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Dall'affondo di Schlein al governo Meloni nasca una promessa politica concreta

Aggiornamento: 22 ott

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, sabato scorso, al congresso del Partito Socialista europeo ad Amsterdam, ha rifilato un attacco durissimo al governo Meloni, parlando di tagli al sistema sanitario, all’istruzione pubblica e del tentativo di bloccare “la proposta di salario minimo”. Ma, in particolare, ha accusato il governo di alimentare, con la propaganda, un clima d’odio, di divisione e polarizzazione. E, infatti, dopo aver espresso la sua solidarietà a Sigfrido Ranucci, “uno dei più importanti giornalisti d’inchiesta del nostro Paese”, vittima di un terribile attentato, la leader d’opposizione ha dichiarato: “la democrazia è a rischio, la libertà di parola è a rischio quando l'estrema destra è al governo".

Francesco Pierantoni, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Francesco Pierantoni, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

La reazione stizzita della premier Meloni non si è fatta attendere e, con il suo solito vittimismo e il suo assurdo e arbitrario autoidentificarsi con la Nazione, dai social ha tuonato: “Siamo al puro delirio. Vergogna, Elly Schlein, che vai in giro per il mondo a diffondere falsità e gettare ombre inaccettabili sulla Nazione.” Lo stesso ministro della difesa Guido Crosetto ha parlato di “calunnia e danno gravissimo allo Stato”. Al punto da far sospettare a Roberto Ciccarelli, sul Manifesto, “che il governo stia preparando una denuncia contro un partito di opposizione.”


A fare da megafono alle parole della premier, non sono stati solo i quotidiani di destra. Se Libero ha titolato: “Manicomio Pd, ai progressisti servirebbe uno bravo” e Secolo d’Italia: “D(elly)rio”, dal lato progressista si è parlato addirittura di editto di Amsterdam e altri hanno sottolineato che, tra i querelanti di Ranucci, che ora si stracciano le vesti, oltre ai politici di destra, vanno ricordati anche quelli di centro-sinistra.

 

È indubbio che il potere sia sempre stato allergico alle critiche dei giornalisti. Ma il modo in cui la stampa (e non solo) viene delegittimata da questo governo e il clima d’odio che esso diffonde non ha paragoni. La stessa idea malsana che ogni critica alle politiche dell’esecutivo equivalga a gettare discredito sull’Italia intera, per cui chi le muove viene trasformato in un nemico da combattere e umiliare, ne è un sintomo. Inoltre, non solo la maggioranza che ci governa non sembra possedere gli strumenti adatti a una buona dose di autocritica, ma usa ogni mezzo per incolpare gli altri dei suoi errori. Finanche attribuire, con parole tra l'altro che trasudano disprezzo, discredito e vendetta, il diffondersi di questo clima d’odio alle opposizioni, ai sindacati, agli antifascisti, agli italiani e alle italiane che manifestano. L’immagine che più rappresenta il metodo di questo governo è quella del video fatto circolare da Trump, in cui, con tanto di corona in testa, alla guida di un jet, scarica chili di merda sui manifestanti che, in tutta l’America, protestano contro di lui al grido di No Kings.

 

Ma sono proprio queste proteste la reazione più autentica al clima d'odio alimentato da chi ci governa. Non solo negli Stati Uniti. Anche in Italia.


Infatti, oltre all'astensionismo crescente, resosi ancora più evidente durante le ultime regionali, malgrado le destre abbiano festeggiato la vittoria dei loro candidati con i voti di quei pochissimi che si sono presentati alle urne, in tutte le piazze italiane si sono riversate migliaia di cittadine e cittadini, tra cui chi ha solidarizzato con Ranucci. Questi movimenti di popolo mostrano di non essere più disposti alla delegittimazione e all'umiliazione e che, tra gli astensionisti, non c'è solo chi è indifferente alla politica, ma anche chi è capace di sprigionare una riserva di energia civile. “Una rivolta umanitaria – ha scritto Nadia Urbinati – che ha probabilmente convogliato insoddisfazioni sociali e disagio politico” e “ha mostrato quanto potenti siano in una società democratica la trasmissione delle idee e la loro condivisione nello spazio pubblico.” (Domani, 7.10.25).


La destra si è dimostrata non essere all’altezza di contenere, gestire, accogliere e ascoltare le istanze di giustizia di cui questi movimenti popolari si fanno portatori. L’unica cosa che è stata capace di fare è salire sullo stesso aereo di Trump e gettare su di essi parole d’odio, offese, disprezzo e manganellate. Ottenendo in cambio solo sdegno, rabbia e disordine.

 

Non spetta di certo a questi movimenti dare soluzioni. Biechi sono coloro che vogliono far credere questo e perciò li sminuiscono, li definiscono inutili, persino criminali. Il compito di dare soluzioni è una responsabilità della politica, di leader autenticamente democratici. C’è da chiedersi se però, dall'altra parte, l’opposizione sia all’altezza del compito. Se, oltre a simpatizzare con le aspirazioni e le denunce, sappia tradurle in azioni politiche.


Affinché il grido ad Amsterdam di Schlein non cada nel vuoto e resti pura retorica, è necessario che l’opposizione si impegni a tessere insieme quelle aspirazioni e quelle denunce per convogliarle verso una promessa politica che porti i cittadini al voto. “Questo è il momento per l’opposizione – conclude Nadia Urbinati – di articolare la promessa politica di un programma di ‘riforma radicale’ di governo, realistico e coraggioso” per “riconquistare la fiducia in una credibile alternativa, dare consistenza a una promessa di giustizia ai milioni che hanno indicato di voler tornare ad avere fiducia nel discorso della politica, stanchi di non avere potere di ascolto e di influenza.”

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