In questo allegro contesto di inizio anno, dove gioia e trepidazione per il futuro si fondono con la consapevolezza delle sfide quotidiane, immergiamoci nella fiaba struggente di una bambina costretta a lottare per la propria sopravvivenza in una gelida notte di Capodanno. La sua lotta in solitudine ci offre una riflessione profonda sulla società che, nonostante i festeggiamenti scintillanti, trascura ancor oggi coloro che si trovano avvolti tra le ombre dell’indifferenza.
“C’era un freddo terribile, nevicava e cominciava a diventare buio; ed era la sera dell'ultimo dell'anno”.
La fiaba “La piccola fiammiferaia” di Hans Christian Andersen venne pubblicata per la prima volta nel 1845. La storia narra di una povera bambina che vive condizioni estremamente difficili durante la vigilia di Capodanno.
La piccola fiammiferaia, senza scarpe e con insufficienti stracci addosso, è costretta dal padre a vendere fiammiferi per strada. Nessuno sembra esserne interessato e la piccola ha fame e freddo. Per scaldarsi accende i fiammiferi e osserva, nel tepore del loro rassicurante bagliore, immagini meravigliose: un tavolo imbandito, una stufa calda, uno splendido albero di Natale. Tuttavia, ogni volta che il fiammifero si spegne, la realtà crudele ritorna dinanzi a lei. La piccola, dunque, richiama a sé la Luce che tutto avvolge e che possiamo definire la vera protagonista del racconto. La sua presenza è costante anche nell’assenza.
La storia si conclude con la morte della piccola fiammiferaia a causa del freddo. La sua anima vola insieme a sua nonna, in un luogo ove non vi è più sofferenza, solo amore e calore ad attenderla. Questa fiaba di Andersen affronta e sprofonda in temi drammaticamente odierni come la povertà, l’indifferenza sociale e la solitudine umana. La piccola fiammiferaia rappresenta la fragilità dell'infanzia, costretta a vivere in condizioni estreme a causa delle sue circostanze. Il riscatto della sua anima e l'abbraccio della nonna alla fine raffigurano una fuga dalla dura realtà. La storia, purtroppo, segue un percorso non felice, come spesso accade in molte fiabe. In particolare, nelle opere di Andersen emerge spesso la profonda dimensione religiosa che ha caratterizzato la sua vita e la sua formazione. All’interno del racconto non troviamo spazio per la pietà umana e la benevolenza; i più deboli non ricevono aiuto e il lieto fine è assente. Nonostante le sue premesse, la storia lancia comunque un messaggio di speranza, non rivolto tanto al prossimo, che si mostra crudele e disinteressato, ma alla vita oltre la morte.
La piccola fiammiferaia è una fiaba ricca di simbolismi. Sono diverse le interpretazioni proposte nel corso degli anni. Di seguito, alcuni dei punti simbolici e chiavi interpretative:
I fiammiferi: rappresentano la lotta quotidiana per la sopravvivenza. Accendendo i fiammiferi, la piccola trova un momentaneo conforto. La bellezza e la connessione con un mondo oltre la sua difficile e sofferta realtà.
Il freddo: simboleggia la durezza della vita e la mancanza di compassione e solidarietà nella società. Rappresenta anche la freddezza emotiva di chi passa indifferente davanti alla sofferenza altrui.
Le visioni nei fiammiferi accesi: simboleggiano i desideri e i sogni della piccola fiammiferaia e la speranza di una vita migliore. Queste visioni sono comunque effimere e scompaiono con il consumarsi dei fiammiferi, riflettendo la fugacità della felicità nella vita.
Il tema della morte: la morte è liberazione dalla sofferenza terrena e passaggio a una vita migliore. Tema che può essere letto anche come una riflessione sulla mortalità e sull'inevitabilità della fine della vita.
La società indifferente: si mostra spietata nella fiaba e completamente estranea alla sofferenza umana. Ciò può essere interpretato come una critica di Andersen alla mancanza di empatia, sottolineando, altresì, la necessità di cambiamenti sociali e di una maggiore consapevolezza emotiva.
La fiamma interiore: simbolo di speranza e forza interiore. Nonostante la sua situazione disperata, la piccola fiammiferaia è in grado di accendere una fiamma che le offre conforto e calore.
Queste interpretazioni fanno capo alla ricchezza simbolica della fiaba che può essere letta in vari modi a seconda del contesto culturale e delle esperienze individuali. In questa narrazione emergono chiaramente le sfumature di una spietata critica sociale verso l’assenza di compassione e solidarietà, riflettendo sulla necessità di un cambiamento sociale e sull'importanza di preoccuparsi degli altri. Mentre godiamo del calore delle nostre case, avvolti dall'affetto, saziati da abbondanti pasti, immersi nelle prospettive di giorni festivi, è essenziale non dimenticare chi combatte quotidianamente per soddisfare i bisogni più basilari e proteggere la propria esistenza.
Le implicazioni sociali della storia sono numerose. Andersen intendeva evidenziare le disuguaglianze sociali del XIX secolo e la difficile e sofferta vita di chi lotta per la sopravvivenza, specialmente dei bambini. La mancanza di empatia nei confronti della piccola fiammiferaia evidenzia le aspre condizioni sociali dell'epoca e, contemporaneamente, proietta uno specchio di riflessione sulla nostra attuale indifferenza verso numerosi bambini che soffrono oggi a causa della guerra, della fame e della sopraffazione. La fiaba, nella sua crudezza, si configura come un'occasione educativa imprescindibile, soprattutto per i più giovani. È volta a far comprendere loro che la fortuna e i privilegi non sono accessibili a tutti e che la crudeltà e la sofferenza non risparmiano neanche i bambini.
E in questo spazio di riflessione sulla dignità umana e sul valore della solidarietà, le parole di Primo Levi risuonano in modo eloquente:
“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.” ⁽¹⁾
[1] Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947.
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