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Serve ancora il BDS?

Lo stato attuale

 

Analogamente al regime di apartheid in Sudafrica fino al 1994, l’ideologia sionista, israeliana del giorno d’oggi impone la segregazione razziale con discriminazione sistematica, violenza e repressione dei cittadini palestinesi, ma in questo caso con la precisa e dichiarata intenzione di fare ‘pulizia etnica’ e dunque totale annessione della Palestina, come parte del progetto sionista di un ‘Grande Israele’.

 

Gli Stati UE e governi Occidentali, Italia compresa, protestano molto poco, anzi, continuano a fornire armi allo Stato sionista rendendosi complici del genocidio in atto, sia per legami storici, per paura di essere bollati come antisemita, sia per interessi economici (oltre al petrolio sottostante il territorio fertile palestinese). Ma le associazioni per i diritti umani e comitati di base si stanno attivano in ogni dove.

 

Infatti, il movimento Internazionale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) nasce in Sudafrica nel 2001, basato sulle strategie pacifiche che furono adottate dall’ONU, varie ONG internazionali, partiti e movimenti popolari per fare pressione contro il regime di apartheid. Allo stesso modo, l’intenzione del BDS è di costringere Israele a cambiare la sua politica (di apartheid) e rispettare le norme del Diritto internazionale nei confronti del popolo palestinese.

 

Gli obiettivi fondamentali includono:

  • Fine dell’occupazione illegale: ritiro dei coloni dai territori occupati;

  • Fine dell’apartheid contro i cittadini palestinesi residenti in Israele;

  • Diritto per i palestinesi rifugiati di ritornare nelle loro proprietà.

Kate Ausburn, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Kate Ausburn, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Chi sostiene il BDS

 

Tra gli altri, la Turchia ha chiesto un embargo militare su Israele; la Spagna ha riconosciuto lo Stato palestinese e chiede un embargo da parte degli Stati membri dell’UE; il Sudafrica sostiene con determinazione le richieste del BDS oltre a diverse città e organizzazioni sparse per il mondo che hanno tagliato ogni rapporto economico e culturale con Israele.

 

Il Brics, l’organizzazione di sostegno ai Paesi emergenti e non allineati con l’Occidente, chiede un cessate il fuoco immediato, permanente e incondizionato, e il completo ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza e da tutte le altre parti.

 

In Italia

 

Il 30 maggio scorso la Puglia ha interrotto i rapporti con Israele per violazione dei diritti umani a Gaza, invitando "tutti i dirigenti e dipendenti della Regione, delle sue Agenzie e delle società partecipate a interrompere ogni rapporto di qualunque natura con i rappresentanti istituzionali del suddetto governo …”

 

L’Emilia-Romagna ha sospeso rapporti istituzionali con il governo di Tel Aviv e la Toscana sta preparando una legge di iniziativa regionale (che deve essere sostenuta da almeno cinque Regioni) da presentare in parlamento, per chiedere al governo di riconoscere lo Stato della Palestina.

 

A Napoli lo scorso 2 luglio il Consiglio Comunale ha approvato la mozione che chiedeva l’interruzione di ogni forma di collaborazione con enti e istituzioni israeliane legate all’attuale governo di Tel Aviv; tre comuni grossi: Torino, Firenze e Cosenza, hanno riconosciuto lo Stato di Palestina e molti comuni più piccoli stanno seguendo, trovando anche modi concreti di mettere in atto boicottaggio e disinvestimento.

 

Un’importante iniziativa di boicottaggio istituzionale adottata da un ente locale è quella della Giunta comunale di Sesto Fiorentino, che l’11 luglio scorso, ha deciso di sospendere ogni acquisto di prodotti farmaceutici e cosmetici provenienti da aziende israeliane per le farmacie comunali. Si tratta di un segnale forte e concreto contro la complicità con la politica dello Stato di Israele.

 

Dunque: quali sono le aziende che lucrano sul genocidio?

 

La relatrice speciale dell’ONU per Gaza e Cisgiordania, Francesca Albanese, nel suo ultimo rapporto, ha pubblicato i nomi di 40 delle più grosse aziende che investono e commerciano con Israele. La sua denuncia coraggiosa serve perché il pubblico, le aziende e le istituzioni sappiano chi sono e cosa fanno le aziende con cui hanno a che fare tutti i giorni.

 

Benissimo, ma io cosa posso fare?


Le azioni utili e fattibili da parte di cittadini sono innumerevoli, basta un po' di determinazione e creatività:

 

Trovare un canale o chat per essere informati sulle ultime vicende del movimento di protesta e di solidarietà, come della nave Handala della Freedom Flotilla che è salpata da Siracusa con destinazione Gaza domenica 13 scorso.

 

Unirsi a un gruppo o comitato locale Pro Palestina per promuovere iniziative per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla questione.

 

Evitare l’acquisto di prodotti israeliani non è così difficile al giorno d'oggi, si può verificare la provenienza dei prodotti al supermercato con una semplice applicazione, No Thanks. Si controlla il codice a barre del pacchetto con il cellulare e avremo la risposta subito sullo schermo del telefono.

 

Quando sappiamo di eventi culturali o sportivi che promuovono la normalizzazione della politica di apartheid e dell’occupazione, appunto con l’obbiettivo di incoraggiare l’apatia e la rassegnazione nei confronti di questa colossale ingiustizia, avvertiamo i nostri contatti sui social chiedendo loro di evitare tali occasioni.

 

Volantinaggi, raccolte di firme, lettere aperte e presidi sono state e sono tutt’ora necessari per fare pressione sulle aziende, come per esempio la Coop, di ascoltare i propri consumatori e togliere i prodotti israeliani dagli scaffali in vendita.

 

Ogni evento di ordine conoscitivo come dibattito o tavola rotonda con relatori autorevoli a stimolare la discussione avrà il pieno di partecipanti e sarà l’occasione ideale per far conoscere le prossime iniziative in programma, mostre, proiezioni o manifestazioni.

 

Più rumore viene fatto, più difficile diventa per il governo continuare a sostenere il governo israeliano, economicamente e militarmente, e più difficile diventa usare l’accusa, ormai logorata: ma allora siete antisemiti! 

 

Il boicottaggio e eventuali sanzioni sono contro il governo Netanyahu e la politica di apartheid, ma non contro il popolo ebreo israeliano, come ha tenuto a precisare il governatore pugliese, Michele Emiliano.

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