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Il premierato: un parto costituzionale ibrido e interamente all’italiana

Questa ennesima invenzione, da parte del governo Meloni - dopo l'approvazione della vituperata ed iniqua autonomia differenziata - del premierato all'italiana, oserei dire del tutto fantasiosa, risulta essere e fare scuola in negativo, nei manuali di impronta costituzionale, come una forma di governo ibrida rispetto alle variegate e conclamate forme di governo pure, con pesi e contrappesi, già ampiamente sperimentate, sul profilo storico, e considerate un valido sostegno alla vita istituzionale delle più grandi liberaldemocrazie europee e del mondo occidentale: il cosiddetto governo di tipo parlamentare e il presidenzialismo alla francese o all'americana.


Questa forma di governo ibrida e in statu nascendi, che, probabilmente, dovrà essere sostenuta da un referendum confermativo per diventare legge dello Stato italiano, sembra costituire o essere un parto di un ennesimo mostro di tipo costituzionale voluto e realizzato, sotto l'egida di Giorgia Meloni, da studiosi dal sapore un po' fantasioso; i quali mettendosi al servizio di questa maggioranza di governo - ma gli stessi studiosi avrebbero, alla stessa stregua, partorito il medesimo mostro anche se gli equilibri di questa maggioranza fossero stati diversi - hanno ritenuto opportuno creare qualcosa di talmente inusuale, all'insegna del più conclamato mainstream del pensiero maggioritario, pur di accontentare l'ispiratore o il padre putativo di questo progetto larvatamente costituzionale e dal sapore distopico. Il grande limite di questa forma di governo, a mo' di premierato, è dato dal fatto che la stessa non ha né la dote di flessibilità della forma di governo di tipo parlamentare - e questo perché potrebbe diventare Premier, in conseguenza del fallimento politico di quello indicato ed eletto dagli elettori, addirittura un'altra persona capace di godere della fiducia della stessa maggioranza di governo, ma senza aprirne la previa discussione di tipo parlamentare, così come si conviene in qualunque paese di natura democratica - né il pregio della forma di governo presidenziale - laddove se dovesse venire meno il capo dell'esecutivo ciò non implicherebbe, necessariamente, il venir meno del Legislativo, spesso eletto in modo del tutto autonomo o, come negli Stati Uniti d'America, con una calendarizzazione addirittura diversa rispetto alla elezione del Presidente della Repubblica federale.

Questa del premierato all’italiana richiederebbe, ovviamente, una modifica della carta costituzionale per poter introdurre l'elezione diretta del Premier e, quindi, l'utilizzo della cosiddetta procedura aggravata, anche se le modalità di elezione (soglia di ammissione bassa o alta, eventuali ballottaggi) sembrano essere rinviate ad una nuova legge elettorale e, quindi, alle calende greche. La cosa più mostruosa e deplorevole di questa finta e abnorme riforma è data dal fatto che in essa è addirittura previsto un limite di due mandati consecutivi e un terzo possibile - ecco la cosa mostruosa - se i primi due dovessero avere una durata inferiore ai fatidici 7 anni e 6 mesi. Inoltre non si è ben compreso se il Presidente della Repubblica, nel nominare i ministri su proposta del Premier possa anche revocarli. A chi spetterebbe il compito della revoca?

 

Ciò che invece risulta essere ben chiaro è dato dal fatto che il Premier, non già il Capo dello Stato, avrà l'esclusivo potere di sciogliere anticipatamente le camere, cosa, a mio modo di vedere, di una gravità inaudita: un parlamento al comando e al soldo del Premier. In più si è voluto porre fine e il fermo assoluto alla nomina dei nuovi senatori a vita, prerogativa spettante al Capo dello Stato e, quindi, al Quirinale. Sinceramente non se n'è compreso il motivo di un tale assurdo stop, peraltro privo della benché minima forma di rispetto e riguardo nei confronti del Presidente della Repubblica.

Non possiamo dunque, sulla scorta di quanto finora detto e sostenuto, che attendere la non auspicabile approvazione immediata - se ci sarà - di questa insana e deleteria riforma costituzionale, come appunto il Premierato che però, oserei dire fortunatamente, dovrà godere del voto favorevole di due terzi di entrambe le Camere, altrimenti se dovesse essere approvata, come io penso, con più del 50 percento ma meno dei due terzi di entrambe le Camere, bisognerà, inevitabilmente, che 500 mila cittadini, 5 Regioni oppure un quinto dei membri di una Camera del parlamento possano richiederne la conferma attraverso un referendum popolare.

 

In conclusione, da comune cittadino, non auspico e tantomeno vorrei che il paese Italia, nell'approvare questa modifica costituzionale, possa o debba trasformarsi né in una sorta di Israele rediviva - oggi amaramente pentita rispetto ad un modello costituzionale iniquo e privo di governabilità - che però ha saputo porre fine a questo scellerato, similare ed iniquo sistema di ordine costituzionale, né in buona parte dei paesi dell'Africa e del Sud America, paesi che hanno dato vita, in nome di tale legge truffaldina, alla concreta  possibilità di trasformare la tanto agognata democrazia in una sorta di presidenzialismo di tipo autocratico, capace di limitare, o addirittura annullare, qualsivoglia reale e concreto ruolo parlamentare, perché non è e non sarà mai l'elezione diretta di un Premier o di un Presidente, ancorché io condivida l'elezione diretta del Capo dello stato con poteri di governo alla francese, a sancire la conferma assoluta del principio di democraticità delle proprie istituzioni. Soltanto un parlamento autonomo, libero e una magistratura davvero indipendente da altri poteri dello Stato, costituiranno, ambedue, il cosiddetto certificato di garanzia in riferimento ad un corretto funzionamento di qualsivoglia istituzione di natura democratica.


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