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Ombre nere sull’Europa

Le recenti elezioni rumene hanno confermato quell’effetto boomerang temuto: annullare la precedente tornata elettorale per presunte ingerenze russe nel processo democratico, ed espellendo il candidato di estrema destra antisistema Georgescu (nel frattempo messo in arresto), non solo non hanno scoraggiato parte dell’elettorato rumeno a votare per lo stesso partito, ma ne hanno anche aumentato i consensi. Il risultato è che al secondo turno le chance che il candidato europeista ed ex sindaco della capitale rumena riporti le elezioni nazionali sono quasi nulle.

 

È lecito temere che questo possa essere quello che succederebbe in Germania se il partito neonazista (a giudizio dell’autorità nazionale tedesca a difesa della Costituzione) AFD venisse bandito dal panorama politico tedesco. Ogni “martirizzazione” dei partiti estremi e populisti, da quelli antisistema a quelli che sono nel sistema governando paesi (vedasi i casi di Italia, e Ungheria), gli fa guadagnare consensi.

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Brandmauer_statt_Brandstifter_protest_Berlin_2025-01-29_96.jpg
Leonhard Lenz, CC0, via Wikimedia Commons

Fa riflettere come l’Europa resti, per ora, il posto migliore del mondo in cui vivere, secondo le stesse parole di Von der Leyen al suo discorso del 9 maggio sulla festa dell’Europa. È il posto in cui i cittadini possono esprimersi democraticamente, mangiando il cibo più sicuro e respirando l’aria migliore. Eppure, gli anticorpi dai vari virus antisistema continuano ad indebolirsi. Perché mai in paesi come la Romania (e l’Ungheria), che devono tutto del loro recente sviluppo alla UE, e che se non ne facessero parte sarebbero periferie dell’impero post-sovietico russo, vi sono movimenti politici euroscettici così forti ed in ascesa? E perché l’onda nera euroscettica, dalla periferia europea sta intaccando ora la Germania, locomotiva del continente, dopo aver già accresciuto i suoi consensi in Francia ed Italia?

 

Le cause sono molteplici e complesse ma probabilmente tra le principali figura sicuramente il disegno eterodiretto di disfacimento del quadro politico europeo, che ha come sicari principali la Russia, nemico storico ed è minaccia esiziale dell’integrazione europea, a cui recentemente si sono aggiunti gli Stati Uniti, Israele e la Cina, tutte potenze che hanno moltissimo da guadagnare nel fallimento della politica comune UE.

 

A dare manforte alle ingerenze straniere c’è anche l’incoerenza interna europea ed i limiti del capitalismo predatorio contemporaneo, che se non ha causato, quantomeno non ha posto alcun freno all’impoverimento della classe media, al depauperamento dell’istruzione pubblica e alla privatizzazione dei sistemi sanitari. I cittadini europei pur vivendo in uno dei periodi più floridi della loro storia, pur circondati da macerie, naufragi e disastri ambientali, sono sempre più spinti al nichilismo ed a visioni divisive sul come cavalcare il tumultuoso presente. Con il paradosso che i partiti cosiddetti “patriottici” altro non fanno che distruggere la casa comune in cui noi europei viviamo.

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