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La rinascita di Voldemort e la formula delle "democrature": un incantesimo politico

Tutti conoscono l’incantesimo che ridà vita a Lord Voldemort nel Cimitero di Little Hangleton. Di sicuro gli harripottiani appassionati sì. Non credo di tradirne la formula interpretandola in chiave politica con riferimento al continuo insorgere, nel corso della storia, di leader politici con spiccate tendenze tiranniche e manie ideologiche più o meno totalitarie.


foto modificata - ImbarazzanteChester, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Anche JK Rowling ha associato Colui che non deve essere nominato e Mangiamorte galoppini ai regimi autoritari. E dato che nel nostro attuale Occidente democratico, sembra stiano spuntando come funghi velenosi sistemi illiberali di nuovo conio, fare un ripasso politichese di quella formula d’incantesimo, potrebbe aiutare a stanare e, chissà, magari a scongiurare i rischi di quelle che, in linguaggio giornalistico, sono definite democrature. Mutato nomina de te fabula narratur.


Osso del padre donato a sua insaputa, rinnoverai il figlio.


Iniziamo dalla prima frase. Sempre il fantasma del Padre aleggia sulla testa dei tiranni, come sul bastione di Elsinore. È infatti un problema irrisolto con la figura del padre empirico, di solito venuto meno al suo compito simbolico, a scatenare il bisogno di un ritorno nostalgico a un passato paternalistico, per cui qualsiasi operazione di revisionismo è buona a renderlo politicamente corretto; a riabilitare, un antico regno, o regime, riattualizzandolo e ripresentandolo ben infiocchettato come unico modello di un sistema di valori tradizionali, abitato - per restare in fabula - da soli purosangue, dove nessun babbano ne infetta la magica identità. In esso, spicca la figura simbolo del Padre di quel regno passato, funzionale alla legittimazione del potere del leader nel presente. Un po’ come per Tom Riddle Salazar Serpeverde.


Il Padre-Simbolo supplisce all’amnesia dei padri, all’«evaporazione degli adulti, dileguati di fronte al peso delle responsabilità educative» che caratterizza le nostre società iper-moderne:


«Il nostro tempo è il tempo della crisi simbolica della funzione dell’autorità genitoriale. Questo non vuol dire solo che i padri e i genitori sono in crisi, ma che la Legge della parola sembra aver smarrito il suo fondamento simbolico.»¹ 

L’alternativa risolutiva di questi leader è però la restaurazione del paternalismo politico, di cui parla Immanuel Kant; che riduce i cittadini a sudditi minorenni, a loro volta colpevoli di aver delegato le responsabilità a «tutori» che


«dopo aver per prima cosa istupidito i loro animaletti domestici e aver accuratamente impedito che questi esseri pacifici potessero azzardare anche un solo passo fuori dal girello in cui li avevano ingabbiati, allora, mostrano loro il pericolo che li minaccia se tentano di camminare da soli.»² 

A questi tentati negazionismi e nuove narrazioni si lega il riscatto di altre figurine storiche che hanno servito, col sacrificio di se stessi per la Causa, il Padre della Nazione... dei maghi!


Carne del servo donato con l’assenso, rinnoverai il tuo signore.


A tal proposito, è proprio il servilismo l’altro elemento indispensabile a rinvigorire il Signore Oscuro e la narrazione purosangue. È il caso di Codaliscia che non solo tradisce gli amici, vive una vita da topo a spese dei Weasley, ma offre la sua mano, carne del servo, per realizzare la pozione, compromettendo così le sue libere possibilità di scelte future. Sappiamo infatti che quel servilismo si ritorse contro di lui: la mano d’argento che Voldemort gli donò in cambio della sua, strangolò Peter Pettigrew quando esitò a uccidere Harry Potter.


Ma tra i «viscidi amici» vi sono anche i vari Professor Raptor (Quirrell), i Malfoy, i finti Malocchio che hanno inciuciato, tramato, fatto compromessi, alleanze, larghe intese; e che, come dice Lucius, hanno portato una maschera per anni, ricoprendo cariche anche ad alti livelli amministrativi. Una maschera democratica, si potrebbe dire!

Karen Roe di Bury St Edmunds, Suffolk, Regno Unito, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Non sono solo i Mangiamorte a fare il gioco del Signore Oscuro. Grandi responsabilità sono da attribuire ai silenzi complici di chi non ha saputo o voluto vedere e intervenire tempestivamente con azioni valide a scongiurarne il ritorno e, addirittura, accusando di mentire chi ci provava, limitandone le libertà. Sono quelli del Ministero della Magia e della «Gazzetta del Profeta»: servilismo politico e mediatico, e di chiunque salti sul carrozzone del vincitore. Anche in questo caso, cambiandone il nome, i protagonisti della favola non sono i cosiddetti rappresentanti delle democrazie, che avrebbero dovuto salvaguardarle? Tiratene voi le conseguenze.


Da parte mia, mi chiedo se non dobbiamo sul serio credere a ciò che dice sulla democrazia Friedrich Nietzsche in Al di là del bene e del male. Ci troviamo dinanzi a «un livellamento medio e un mediocrizzarsi dell'uomo - un uomo che è un utile, laborioso, variamente usabile e industre animale da branco», condizioni «idonee in sommo grado a ingenerare uomini d'eccezione, della più pericolosa e ammaliante qualità»? Sul serio «la democratizzazione dell'Europa tende alla generazione di un tipo predisposto alla schiavitù nel senso più sottile», per cui dobbiamo attenderci l'emergenza di un uomo forte che «dovrà risultare più forte e più ricco di quanto forse lo sia mai stato sino a oggi»?


Sangue del nemico, preso con la forza, affinché l’avversario risorga.


Ma c'è un ultimo passaggio nell'instaurazione delle democrature. Fatto il misfatto, c’è infatti bisogno di un capro espiatorio. Non bastano servi e martiri. La nuova narrazione vuole nemici. Il Noi contro loro, per citare il titolo sullo studio di come funziona il fascismo di Jason Stanley.


Karen Roe di Bury St Edmunds, Suffolk, Regno Unito, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

Il nemico però va inventato, la caccia resa legale, moralmente lecita, politicamente corretta. Allora si creano reati per produrre criminali inediti. Li si stigmatizza, diventano Undesirable. Si ingaggia una lotta contro ogni mescolamento babbano per evitare la sostituzione magica con i sanguemarcio che rischiano di generare disgustosi mezzosangue. Poco conta se anche il Signore Oscuro non sia purosangue, se per risorgere siano serviti l’osso del padre e il sangue di Potter (un babbano e un figlio di babbana). Questo punto debole non dovrà mai essere confessato. Guai a chi osa farlo. Persino il Nome è impronunciabile, deve incutere timore.


Quindi da escludere sono chi non si lascia assimilare, chi rifiuta la narrazione omologante e difende diritti e principi di libertà contro cancellazioni culturali antiche e sempre nuove. A subire sono gli stessi appartenenti al mondo magico, che fraternizzano con babbani, che favoriscono accoppiamenti ibridi.


Ma si diceva che è proprio il sangue del nemico che ora circola in Voldemort il punto debole del sistema. Quel sangue è protetto da un incantesimo più potente: l’Amore. Qualunque significato gli si voglia dare, l'amore ha una storia incancellabile alle spalle, ha un percorso conquistato con fatica, ed è il solo che è capace di sconfigge la sete di potere di Chi-Ritorna. La stessa sete che l’aveva condotto a creare paradossalmente le condizioni di possibilità (l’horcrux non voluto) affinché la profezia di autodistruzione si realizzasse. Ma spetta a noi decidere da che parte stare: dalla parte della luce o tra i figli delle tenebre?

[1] M. Recalcati, Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre, Feltrinelli, Milano 2014, p. 59.

[2] I. Kant, Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo? (l’edizione da cui prendo la citazione è Edizioni ETS, p. 15). Kant parla di «governo paterno (imperium paternale)» nello scritto politico Questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica, che troverete facilmente in I. Kant, Sette scritti politici liberi, Firenze University Press 2011. Vi consiglio anche le Annotazioni preziose della curatrice Maria Chiara Pievatolo.


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