Oggi l’argomento che tratteremo qui nella Bottega delle Filosofie è ancora una volta legato alle elezioni Europee, infatti stiamo cercando di analizzare quelli che sono i punti principali dei vari programmi proposti per rendere i nostri lettori il più consapevoli possibili. Oggi tocca al Partito Democratico di Elly Schlein, il cui slogan è: L’Europa che vogliamo.
Questo è un partito europeista inserito in Socialisti e Democratici, che possiamo collocare nel centro sinistra e che propende per un’Europa federale, con un parlamento più forte e nuovi strumenti di partecipazione democratica, anche in questo caso si vorrebbe eliminare il diritto di veto e rafforzare il bilancio europeo.
Ma cosa si intende per Europa federale? L’assetto attuale dell’Unione Europea è quello di una organizzazione internazionale basata su un sistema ibrido, metà confederale e metà federale, il che significa che gli Stati, attraverso di essa, collaborano tra loro nel raggiungimento di scopi comuni, ma innegabilmente ci sono degli ostacoli e degli attriti nel suo funzionamento. Rendere l’UE federale vorrebbe dire superare l’attuale assetto e costituire un organismo sovranazionale più forte e compatto, completo da un punto di vista strutturale e soprattutto molto più pronto ad affrontare le sfide della contemporaneità; lo scopo è quello di creare un corpo normativo e amministrativo in cui tutti i Paesi collaborino in modo omogeneo e egualitario per ottenere un mondo pacifico e progredito sotto ogni aspetto.
Un’organizzazione federale dovrebbe essere anche molto orientata verso un mondo ecosostenibile, infatti il PD vorrebbe contrastare il negazionismo in tale ambito e investire nell’innovazione, nella ricerca, nelle competenze e in una economia green. Si parla di costruire strumenti per la decarbonizzazione del sistema energetico e di creare un’agenzia europea per la manutenzione e la cura del territorio. Nel programma di questo partito non si lasciano di certo in disparte gli agricoltori, che si vorrebbero spingere verso metodi sostenibili di coltivazione, si parla persino di garantire il benessere degli animali e di contrastare il dissesto idrogeologico.
In materia di sicurezza si vorrebbe trovare un equilibrio tra un’ideologia pacifista e la necessità di investire in una difesa comune europea. È reso chiaro che la pace sia qualcosa da monitorare e mediare, e il programma propone di farlo attraverso l’istituzione di corpi di pace. Si parla anche del conflitto in Medio Oriente chiedendo il cessate il fuoco a Gaza, condannando sia Hamas che Netanyahu e volendo il riconoscimento dello Stato di Palestina, in base al concetto di “due popoli, due Stati”. Non si danno giudizi in merito all’invio di armi a Israele, ma si vorrebbe continuare a sostenere, in tal senso, l’Ucraina nel suo conflitto contro la Russia.
Anche sul tema dell’immigrazione le idee sembrano essere particolarmente chiare. La Schlein vorrebbe la creazione di vie di ingresso legali e sicure in tutti i Paesi dell’Unione, così come corridoi umanitari per chi fugge da situazioni di guerra e crisi. Considerati i crimini contro i diritti umani derivati da accordi bilaterali con i Paesi terzi di transito, si ci dichiara contrari a queste strategie risolutive, che porterebbero vantaggio solo ai regimi autoritari sottoscriventi. Inoltre si garantisce la costituzione di missioni di salvataggio nel Mediterraneo.
Per quanto riguarda i diritti civili l’attenzione è verso un po’ tutti i problemi dell’era moderna. Si vorrebbe creare un’Europa femminista attraverso la parità salariale e il congedo paritario di 5 mesi, ovviamente retribuito. Considerati il boom dei casi di stupro di cui il notiziario parla quasi costantemente, si dedica attenzione alla definizione del concetto di consenso in modo da rendere chiare le basi principi per cui parlare di reato. Anche il diritto di aborto in questo caso viene espressamente tutelato, tanto da volerlo inserire nella carta fondamentale dei diritti UE; qui nessuna disparità tra famiglie, vanno tutte sostenute e riconosciute, anche quelle omogenitoriali e monogenitoriali. Verrebbe da commentare che finalmente qualcuno ha avuto occhio critico per quelle che sono le realtà e i bisogni sociali di oggi. Infine si propone il rilancio dell’edilizia popolare e il contrasto della marginalizzazione delle persone affette da disabilità, ma la strategia di attuazione, in questo caso, non è del tutto chiara.
Ultimo complesso di proposte da porre in analisi sono quelle sul lavoro. L’attenzione qui è rivolta soprattutto al lavoro povero, infatti si parla di abolire gli stage gratuiti in tutta l’Europa, di stabilire un salario minimo attraverso direttive europee e della costituzione di una commissione volta a tale scopo; inoltre si vorrebbe sperimentare la così detta settimana corta a parità salariale, di cui si parla già da un po’. Anche ai giovani viene prestata attenzione facendo riferimento al progetto Garanzia Giovani che, per chi non ne fosse a conoscenza, non è qualcosa di nuovo, anzi; l’unico problema è che dalla sua applicazione sono derivati più problemi che soluzioni, infatti molte aziende lo hanno usato come espediente per assunzioni sottopagate. Anche il PD vorrebbe investire nei programmi Erasmus e far riconoscere i vari titoli di studio nei Paesi dell’Unione.
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