Non nel mio Nome. Basta vendita dei prodotti israeliani alla Coop
- Lucy M. Pole

- 16 ago
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 19 ago
In seguito al primo articolo sul movimento BDS del 18 luglio scorso, entriamo nel merito di una lotta per eliminare i prodotti israeliani dalla vendita alla Coop, a livello nazionale e in Toscana. Questa marca della grande distribuzione con supermercati in ogni paesello è, appunto, una cooperativa, di soci e socie, provvista di un preciso codice etico che regola la provenienza dei prodotti in vendita in base al rispetto dell’ambiente e diritti umani e civili fondamentali.
È risaputo che i prodotti provenienti da Israele, o con marca israeliana, sono frutto di una politica che non rispetta i diritti dei lavoratori agricoli palestinesi in quanto super sfruttati, sottopagati, anche minorenni, e oltretutto sottoposti ad un regime di apartheid violento nel corso dell’obbiettivo dichiarato di annientamento totale del loro popolo.
Nonostante questo, si trovavano ancora, fino a questa primavera, vari articoli di provenienza israeliana sugli scafali Coop: ad esempio le arachidi, l’avocado e articoli a marchio Sodastream. Quindi con l’idea di mettere fine a questo commercio, gli attivisti del Coordinamento interregionale aderente alla campagna “No ai prodotti israeliani nei nostri supermercati” hanno iniziato una campagna di informazione e raccolta firme per chiedere alla Coop di interrompere la vendita dei prodotti israeliani.
La rete di 160 gruppi formatasi spontaneamente sui territori di cinque Regioni italiane ha cominciato ad allestire banchini nei pressi dei supermercati, con l’intenzione di far conoscere meglio la situazione ai soci, socie Coop e ai consumatori/e. L’iniziativa è stata accolta con atteggiamenti diversi, indifferenza, ostilità, ma anche, per la maggior parte, molto favorevolmente.
Dopo mesi di mobilitazione, la raccolta firme ha raggiunto poco meno di 18.000 firme verificate solo da parte dei soci, socie, e ogni gruppo territoriale ha consegnato i propri elenchi di nomi e dati alla direzione della Coop di riferimento. In seguito gli attivisti hanno partecipato nelle cinque Regioni, con le loro delegazioni locali, alle assemblee separate dei soci e socie che si sono tenute nel mese di giugno di quest’anno. In queste occasioni hanno posto alla dirigenza presente la questione al centro della loro campagna, fra il consenso di larga parte dell’uditorio.
L’Unicoop Firenze è stato fra i primi ad accogliere la richiesta, chiudendo la vendita di prodotti israeliani nei suoi supermercati, con la comunicazione da parte della presidente di Unicoop Firenze, Daniela Mori, il 30 maggio 2025. Questa sede si è inoltre aperta al finanziamento di progetti di assistenza in favore dei profughi palestinesi, con una parte degli utili di bilancio destinata a sostenere progetti di assistenza sanitaria in Palestina e per l’assistenza dei profughi ospitati in Toscana.
A Cecina in Toscana, come tante altre realtà locali, gli attivisti del gruppo Cecina per la Palestina hanno lavorato a lungo per sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso lettere aperte, banchetti per la raccolta di firme, conferenze, un pranzo sociale a favore di Gaza, ed un incontro con la direzione Coop Tirreno. All’assemblea annuale dei soci i rappresentanti del gruppo hanno posto la questione:
“Come soci Coop responsabili e solidali ci rifiutiamo di essere coinvolti, nostro malgrado, in qualsiasi forma di complicità con violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale… L’azione di boicottaggio è estrema, ma ricordiamo che proprio grazie anche e a questa strategia il Sudafrica è uscito dall’apartheid.”
La risposta in assemblea è stata sulla linea che la Coop rispetta le opinioni di tutti e quindi lascerebbe ad ognuno la possibilità di scegliere i prodotti da acquistare. È stata espressa pure la preoccupazione per gli agricoltori israeliani che potrebbero essere sacrificati da una politica di boicottaggio. Ma in conclusione, all’assemblea di Cecina della Coop Tirreno è stato dichiarato che i prodotti israeliani andranno ad esaurimento scorte e non sarebbero riacquistati.
La risposta pubblicata da parte dell’Unicoop Tirreno è stata: “benché la scelta di quali prodotti comprare deve rimanere sempre esclusivamente del socio consumatore, per rispetto delle diverse opinioni, (la Coop) si è impegnata a trovare fornitori alternativi ad esaurimento scorte.”
Con questo atto la dirigenza Coop, allineandosi con i 350 punti vendita della Coop Alleanza 3.0, dimostra coerenza nel tener fede al proprio codice etico oltre al rispetto della volontà dei propri soci e socie, che, anche con il semplice gesto del fare la spesa, rifiutano di rendersi complici di qualsiasi azione che violi i fondamentali diritti umani.
Poi dopo questo inizio positivo, il 27 giugno 2025, arriva un comunicato da parte della Direzione Nazionale Coop: “Il boicottaggio dei prodotti di Israele non è una decisione che spetta alle singole sedi locali. Per rispetto delle idee diverse dei singoli soci/consumatori vogliono lasciare la libertà di scelta ad ogni consumatore.” C'è tutta la condanna per quanto sta accadendo a Gaza e per il blocco degli aiuti deciso da Israele ma il boicottaggio è una scelta che “spetta ai soci e ai consumatori che rappresentano valori, opinioni e sensibilità inevitabilmente diverse e tutte ugualmente rispettabili.”
Quest'ultima presa di posizione è sconcertante perché equivale a dire che essere a favore del sionismo genocida sia un’opinione rispettabile. Ma dopo gli impegni presi in assemblea, i supermercati locali della Coop non stanno tornando sui loro passi, anche perché sarebbe una grave mancanza di rispetto nei confronti dei propri socie e soci.
Comunque, finché gli Stati non impongono sanzioni contro Israele (come fanno contro la Russia) il boicottaggio viene scelto da migliaia di cittadini/e responsabili e consapevoli, nel momento in cui fanno acquisti, sia al supermercato, online o al negozio. Il numero che precede il codice a barre dei prodotti israeliani è: 729. Sette più due fa nove! e la App scaricabile gratuitamente sul cellulare per vedere subito se il marchio del prodotto è Israeliano o no si chiama No Thanks (visita il sito: bdsitalia.org).






