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Le fragili conquiste delle donne

Mi capita spesso di osservare le mie figlie, come si vestono, come si esprimono, come si divertono, che cosa desiderano nel loro futuro… e di sorridere pensando alla mia nonna paterna (classe 1924): nel giro di qualche decennio, l’universo femminile è cambiato completamente, non credo che la bisnonna approverebbe gli shorts, il linguaggio colorito, le uscite notturne e le amicizie maschili delle sue bisnipoti!

 

Approverebbe però la loro volontà di affermare se stesse, indipendentemente dal matrimonio e dalla maternità, il loro desiderio di farsi strada facendo leva sui propri talenti, la possibilità che le ragazze di oggi hanno, prime nella Storia, di essere pienamente se stesse.

Eppure, è importante dirlo: le conquiste delle donne, anche nel mondo occidentale, sono recenti e perciò fragili, vanno protette, a fronte di una tradizione misogina che parte da molto lontano. Ricordo solo che i miti fondativi della nostra cultura attribuiscono alla donna la responsabilità del Male: Pandora nella mitologia greca ed Eva nella tradizione giudaico-cristiana hanno determinato una svolta nella storia dell’umanità, provocando la diffusione del dolore, la cacciata dal Paradiso terrestre.

 

Come docente (oltre che che come madre), cerco sempre di mettere in guardia le mie ragazze su questo: la libertà di cui godono è fragile, va difesa, le conquiste femminili vanno consolidate.

 

Per questo, tra i libri che consiglio nelle classi, scelgo opere che mettano in luce due elementi: il primo è che, fino agli anni ‘70, le donne non erano affatto libere, neppure in Occidente, il secondo, che nelle culture tradizionali di tutto il mondo le donne sono state (e spesso sono) vittime di violenza, fisica e/o psicologica.

Loredana Lipperini
Loredana Lipperini

Rispetto al primo elemento, il grande classico che suggerisco è Dalla parte delle bambine, di Elena Gianini Belotti, del 1973: come si legge nella Premessa, Il libro nasce dall’osservazione diretta del bambino dalla nascita in poi e analizza il comportamento degli adulti nei suoi riguardi, … le aspettative di cui si carica il fatto che appartenga a un sesso piuttosto che è a un altro, gli sforzi che fa per adeguarsi a queste richieste e aspettative, le gratificazioni e i rifiuti che riceve a seconda che vi aderisca o meno. La tematica è attualissima, se si pensa non solo al dibattito sull’educazione di genere, ma anche al fatto che, nel 2007, Loredana Lipperini, ha pubblicato un saggio dal titolo Ancora dalla parte delle bambine, che racconta … i risultati di una lunga immersione nel mondo dell’immaginario popolare … racconta quello che le bambine guardano, comprano, leggono, vengono indotte a sognare. La re-genderization, il ritorno ai generi, è già in atto, dalla metà degli anni novanta, nella produzione e diffusione di giocattoli, programmi televisivi, libri, film, cartoni.


Talvolta, consiglio la lettura de L’evento, di Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura nel 2022: un pugno nello stomaco, il crudo racconto di un aborto vissuto in solitudine, senza cure adeguate, nella Francia degli anni ‘60. Mi sembra importante far comprendere ai ragazzi che essere a favore di leggi che tutelino le donne che decidono di abortire non significa necessariamente promuovere l’aborto da un punto di vista morale: storicamente, tale pratica è sempre esistita e leggi come la 194 del 1978 servono a tutelare la salute, fisica e psicologica, di fronte a una scelta non semplice e che deve, necessariamente, essere personale, pena la perdita di controllo delle donne su se stesse, sul proprio corpo.

Annie Ernaux
Annie Ernaux - Frankie Fouganthin, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Quanto al secondo elemento, le possibilità sono numerose… restringere il campo è difficile!

 

Di solito, consiglio un fumetto storico-autobiografico scritto dall’iraniana Marjane Satrapi, Persepolis, e Finché non saremo liberi, di Shirin Ebadi, pure iraniana, premio Nobel per la pace nel 2003, attualmente esule a Londra. Trovo la realtà dell’Iran particolarmente interessante, non solo perché in primo piano nelle cronache, ma anche perché lì, prima della Rivoluzione Islamica, le donne potevano studiare e rivestire ruoli socialmente rilevanti. Mi sembra che anche questo vada detto: non è la religione musulmana in sé a essere oscurantista e misogina; ritengo importante sottrarre la visione della cultura islamica ai luoghi comuni da cui veniamo continuamente bombardati.

 

Il romanzo Sorella del mio cuore, di Chitra Banerjee Divakaruni, è ambientato nell’India degli anni Ottanta: diverso contesto culturale, stessi meccanismi di controllo delle donne, delle loro scelte, come dei loro corpi.

 

Chiuderei con il romanzo Venivamo tutte per mare, di Julie Otsuka, che ci parla di spose giapponesi. … eravamo preparate, e sicure che saremmo diventate brave mogli. Sapevamo cucinare e cucire. Sapevamo servire il tè, disporre i fiori e rimanere sedute per ore sui nostri piedi piatti e larghi, senza dire assolutamente nulla di significativo. “Una ragazza deve mimetizzarsi dentro la stanza: deve essere presente senza rivelare la propria esistenza”.

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