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Lettera aperta all’ideatrice del neocolonialismo israeliano in salsa pugliese

Gentile Signora Orit Lev Marom le scrivo da quasi collega ma principalmente da pugliese.

 

A molti in Italia il suo nome e quello della sua società con sede a Lecce, la Coral 37 dirà poco, ma per noi pugliesi, proprio in questi giorni in cui il Paese intero sciopera per manifestare supporto alla Palestina, ha destato vivissima preoccupazione la notizia secondo la quale la sua società stia esplorando la possibilità di creare colonie israeliane in Salento.

 

Leggo che nella sua intervista sulla Gazzetta del Mezzogiorno, ha voluto gettare acqua sul fuoco su questa boutade, mi permetta di dire, molto poco ponderata. Lei si corregge dicendo che non si tratterebbe di “colonie”, i frutti amari del sionismo che già provocano dolore e morte in Palestina da 77 anni.

 

Lei sostiene di essere stata fraintesa e che la sua iniziativa imprenditoriale fosse solo motivata dall’attrarre investimenti israeliani nell’immobiliare pugliese. Facciamo che le credo. E a tal proposito, le dico grazie! La invito ad andare avanti, con ascolto e senza supponenza. Sono assolutamente convinto che ci sia ampissimo spazio per qualsiasi investitore straniero, a poter giovare dell’accoglienza e della pace, del ritmo lento e dei paesaggi e gastronomia pugliese. Nella mia terra l’ospite è sacro.

 

Vede, lei da israeliana e quindi affine alla cultura ebraica, immagino saprà che anche in Puglia sono esistite in passato importanti comunità ebraiche che hanno lasciato testimonianze storiche incredibili come le comunità di Oria, di Trani, di Manduria con la casa museo di Elisa Springer, scrittrice viennese che, dopo il dramma di Auschwitz, trascorse il resto della sua vita in Puglia. Anche le mura azzurre di Casamassima, il museo ebraico di Lecce e l’incredibile storia di conversione degli ebrei di San Nicandro Garganico nel foggiano, indicano come ogni provincia pugliese sia stata permeata dalla cultura di un popolo millenario.

 

Proprio la Puglia, in particolare Taranto, fu insieme a Roma, la prima città italiana ad ospitare una comunità ebraica; nell’isola antica giacciono in totale abbandono resti di luoghi di culto ebraico, sovrapposti a vestigia di secoli e di genti arrivate da ogni dove e che ha lasciato il loro segno, tra le mura di edifici, sulle lapidi di tombe, nella lingua e nella cultura locale.

 

Ebbene, lei ha una grande opportunità in quanto imprenditrice ed in quanto focalizzata all’attirare investitori israeliani in Italia, e in Puglia in particolare: lei avrà visto i milioni di italiani ed europei nelle piazze, avrà visto le migliaia di bandiere palestinesi appese in ogni comune della Puglia; avrà visto della cittadinanza onoraria a Bari concessa a Francesca Albanese; avrà visto le iniziative del presidente di regione Michele Emiliano che ha denunciato Israele per l'abbordaggio delle navi umanitarie e del sequestro degli attivisti della Flotilla, tra cui diversi pugliesi. Avrà visto come sia precipitato drasticamente il supporto ad Israele da parte di ogni paese europeo: proprio in Italia, già a giugno 2025 solo il 6% giustificava le azioni israeliane su Gaza, in media tra Italia, Francia, Spagna e, addirittura anche in Germania meno del 20% dei rispondenti hanno espresso un giudizio positivo su Israele.

 

Lei da imprenditrice si renderà perfettamente conto di come Israele si sia trasformata in un paria agli occhi della società civile mondiale, termini come “israelise” hanno assunto il significato beffardo di: “nuocere danni ad altri dichiarandosene vittime”. E immagino che avrà carpito come noi europei siamo scioccati da come le responsabilità dei crimini contro l’umanità commessi da Israele non trovino nella società civile israeliana alcuna ferma condanna, ma anzi un terrificante appoggio diffuso.

 

Esiste una seria ed evidente incapacità degli israeliani di vedere come anche i palestinesi siano esseri umani, portatori dei loro stessi diritti inalienabili. D’altronde, quando un proprio ministro, Smotrich, dichiara che “il diritto internazionale non si applica agli ebrei”, perpetrando l’idea diffusa di essere al di sopra della legge, lei, signora Lev Marom, si deve rendere conto che c’è un fortissimo lavoro da fare per migliorare l’appeal di un paese come Israele che, nonostante l’ancora forte sostegno di finanza e poteri forti, vacilla sotto i colpi di efficaci campagne di boicottaggio, di diaspora demografica (mai così tanti israeliani hanno abbandonato Israele come negli ultimi anni), costi economici per continuare a finanziare la macchina bellica, che diventano sempre più onerosi nonostante il supporto americano.

 

L’invito è quello quindi di contribuire a resuscitare, per usare un termine biblico, un lessico di pace, un lessico inclusivo, che possa contribuire a cambiare il sentiment verso Israele. Se davvero ha interesse ad aiutare gli israeliani ad investire in Puglia, la prego di abbandonare il lessico neocoloniale e a riflettere su azioni di product placement che possano produrre esternalità positive e aiutare a combattere anche fenomeni crescenti di antisemitismo. Perché vede, purtroppo esistono leader sionisti universalmente noti, che usano la clava dell’etichettare come “antisemitismo” qualsiasi fenomeno di critica al sionismo.

 

Le do qualche consiglio non richiesto, visto che mi occupo, tra le varie cose, di marketing, real estate e sviluppo rurale: perché non raccogliere una cordata di imprenditori israeliani che possano adottare, e quindi recuperare e rendere fruibili, i resti del quartiere ebraico di Taranto, o del ghetto ebraico di Oria e Manduria? Perché non coordinare un supporto per quegli artisti che nel campo della scrittura, della musica folk, recuperano tradizioni dell’ebraismo pugliese? Se vuole le passo qualche contatto whatsapp! Perchè non provare a collaborare con le associazioni locali che si occupano di promozione della cultura ebraica, cercando di recuperare almeno alcuni dei danni causati dal governo israeliano, all’incolumità stessa degli ebrei nel mondo, con la scusa di volerli proteggere? Il mio è un invito laico a recuperare il lascito storico dell’ebraismo pugliese, perché solo recuperando e tenendo a mente la storia si può provare a evitare di diventare complici delle mostruosità e dei fantasmi del passato.

 

Se proprio non le interessa la cultura ebraica in Puglia quantomeno abbandoni l’idea di esportare il modello dell’occupazione palestinese altrove visto che nessuno, né i palestinesi né gli italiani hanno voglia di colonie men che mai israeliane, sui propri territori.


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