Perdonatemi ma dobbiamo cominciare dalla grammatica.
Se voi, come me, avete studiato le tabelle dei verbi irregolari inglesi alle medie, vi ricorderete di certo to wake - woke - woken = svegliarsi. Dove woke è il passato, quindi, alla prima persona, "mi sono svegliato" o "mi svegliai", per chi usa il passato remoto. La grandissima Prof Annamaria Benozzo direbbe che woke è: “un verbo coniugato al simple past, darling”. Quindi, non è sbagliato usare woke come aggettivo? Non dovrebbe, semmai, essere woken? O l'aggettivo awake=sveglio?
Proprio così.
Tuttavia, usi sgrammaticati e discordanze di questo genere accadono molto spesso nelle varianti dell'inglese in giro per il mondo. E non è solo perchè molti non conoscono la grammatica! Le lingue sono dinamiche e spesso si formano e diffondono usi, inizialmente considerati errati, nel linguaggio convenzionale.
La parola woke si sviluppa nel linguaggio vernacolare dell’inglese afro-americano, proprio come sostituto dell'aggettivo awake: "sveglio", che si puoʻ anche tradurre in italiano con: "all'erta", "in campana", "con gli occhi aperti". Comincia ad apparire nella cultura popolare attorno al 1938, quando viene usata nella canzone blues Scottsboro Boys: stay woke, "stai in campana, rimani all'erta", come invito alla popolazione nera a mantenersi sintonizzata sulla situazione politico-sociale dell'epoca. Poi, nel 2005, viene utilizzata da Erykah Badu nella canzone R&B/soul Master Teachers e nel 2014 diventa simbolo della campagna Black Lives Matter, entrando definitivamente nel gergo popolare come aggettivo per descrivere chi è informato, conscio, consapevole delle ingiustizie razziali e/o sociali.
La parola ha anche delle connessioni con il sostantivo wake, ovvero veglia. Il rimanere "di guardia" a qualcosa o qualcuno. Inoltre, è interessante come un altro participio passato, awaken, venga usato in contesti religiosi per indicare l'essere pronti, aperti al regno di Dio (guarda chi è andata a leggersi la Bibbia in inglese).
Insomma, questa parola ha sempre avuto una connotazione politico-culturale nella lingua e cultura afro-americana. Il fatto che le nuove generazioni si siano appropriate del termine e l'abbiano associato ad un'idea più ampia di "sintonizzazione” rispetto a tutte le minoranze e diritti umani, non solo quelle razziali, non significa che la parola in sé abbia cambiato il suo significato.
Il problema è che, come spesso accade nelle lingue, l'uso più frequente del termine ne permette il rimodellamento da parte di gruppi sociali e, anche, politici. In particolare con l'avvento di personaggi che si dichiarano anti-woke, prima fra tutti la leader dell'opposizione nel Regno Unito, Kemi Badenoch, ma anche Trump negli Stati Uniti.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo perchè il termine woke ha accezione negativa al giorno d'oggi.
Chi ha più o meno la mia età, si ricorda benissimo che, tristemente, parole tipo neuro divergenze, salute mentale, disabilità, LGBTQIA+, eccetera, non erano molto comuni quando andavamo a scuola. Significa che eravamo tutti etero e super-humans? Neanche lontanamente e credo che le mie compagne di liceo possano testimoniare che eravamo già diversificati nelle nostre identità ma non avevamo ancora le parole, i termini per descriverci. L'apertura mentale nei confronti delle uguaglianze, ma anche relativamente al cambiamento climatico e all'ecologia, è un grande passo avanti che peroʻ è ancora abbastanza recente e ci si sta ancora abituando al fatto che tali diversità debbano essere discusse e prese in considerazione nella vita di tutti i giorni: scuola, università, ufficio, eccetera. E questo, come tutti i cambiamenti, incontra una resistenza da parte di chi vede, di fatto, la ricerca di pari opportunità come una debolezza.
Le generazioni più giovani, e ci mettiamo dentro anche i millennials (come mi piace pensarmi tra le generazioni più giovani) sono spesso rinominate con il termine denigratorio snowflake generations. La ragione di chi usa questo termine è che “i ragazzi di oggi” si dimostrano troppo sensibili, si offendono facilmente e non sanno reagire alla vita, sciogliendosi come fiocchi di neve, appunto, di fronte alle difficoltà…
Grazie.
Crisi economiche, guerre, pandemie, altre guerre, politiche allo sfacelo, altre crisi economiche, inflazione, eccetera eccetera. È colpa nostra se facciamo fatica ad essere resilienti? La verità è che queste generazioni hanno deciso che ne hanno abbastanza e anziché scendere in strada come avrebbero, forse, fatto i boomers, si ribellano cercando, e anche ottenendo, maggiori diritti, almeno sulla carta, in termini di identità, lavoro, etc.
Il termine è anche stato legato a personaggi poco amati o, se chiedete a me, che hanno semplicemente alzato la voce e invocato pari opportunità. Faccio un esempio, prendiamo Meghan Markle: al di là di Harry e tutta la saga reale, si tratta di una donna estremamente intelligente e istruita (ascoltatevi il suo podcast se non mi credete) che è stata presa di mira dai giornali inglesi con termini dispregiativi molto pesanti legati al colore della sua pelle. Ha deciso di essere esplicita sulla cosa e, in cambio, è stata etichettata come woke. È giusto? A me pare di no.
Ovviamente deve esserci un limite, una una linea, come in tutte le cose, di demarcazione tra rispetto per tutti e lo sfottoʻ. Ma questa linea deve essere tracciata diversamente in base al contesto in cui ci si trova.
A Londra, dove vivo e lavoro, a volte si classificano come woke coloro che “esagerano” e vanno oltre quegli adeguamenti che vengono proposti negli spazi pubblici o di lavoro. Essendo la città già abbastanza avanti relativamente agli adattamenti, per esempio, nel mondo del lavoro, ulteriori richieste sono viste come un eccesso, uno "approfittarsi" dei sistemi e fare il di più.
Ma facciamo caso, ipoteticamente, che un Paese moderno nel 2024 ancora non dia pari diritti agli omosessuali e, sempre ipoteticamente, abbia una premier che invoca alla famiglia tradizionale spazzando dall'esistenza ogni minimo tentativo a famiglie alternative. Se qualcuno, in quel caso, osa dire che non va bene così, è woke? O è semplicemente pro diritti umani?
La risposta la lascio a voi.