top of page

La Bibbia come arma: la destra israeliana e la strumentalizzazione della narrazione sacra

Nei precedenti articoli, abbiamo esplorato la nascita del sionismo religioso, evidenziando come il giudaismo abbia svolto un ruolo cruciale nella coesione nazionale israeliana, almeno per una parte significativa della popolazione. Il simbolismo biblico è stato utilizzato per giustificare vittorie militari e acquisizioni territoriali fin dalla Guerra dei Sei Giorni ed un approccio simile è evidente anche nell'attuale campagna a Gaza. In questi mesi, si osserva da parte del governo israeliano un tentativo di rivisitare e reinterpretare l’Antico Testamento, giustificando la violenta risposta israeliana al pogrom del 7 ottobre, che sta causando morte e distruzione tra migliaia di palestinesi, come parte di un disegno divino.

Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, a Tel Aviv, Israele, il 18 dicembre , 2023 - Chairman of the Joint Chiefs of Staff, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Le figure come il re Davide e Amalek vengono strumentalizzate dai leader di estrema destra che credono fermamente che la Bibbia Ebraica offra resoconti storici autentici. Il 31 ottobre 2023, il deputato Avi Maoz ha evocato la storia di Davide, che prima di affrontare Golia, cercò di unire gli ebrei infondendo in loro un senso di causa comune. Maoz ha poi collegato questa narrazione agli eventi del 7 ottobre, paragonandoli a un episodio biblico in cui Davide affrontò gli Amaleciti dopo che questi avevano attaccato Ziklag, incendiandola e prendendo in ostaggio donne e bambini. Maoz ha sottolineato come Davide, pur in preda alla disperazione, si affidò alla fede, inseguì gli Amaleciti e riuscì a salvare gli ostaggi.

“Alla fine del primo libro di Samuele, c’è una descrizione agghiacciante di un tempo in cui gli Amaleciti fecero irruzione a Ziklag, la incendiarono e presero in ostaggio tutte le donne e i bambini. Nel dolore e nella disperazione, il popolo cercò di lapidare Davide. Tuttavia, Davide, credendo fermamente nel suo Dio, inseguì gli Amaleciti con i suoi uomini, li sconfisse e salvò gli ostaggi.[1]

Questa narrazione, raccontata da Maoz, esalta il trionfo sulle avversità, simboleggiando resilienza, leadership e fede. Richiamando sfide comuni, sia passate che presenti, si rafforza l’unità e la solidarietà nazionale, poichè di fronte a minacce comuni, le differenze interne devono essere superate.


Il 14 novembre, Maoz ha ribadito questi sentimenti al Knesset, chiamando i palestinesi gli “Amaleciti dei giorni nostri” identificandoli anche con Aman, un personaggio citato nel libro di Esther che tentò di sterminare tutto il popolo ebraico nell’impero persiano e che poi fu ucciso da Assuero (identificato come Serse I).[2]

 “Dal confronto con le profonde fratture tra fratelli, segnate da espressioni di animosità e odio infondato, abbiamo scoperto la profonda portata dell’amore incondizionato e dei legami familiari tra i diversi membri della nostra meravigliosa nazione. Come il nemico nel Libro di Ester [Aman], il nemico spirituale antenato dei moderni Amaleciti, disse: C’è un certo popolo sparso e disperso tra i popoli[3], Sparso e disperso, eppure una nazione unita, dove, in tempi di difficoltà e crisi, si realizza l’appello della regina Ester: Va', raduna tutti gli ebrei”[4].

Queste parole mirano a trascendere il tempo, affermando che l’unità e la determinazione che in passato guidarono gli Israeliti devono continuare a essere presenti nella società israeliana. La scelta del libro di Ester non è casuale: infatti, dopo che gli ebrei furono salvati dalla regina Ester, Mardocheo, il tutore della regina e nuovo ministro al posto di Aman, promulgò un editto che concedeva ai Giudei il diritto di difendersi contro coloro che li avrebbero attaccati. Questo portò alla strage di Susa, perpetrata contro i non-ebrei con l’aiuto dei funzionari del re, proprio nel giorno decretato per la loro rovina: il 13 di Adar.

 

È evidente come, identificando un parallelo con i palestinesi, si giustifichi il fatto che anche loro, essendo nemici di Israele debbano venire sterminati per volere divino.

 

Infine, la narrazione storica più rilevante richiamata dai politici israeliani, specialmente nel contesto del recente conflitto, è quella degli Asmonei, noti anche come Maccabei. Questi sono celebri per aver condotto la rivolta nel II secolo a.C. contro i Seleucidi, che tentavano di imporre l’ellenizzazione forzata al popolo ebraico. La loro storia prende avvio nel 168 a.C., quando Antioco IV Epifane impose sacrifici pagani ai Giudei. La maggior parte dei fedeli reagì con resistenza passiva, accettando persino il martirio. Tuttavia, Mattatia, un sacerdote della piccola città di Modin appartenente alla famiglia degli Asmonei, diede inizio a una ribellione armata. Nonostante la sua morte avvenuta poco dopo, la guida della rivolta passò al figlio Giuda Maccabeo, supportato dai suoi quattro fratelli: Giovanni, Simone, Eleazaro e Gionata. La rivolta è ricordata dagli ebrei durante la festa di Hanukkah, che celebra il successo della ribellione Asmonea contro l’Impero Seleucide nel II secolo a.C. e viene commemorata per otto giorni, dal 7 al 15 dicembre 2023.

 

Il 7 dicembre 2023 Netanyahu, durante l’evento dedicato all’accensione della prima candela di Hanukkah al Muro del Pianto di Gerusalemme, ha detto:

 “Siamo qui vicino ai resti del nostro Tempio di 2.200 anni fa. I Maccabei di quell'epoca liberarono e purificarono il Tempio, ristabilirono uno Stato ebraico e assicurarono l'indipendenza degli ebrei. Hanno preservato l'eredità e la religione e salvato il popolo d'Israele. Senza di loro, la nostra ancora di salvezza sarebbe stata recisa; senza di loro, oggi non saremmo qui. La battaglia di allora era contro forze maligne intenzionate a sradicare il popolo ebraico dalla terra. Oggi, noi, moderni Maccabei, affrontiamo forze del male simili che cercano di annientare il popolo ebraico e il suo Stato. Mostriamo la stessa determinazione, coraggio e disponibilità al sacrificio"[5].

La manipolazione di questi eventi è stata sfruttata anche per giustificare la morte in guerra dei soldati dell’IDF (Israeli Defence Force), che, come i Maccabei, hanno combattuto e sono caduti per il bene comune.

Benjamin Netanyahu Gaza Isreale
 / IDF Spokesperson's Unit

Questa narrazione risulta estremamente pericolosa per vari motivi. Innanzitutto, vengono messi in parallelo eventi che non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro, e che mirano a mostrare che l’occupazione israeliana, illegale e spesso complice di atti efferati, possa essere giustificata a livello divino, rendendola così inviolabile e non condannabile. Inoltre, questa retorica crea una complicata mescolanza tra sionismo e giudaismo, che può alimentare diverse derive antisemite, specialmente in Europa. Forse per questo motivo, c’è una deliberata scelta di menzionare queste narrazioni principalmente in ebraico. I discorsi in inglese, invece, presentano altre caratteristiche più sensibili al pubblico internazionale, come l’associazione, completamente errata, tra Hamas e ISIS, utilizzata da organismi governativi come la Direzione della diplomazia pubblica dell'Ufficio del Primo Ministro, ripresa anche da Emmanuel Macron all'inizio della guerra. Questa terminologia mira a equiparare Hamas all’archetipo più universalmente riconosciuto del fondamentalismo islamico rappresentato dall’ISIS, inquadrando così il conflitto di Israele con Hamas come uno scontro tra il mondo occidentale civilizzato, con cui Israele si identifica e che cerca di difendere, e il fondamentalismo jihadista, associato alla barbarie e alla violenza cieca. Le prove di questa strategia sono numerose ad esempio il discorso pronunciato il 30 ottobre 2023 da Netanyahu rivolto ai media stranieri:

"Oggi tracciamo una linea di demarcazione tra le forze della civiltà e quelle della barbarie. È un momento in cui tutti devono decidere da che parte stare. Israele si opporrà alle forze della barbarie fino alla vittoria. Spero e prego che le nazioni civilizzate di tutto il mondo sostengano questa lotta, perché la lotta di Israele è la vostra lotta."[6]

Il messaggio è stato ripetuto in quasi tutte le dichiarazioni televisive rilasciate dal premier quando ha parlato al fianco di un leader occidentale in visita in Israele nelle prime settimane della guerra. Ora possiamo porci una domanda cruciale: la Bibbia ebraica è realmente una raccolta di guerre e conflitti, o vengono selezionati solo alcuni estratti per legittimare la politica israeliana contemporanea? Qual era la concezione della guerra nel giudaismo prima della nascita dello Stato di Israele?


Cercheremo di rispondere a queste domande nel prossimo articolo.

 

[1] M. Avi, 31 October 2023. https://www.youtube.com/watch?v=BsqLvgi_udU. (Accessed: January 29, 2024)

[2] M. Avi, 14 November 2023. https://www.youtube.com/watch?v=6bkqn3eGEec (Accessed: January 29, 2024)

[3] Esther 3:8.

[4] Esther 4:16.

[5] Netanyahu, Benjamin, https://www.youtube.com/watch?v=yiC70H9Q58Q. (Accessed: January 31, 2024).

[6] Netanyahu, Benjamin. Statement by Prime Minister Benjamin Netanyahu to the Foreign Media.’ YouTube, 30 October 2023. https://www.youtube.com/watch?v=3Sqnxx81NCA. (Accessed: February 10,

2024)

Comments


Unisciti ai canali

  • Instagram
  • Facebook
  • Whatsapp
bottom of page