Senza fine: Ornella Vanoni, un'icona senza tempo
- Rita Salomone

- 6 ore fa
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Ripercorrere la carriera di Ornella Vanoni è praticamente impossibile in poche righe: più di settant’anni di musica, palcoscenici e televisione raccontano una vita artistica che ha saputo attraversare epoche diverse con una grazia rara. Vanoni ha esplorato molti generi – dalla canzone d’autore alla bossa nova, dal pop raffinato alle sonorità più moderne – portando sempre un tocco di innovazione e una sensibilità interpretativa fuori dal comune. La sua voce vellutata, il suo stile elegante e la sua capacità di “raccontare” ogni brano l’hanno resa un punto di riferimento della musica italiana. Ma la sua grandezza non si misura solo nella discografia o nei palcoscenici conquistati: è diventata, negli anni, un vero personaggio culturale, ironico, libero, capace di parlare all’anima delle persone con una naturalezza sorprendente.

La carriera di Ornella Vanoni è infatti un viaggio lunghissimo attraverso musica, teatro e televisione, iniziato sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano sotto la guida di Giorgio Strehler. Qui debutta in Sei personaggi in cerca d’autore, per poi partecipare a musical di enorme successo come Rugantino, fino ad arrivare a Broadway. Il teatro resta una delle sue prime case, il luogo dove affina quella presenza scenica magnetica destinata a diventare il suo marchio. Ma è la musica a consacrarla: dagli anni ’60 in poi firma una lunga serie di successi intramontabili – Senza fine, L’appuntamento, Domani è un altro giorno, Una ragione di più, La musica è finita – brani capaci di attraversare generazioni e di raccontare un’Italia che cambiava insieme a lei.
Negli anni ’70 il sodalizio con Vinícius de Moraes e Toquinho apre un capitolo nuovo: l’album La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria diventa un cult e porta nella musica italiana la leggerezza colta della bossa nova. Parallelamente, Vanoni sperimenta con il jazz, collaborando con artisti come Herbie Hancock e Gil Evans, confermando una versatilità che pochi altri hanno saputo eguagliare. A Sanremo torna più volte, protagonista di momenti memorabili. Negli anni ’90 e 2000 continua a rinnovarsi: incide album dedicati ai grandi cantautori, duetta con Dalla, Morandi, Bersani, Nannini, rilegge sé stessa con uno sguardo sempre moderno. Anche negli anni più recenti non perde brillantezza: lo spettacolo Un filo di trucco, un filo di tacco racconta la sua storia artistica con ironia e lucidità, le sue due armi più affilate. E parallelamente la sua presenza sul piccolo schermo resta costante: apparizioni in programmi di grande successo, come quelli di Fabio Fazio, le permettono di incontrare un nuovo pubblico, mostrando ancora una volta la sua spontaneità, il suo humor e la sua eleganza senza tempo.
Ma la vera statura di Ornella Vanoni va ben oltre le sue canzoni. La sua voce ha trasformato la canzone d’autore, introducendo un’intimità sofisticata e una fragilità potente; la sua immagine ha ridefinito l’idea di femminilità nel mondo dello spettacolo, rendendola libera, autonoma, capace di invecchiare con sincerità e senza maschere. Vanoni è riuscita a essere elegante senza distanza, ironica senza superficialità, moderna senza inseguire le mode. È stata un ponte tra mondi diversi – Italia e Brasile, teatro e musica, tradizione e innovazione – diventando un simbolo culturale familiare a generazioni intere.
E quando una figura così grande ci lascia, il rischio della retorica è sempre in agguato. Ma nel suo caso non si tratta di apologia: è constatazione. Ornella Vanoni ha inciso un segno profondo non solo nella musica italiana, ma nel modo stesso di stare sulla scena, dimostrando che eleganza e leggerezza possono convivere con forza e verità. Ci sono personaggi che non appartengono soltanto alla loro epoca, ma alla nostra memoria più profonda: voci che ci hanno accompagnato, volti che hanno dato forma a un modo di sentire, presenze che sembravano eterne.
Quando questi giganti si allontanano, o quando ci troviamo a fare i conti con la loro assenza, non perdiamo solo un’artista: perdiamo un pezzo di noi. Con la morte di Ornella Vanoni finisce un’epoca, si chiude una stagione fatta di bellezza, ironia, autenticità. È un dolore che va oltre il lutto, perché ricorda che il tempo passa e che le icone che hanno illuminato il nostro percorso non possono essere sostituite. Eppure, i grandi non se ne vanno davvero: restano nelle canzoni che continuano a emozionare, nei ricordi che affiorano all’improvviso, nelle immagini che scaldano il cuore. Le vere icone come lei non muoiono: diventano parte della nostra storia.





