La destra da spiaggia e da bordo piscina. Ecco i veri radical chic
- Marco Antonio D'Aiutolo
- 10 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Chi è sazio non capisce chi è digiuno, recita un detto popolare. Ed ecco che le immagini a bordo piscina, con tanto di infradito, postate sui social dai partiti di maggioranza, e l’invito a non andare a votare, il giorno in cui gli italiani erano chiamati a decidere sui quesiti referendari su lavoro e cittadinanza, ne è una rappresentazione plastica. È l’icona della politichetta italiana sazia e ingorda, di quella di un governo che ha preferito le spiagge, le sdraio sotto agli ombrelloni, le rotonde con vista mare e capelli al vento, i reel in bermuda con occhiali da sole a specchio, anziché preoccuparsi del lavoratore dipendente e dello straniero.

È il politico che se ne frega di chi subisce un licenziamento illegittimo e non può essere reintegrato, o di chi riceve un indennizzo di solo sei mesi se ex dipendente di una piccola impresa. Che non si cura dei precari che stipulano contratti a tempo senza causale; o di chi, impegnato nei lavori dati in appalto, subisce un infortunio. Il politico non vuole disturbare. Non vuole imporre al committente (cioè a chi affida l’appalto) di assumersi le proprie responsabilità. Il politico sazio e ingordo, di destra, si fa selfie sotto all’ombrellone, reel in spiaggia, o beve spritz. Ha cura di lasciare tutto com’è, per amore della flessibilità del mercato del lavoro, affinché possa accusare la sinistra, radical chic, di aver fatto quelle leggi, ma per cui la destra non ha mosso un dito per cambiarle, confermando quanto, dopotutto, quelle stesse leggi così tanto di sinistra non erano.
È il politico che volta le spalle allo straniero residente in Italia. Che sia integrato e rispettoso delle leggi, che parli la lingua italiana meglio di molti italiani stessi, che goda di un reddito e paghi le tasse. Che importanza ha se i loro figli giochino con i suoi o se siedono nello stesso banco scolastico. Il sazio e ingordo politico non vuole dimezzare gli anni necessari per ottenere la cittadinanza, rischiando poi di far crollare l’impianto della sua narrazione xenofoba, quella che vede lo straniero solo come immigrato clandestino e invasore.
Che tu sia un lavoratore precario, sottopagato, ingiustamente licenziato, che tu sia uno straniero che si sente cittadino di serie b e alienato, escluso dai concorsi pubblici e dalla possibilità di votare o di essere votato. Al politico di destra da bordo piscina non importa. E invita gli italiani, quelli veri, quelli per destino, a lavarsene le mani, a quelli che hanno il diritto al voto a non esercitarlo. Prima il sazio politico di destra ne ha cavalcato la rabbia, rabbia che ha alimentato con successo, pur di godere dei privilegi di Palazzo, poi ne ha approfittato della sonnolenza democratica per chiamarla vittoria, autogiustificandosi dicendo che così hanno fatto gli altri prima di lui. Poco importa se, in assenza di riconoscimenti, il datore di lavoro sfrutti quei corpi “dai tratti somatici per niente italiani” e ne neghi i diritti. Se questo sfruttamento e questa negazione ne causerà la morte o se porterà i figli di seconda generazione a scelte delinquenziali. Il politico da bordo piscina e da spritz non “regala” cittadinanze. E poiché nemmeno lui ha sudato per averla, non sa provare empatia, né compassione, né è capace di distinguere lo straniero onesto da chi commette reato.
Il politico se ne fotte, si fa reel in spiaggia, vagheggia di sostituzione etnica, paventa un pericolo di un’imminente fine della cristianità, e rinuncia al valore cristiano dell’accoglienza. Considera roba di destra la dottrina sociale della Chiesa, senza conoscerne il senso. Bacia il rosario, ma non si batte mai il petto.