Milano, manganelli e fumogeni: tensione altissima al corteo contro il Remigration Summit
- Davide Inneguale
- 19 mag
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Sabato 17 maggio Milano si è ritrovata a fare i conti, ancora una volta, con un’escalation di tensione in piazza. Durante il corteo contro il Remigration Summit, il raduno della destra europea tenutosi in mattinata a Gallarate, si sono verificati scontri violenti tra manifestanti e forze dell’ordine. Un pomeriggio segnato da manganellate, lanci di fumogeni e idranti: la fotografia di una frattura che si fa ogni giorno più profonda.

Il corteo, partito da Piazza Cairoli, ha visto la partecipazione di alcune centinaia di persone, tra cui attivisti dei centri sociali e manifestanti provenienti anche dall’estero. In testa, uno striscione nero con la scritta “Make Europe antifa again”, accompagnato dallo slogan “siamo tutti antifascisti”. Il messaggio era chiaro: rifiutare con forza una visione dell’Europa fondata sull’esclusione e sulla retorica del “ritorno a casa” per i migranti.
La tensione è esplosa già nei primi minuti, all’altezza di via Carducci, quando il blocco di testa si è fermato per indossare caschi e lanciare i primi fumogeni. A quel punto il corteo ha deviato su via Leopardi e poi via Boccaccio, dove si è arrivati allo scontro diretto con le forze dell’ordine. Molte sono le immagini che mostrano manifestanti caricati, colpiti con manganelli, e poi respinti con l’uso degli idranti. Una risposta dura, sproporzionata, che solleva interrogativi sempre più urgenti sul modo in cui viene gestito il dissenso nelle piazze italiane.
Non si tratta di un episodio isolato. Negli ultimi mesi, ogni manifestazione che esce dai binari dell’ufficialità viene trattata come una minaccia da contenere con la forza, e questo non può non preoccupare. In questo caso, accanto al presidio promosso da oltre 70 realtà associative e partiti del centrosinistra, Pd, +Europa, Italia Viva, M5S, Sinistra Italiana, Anpi, Arci, Cgil, il corteo più radicale ha voluto portare un’altra voce, più netta, più visibile. E quella voce è stata repressa.
È inaccettabile che chi protesta contro una visione autoritaria e discriminatoria dell’Europa venga trattato come un nemico interno. Il diritto a manifestare è un pilastro democratico, non un privilegio da concedere o negare a seconda del colore politico. L’uso dei manganelli e degli idranti contro giovani manifestanti, alcuni dei quali senza alcuna protezione, dovrebbe far riflettere molto più a fondo sulle derive che stiamo attraversando.
Milano ha vissuto una giornata amara, l’ennesima. A conferma che il confronto civile viene troppo spesso soffocato nella tensione e nella paura, a discapito della fiducia nelle forze dell’ordine.