Attenzione: la donna, madre e cristiana si è schierata. Sì, ancora una volta dalla parte sbagliata
- Ilenia D’Alessandro

- 26 set
- Tempo di lettura: 3 min
Giorgia Meloni, davvero, non ce la può fare. C’è sempre quella sorta di imbarazzo lascivo nei suoi occhi, che a volte sembra indecifrabile. I tacchi, aveva detto una volta, quando le facevano male. E ora, di grazia, cosa le duole, signor(a) presidente? La coerenza? Il sovranismo? O forse semplicemente che è arrivata al capolinea in cui deve dimostrare ai suoi elettori e alle sue elettrici di che veste si copre di solito? Perché noi, da qui, vediamo solo il colore della vergogna.
La Global Sumud Flotilla, signor(ə) presidente, è partita per fare quello che avrebbero dovuto fare gli stati che si definiscono “portatori dei principi democratici e civili”, i cosiddetti “paesi occidentali”. Perché, mi dica, nella sua anima di donna e madre, protestare contro l’indifferenza verso un bambino che muore di fame e di sete è indegno? Portare cibo e medicine via mare, a quello stesso bambino, è forse irresponsabile? Fare letteralmente ciò che avrebbe dovuto ordinare lei di fare, e chi di dovere, è un’azione finalizzata a creare problemi al governo?
Si, forse questo è vero. Perché scoperchia la scatola di menzogne e incoerenze di cui si è fatta portavoce finora. I problemi al governo perché, su, le è pure toccato inviare una nave della marina (in acque internazionali) per scortare (o riaccompagnare a casa) cittadine e cittadini italiani che hanno scelto di rischiare la propria vita, perché non ne possono più di vedere decine di migliaia di bambini morti a causa delle bombe e delle armi che il suo governo non ha mai smesso di vendere allo stato criminale di Israele.
In fondo, però, lei ha un talento innegabile: quello di essere più che una leader, un’esecutrice della volontà degli Stati Uniti e di Israele, senza alcuna vergogna, senza alcuna esitazione. Il governo italiano è ormai una marionetta, la cui mossa più audace è quella di tenere il filo teso in direzione di Washington e Tel Aviv, piuttosto che alzarlo per difendere il bene comune delle popolazioni oppresse. O anche solo dei propri cittadini.
In un momento storico dove il mondo sta chiedendo giustizia per Gaza, per la Palestina e per la fine delle guerre imperialiste, lei si erge come la paladina di una causa che non è mai stata, almeno in apparenza, la sua: quella di un’Italia piegata agli interessi stranieri. A chi ancora la celebra come “sovrana” di una nuova Italia, ricordiamo che le sue mani sono sempre più sporche di sangue. Quelle stesse mani che, invece, dovrebbero prendersi cura di chi le ha dato il voto. Ma, a quanto pare, i diritti umani e i diritti civili valgono solo se c'è una convenienza geopolitica da proteggere.
E mentre si esibisce nel solito show di ipocrisia, gli italiani e le italiane continuano a subire il peso di una politica che non solo non li difende, ma li sacrifica sull'altare delle alleanze internazionali.
A Elly Schlein aveva assicurato che si sarebbe presa cura dei cittadini e delle cittadine italiane a bordo. E cosa fa ora? Sputa colpe e insulti velati? La protezione, dunque, dove l’abbiamo messa?
La vera protezione, come ha detto Francesca Albanese, sarebbe stata quella di incaricare la marina militare italiana a fare ciò che dei liberi cittadini e delle libere cittadine stanno facendo al suo posto: infrangere il blocco e distribuire acqua, cibo e medicine a una popolazione stremata, in cui le vittime sono soprattutto bambine e bambini. Invece lei invita le eroiche a fermarsi a Cipro, definendole sprovvedute. Vuole anche lei la definizione di “bambino”?
C’è così tanto poco sovranismo e così tanto servilismo che oramai, il suo colore, sbiadisce ogni volta che prova a rinfrescare la sua carriera politica. La prima donna presidente del consiglio in Italia è la più grande colf degli uomini forti e potenti. Si stiri pure ancora una volta il grembiule, che il lavoro non è finito. D’altronde, si dice, le donne dei partiti di destra vengono portate al potere perché non sono un pericolo per nessuno, né per il patriarcato né per i poteri che vogliono soggiogare anche le altre minoranze oppresse.
E lei, signor(A) presidente, né è la prova più lampante.






