E1: l’ultimo coperchio della grande cisterna di menzogne
- Ilenia D’Alessandro

- 22 ago
- Tempo di lettura: 2 min
Applausi! Israele ha finalmente coronato il suo sogno: il 20 agosto 2025 ha approvato il progetto E1. Non è una colonia qualsiasi: è la pala meccanica che sotterra la famosa e ridicola “soluzione a due Stati”. Tre mila e rotti di appartamenti non per vivere ma per colonizzare e soffocare. Non serve a ospitare famiglie ma a cancellare un popolo.
La sequenza è grottesca. Nel 1995 Rabin aveva già allargato Maʿale Adumim. Nel 2004 costruirono strade “innocue”. Nel 2012, quando la Palestina osò ottenere un riconoscimento ONU, Israele rispose: “Ah sì? Beccatevi 3.000 nuove case a E1”. Diplomazia edilizia. Poi Netanyahu nel 2020 sbandierò i piani ufficiali. E ora, dopo anni di finti rinvii, Smotrich ha messo il timbro definitivo, dichiarando con orgoglio che questo “segna la fine della soluzione a due Stati”. Finalmente sinceri e spavaldi: per una volta non recitano la favoletta del “negoziamo domani” a cui poi, ormai, non crederebbe più nessuno.

Il risultato? La Cisgiordania spaccata in due, Gerusalemme Est trasformata in un’isola assediata (perché si, Gerusalemme EST è palestinese). Praticamente un manuale di “come cancellare un popolo con il righello”. Vi ricorda qualcosa?
Ma attenzione: E1 è solo la ciliegina. Nel 2023 hanno “legalizzato” nove avamposti illegali. Nel 2024 hanno approvato quasi 30.000 unità complessive. Nel 2025 hanno corso come forsennati: oltre 10.000 unità nei primi tre mesi, 13 nuovi insediamenti a marzo, 22 a maggio. È la produzione industriale dell’occupazione.
E cosa fa la comunità internazionale? Condanne vocali e preoccupazione. In pratica: Israele costruisce muri e colonie, l’Europa costruisce comunicati stampa con i guanti bianchi. Uno scambio equo, no?
La beffa linguistica è geniale: parlano di “legalizzazione”. Ma come può un occupante criminale rendere legale ciò che è già illegale? È come se un ladro entrasse in casa tua, firmasse da solo un foglio e dicesse: “Adesso questo divano è mio. Ma stai tranquillo, è tutto legale.”
E1, ci dicono, è solo urbanistica. Certo. Come dire che l’apartheid era solo urbanistica in Sudafrica: due strade per i bianchi, due strade per i neri.

Il 20 agosto 2025 entra nei libri di storia come il giorno in cui Israele ha scoperchiato la sua cisterna di menzogne e crimini. Non più il ballo ipocrita delle “trattative di pace” ma la dichiarazione ufficiale: due Stati non ci saranno mai e ce ne vantiamo pure.
Ormai, però, conosciamo la lezione: i muri cadono, il cemento crepa. Israele può costruire villette ma non potrà mai costruire l’oblio. Ogni pietra di E1 non è la fine della storia della Palestina, è solo l’ennesimo promemoria della sua occupazione criminale. E più Israele vuole cancellare il popolo palestinese più tutti e tutte noi diventiamo palestinesi.
Quindi grazie, Israele: con E1 ci avete fatto un favore e avete tolto l’ultima maschera. Ora il mondo non potrà più fingere di non vedere che la “soluzione dei due Stati” è irrealizzabile. Semmai avesse avuto un senso, avete fugato ogni dubbio sulla sua fattibilità. Ma la lotta non finisce qui. Finirà soltanto quando la Palestina sarà finalmente libera, egualitaria e unita.
Dal fiume al mare.





