare, portando il discorso ad una praticità meramente logica e tralasciando gli aspetti legati alla dignità umana. Le sue parole però fungono da specchio sociale dal momento che trovano riscontro in parte della popolazione e di alcuni politici di dubbia competenza, che appoggiano i giudizi controversi di un imprenditore estero.

 

Per evitare di lasciare al passato la democrazia che l’Italia si è conquistata perdendo la guerra, dunque in modo già paradossale ma giovevole, è necessario riprendere ad ascoltarsi reciprocamente dall’interno, senza rimanere costantemente subordinati a miti consigli di terzi che osservano deragliare socialmente un paese che “è intelligente, ma non si applica”. Le democrazie sane riconoscono le fragilità della collettività; chi non le osserva ne verrà divorato, come da sempre è successo nella Storia.

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