Il patriarcato applaude quando il soffitto si rompe… ma il palazzo resta in piedi
- Ilenia D’Alessandro

- 31 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Quando una donna diventa premier per la prima volta nella storia di un Paese, ci piace pensare che sia un trionfo del progresso. Finalmente, diciamo. Finalmente una donna al comando! Poi però guardiamo meglio e scopriamo che, molto spesso, la “prima donna” è una leader conservatrice. E allora il dubbio sorge spontaneo: forse il patriarcato non teme tutte le donne allo stesso modo.
L’ultimo caso è quello di Sanae Takaichi, diventata la prima donna premier del Giappone. Una storica conquista, certo, ma accompagnata da un dettaglio interessante: Takaichi non è esattamente il volto della rivoluzione femminista. È una conservatrice dura e pura, perfettamente compatibile con gli ingranaggi del sistema che l’ha accolta. Insomma: il soffitto di cristallo si spacca, ma la struttura rimane salda.

Non è un caso isolato. Basta ricordare Margaret Thatcher, che del patriarcato occidentale è stata addirittura mascotte onoraria, o Giorgia Meloni, che ha fatto saltare il banco della “prima donna premier italiana” restando però impeccabilmente allineata ai valori più classici del conservatorismo: Dio, patria e famiglia tradizionale.
È curioso: quando una donna di sinistra prova a scalare il potere, il soffitto si trasforma in un bunker. Perché? Perché non vuole solo salire al piano superiore: vuole ristrutturare l’intero edificio. È il caso, per esempio, di Michelle Bachelet in Cile, una vera eccezione nel panorama globale. Per il patriarcato, queste donne sono il problema vero: non entrano nella stanza dei bottoni per spolverarla, ma per riprogettarla da capo.
Il punto è semplice: il patriarcato non ha colore. Può essere nero, rosso, verde e, a volte, anche arcobaleno. L’importante è che continui a funzionare. E quando arriva una donna che non ne mette in discussione i presupposti, anzi li conferma, il sistema può perfino permettersi di sembrare progressista. “Guardate come siamo moderni: adesso tra noi abbiamo anche una donna!”
Ciò che spaventa davvero chi detiene il potere, da destra a sinistra, non è dunque una donna al comando. Ma una donna che vuole riscrivere le regole del comando.
E allora sì, celebriamo pure le prime donne premier. Ma domandiamoci ogni volta: hanno rotto il soffitto o hanno semplicemente trovato la chiave giusta per entrarci?
Perché il patriarcato applaude solo se il palazzo del potere rimane intatto, pur avendo qualche crepa sul soffitto.





