Il Governo italiano si prepara ad assistere in silenzio e senza obiezioni all’“invasione massiccia” della Palestina da parte di Israele
- Davide Inneguale
- 8 mag
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Dopo mesi di assenza, Giorgia Meloni è finalmente riapparsa in Parlamento per rispondere alle interrogazioni durante il question time del 7 maggio. Un ritorno atteso, ma deludente. Alle domande dell’opposizione, soprattutto sul conflitto in Medio Oriente, la Presidente del Consiglio ha scelto ancora una volta la via del silenzio o dell’ambiguità. Nessuna presa di posizione chiara sull’ennesima escalation militare nella Striscia di Gaza. Di fatto, il governo italiano continua a sostenere, con complice passività, la linea di Israele e quella trumpiana sulla questione israelo-palestinese.
Nel frattempo, a Gaza, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato quella che definisce un’“invasione massiccia”. Il piano, approvato all’unanimità dal gabinetto di sicurezza israeliano, prevede l’occupazione a lungo termine della Striscia. Secondo Netanyahu, l’obiettivo è “sconfiggere Hamas” e “liberare gli ostaggi”, ma la realtà appare molto più inquietante: deportazione di massa dei civili Palestinesi verso sud o nei paesi confinanti, istituzione di zone “sterili”, blocco degli aiuti umanitari, e un’espansione territoriale che molti nella destra israeliana non esitano più a definire “occupazione”.
Le dichiarazioni di ministri come Smotrich, che invocano apertamente la conquista definitiva di Gaza e la fine di ogni ambiguità sul ritorno dei coloni, mostrano il vero volto del governo Netanyahu: non più la sicurezza, ma l’annessione. Mentre cresce la pressione militare, anche per forzare Hamas a negoziare alle condizioni di Tel Aviv, cresce anche il bilancio delle vittime civili e il rischio per gli ostaggi ancora detenuti nella Striscia. Un alto funzionario israeliano ha confermato che l’operazione, chiamata “I carri di Gedeone”, inizierà subito dopo la visita di Donald Trump in Medio Oriente, prevista per il 13 maggio. Il legame tra l’intervento militare e le ambizioni strategiche statunitensi è fin troppo chiaro.
E l’Italia? Il governo Meloni tace. O peggio: evita di disturbare l’alleato israeliano, accodandosi alla retorica dell’“equilibrio” mentre l’equilibrio sul campo è rotto da tempo. Con oltre 52mila morti nella Striscia, la maggior parte civili, l’Italia avrebbe il dovere politico e morale di alzare la voce contro una strategia che ha già superato i limiti del diritto internazionale già da diverso tempo. Invece si limita a osservare, rifiutando di condannare apertamente l’occupazione e le deportazioni. E mentre i familiari degli ostaggi protestano a Gerusalemme denunciando l’abbandono dei propri cari, Meloni e il suo governo si mostrano più preoccupati di non urtare gli equilibri geopolitici che di difendere la dignità umana e il diritto dei popoli all’autodeterminazione.
Insomma, un’Italia che tace e decide di ignorare le responsabilità anche passive sul massacro del popolo Palestinese, mentre i suoi alleati (Usa e Israele) si sporcano le mani col sangue degli innocenti.
