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La giornata della memoria, selettiva

C’è quella barzelletta famosa di Proietti che faceva più o meno così scena: un tizio ospite di un amico a casa sente lui rivolgersi verso la moglie “amore ci porti il caffè?”. “si amore”, “grazie amore”. “amore ci porti pure il nocello?” “si amore”, “grazie amore”. Lo scambio va avanti per un po' fino a che l’amico ammirato sospira: “ammazza dopo tutti questi anni di matrimonio ancora vi chiamate amore con tua moglie!”. E l’amico risponde: “la verità è che non ricordo più come cazz* si chiama”.

 

Parafrasando, e senza purtroppo destare la stessa ilarità, siamo arrivati anche quest’anno alla celebrazione della giornata della memoria, quel 27 gennaio che dovrebbe ricordarci il non lontano 1945 quando l’Armata Rossa liberò il campo di sterminio di Auschwitz nell’attuale Polonia allora occupata dai nazisti.

Una data, che dovrebbe avere lo scopo di ricordare al mondo le tragedie dell’olocausto di rom, oppositori politici e militari, persone con handicap, gli omosessuali e degli ebrei.

 

Siamo arrivati al giorno in cui, come ogni anno ci si stringe davanti alla tragedia più grande della storia contemporanea, e ci siamo arrivati senza memoria.

 

Se avessimo davvero memoria, quel “mai più” urlato o anche solo sussurrato nei picchetti commemorativi, adornati da corone di fiori distribuite per le piazze europee, sarebbe un mai più universale, collettivo, un monito che ci faccia ricordare quale sia la soglia oltre la quale l’umanità scompare.

 

Ci ricorderemmo che tentare l’eliminazione di una minoranza, che vi si riesca o meno (e per fortuna i nazifascisti non ci riuscirono) si chiama genocidio, ed ogni tentativo di genocidio va SEMPRE condannato, che ci siano simpatici o meno le vittime, che ci siano vicine o meno, che siano considerate al nostro pari o meno.

 

Siamo arrivati alla giornata della memoria selettiva in cui il genocidio vale solo se tentato su alcuni; che non si azzardi nessuno a condannare il genocidio di altri popoli (definiti “animali umani” da chi in Israele offende la memoria dei suoi stessi avi), altrimenti è antisemitismo. Siamo arrivati al punto di infangare la memoria dei milioni di europei morti per causa di governi nazifascisti giunti al potere con la forza ma anche con la banalità di popoli silenti davanti alla macchina dello sterminio.

 

Siamo arrivati a commemorare disgrazie del passato, senza alcun anticorpo che, nel presente, ci protegga dal ripetersi di tali disumanità, anzi peggio, siamo arrivati ciechi alla giornata della memoria, con alcune di quelle autorità morali che sarebbero dovute essere sentinelle e metterci in guardia dai pericoli di un ritorno a quel periodo buio, e che sono invece le prime ad aver perso la memoria ed a fare scena muta davanti al ripetersi della Storia.

 

Siamo giunti al punto che a Milano alcune comunità ebraiche hanno deciso di boicottare la partecipazione alla giornata della memoria perché l’ANPI (associazione nazionale partigiani italiani) ha osato ricordare che Gaza è in corso un nuovo olocausto, questa volta perpetrato in prima linea da alcuni tra i discendenti delle principali vittime di un tempo.

 

Tornando alla barzelletta amara si direbbe che, anche quest’anno siamo giunti alla giornata della memoria, avendo dimenticato cosa avremmo dovuto ricordare, per far si che mai più possa riaccadere.

 
Credits immagini del secondo gruppo: Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons; Fars Media Corporation, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons; Becker1999 from Columbus, OH,CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

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