Macron: come si cambia (coalizione) per non morire
- Elio Litti

- 9 set
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Il premier Bayrou riceve il voto di sfiducia dall’assemblea nazionale francese. Un risultato che non giunge inaspettato, sia per suicidio politico dello stesso ormai ex premier (il quale ha chiesto egli stesso il voto di fiducia su una proposta di riforma lacrime e sangue da 44 miliardi di tagli alla spesa pubblica), sia poiché frutto dello scippo democratico che si trascina dal 2024.
Dopo la vittoria della coalizione di centrosinistra francese arrivata prima con 188 seggi alle elezioni nazionali del luglio 2024, il presidente Macron, il cui partito venne sconfitto, perdendo 76 seggi ed arrivando secondo in quella tornata elettorale, ha messo in piedi vari tentativi di governo di centro-destra, collezionando il record storico per la Francia, di 4 primi ministri dimissionari in meno di un anno.
Bayrou, il secondo premier più anziano di Francia e macroniano della prima ora, venne nominato per governare una coalizione di minoranza composta da les Republicans e Renaissance, il partito di Macron.
La sfiducia a Bayrou avviene su proposte quali l’abolizione di 2 giornate feriali, tagli al debito pubblico con l’obiettivo di portarlo al 4.6% del pil nel 2026, contro il 5.8% del 2024, il congelamento della spesa pubblica tra cui sanità ed enti locali.
Vista dall’Italia la sensazione è che le parti si siano invertite, con una tempesta finanziaria sui cugini d’oltralpe che ricorda molto la fine dell’ultimo governo Berlusconi.
La differenza è che allora Berlusconi godeva di maggioranza parlamentare e, per salvare il belpaese dalle rapaci attenzioni dei poteri forti, si spinse a cercare la figura istituzionale che capeggiò una Grande Coalizione. In Francia finora questo modello è sempre stato tabu. Con Macron che teoricamente orbiterebbe nel centro-sinistra, ma che non ha mai proposto un Premier frutto dei risultati elettorali nazionali, e che anzi ha stigmatizzato la sinistra francese accusandola di qualunque cosa, tra cui antisemitismo e sentimenti antifrancesi.
Chissà se per salvare gli ultimi due anni della sua presidenza, la Francia non viri à gauche abbattendo l’ultimo tabù.






