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Il mito della Bellezza

Naomi Wolf ha scritto "il mito della bellezza" nel 1990. Oggi, dopo 35 anni, il suo testo è più attuale che mai. Alcuni passaggi mi hanno colpito particolarmente e mi hanno fatto riflettere sul rapporto che le donne hanno con il proprio corpo e la propria bellezza.

 

Social, media e pubblicità ci propongono modelli irraggiungibili e irrealizzabili e l'identità femminile è spesso ridotta a pura apparenza.

 

Le fotografie che accompagnano le parole di Naomi Wolf vogliono rimandare ad un'assenza di unicità, ad una dissolvenza dei tratti personali a favore di bellezze standard e omologate. Ma vogliono anche trasmettere il senso di angoscia e frustrazione che il mito della bellezza porta con sé.

 

"Il mito della bellezza ha ridefinito come principale valore sociale per la donna la conquista di una bellezza virtuosa, quando non ha più potuto essere la conquista di una vita domestica virtuosa. (...) La scarsa autostima fisica delle donne oggi non è tanto il risultato di una competizione sessuale quanto dei bisogni di mercato. (...) Il mito della bellezza genera scarsa autostima nelle donne e alti profitti per le aziende. L’ideologia della bellezza insegna alle donne ad avere scarso controllo e poche opportunità.

 

Le immagini delle donne sono riduttive e stereotipate. (...) Le riviste femminili, quando fanno un servizio su qualche celebrità che ha superato la sessantina, usano gli artisti del ritocco, cercano di “aiutare” le belle donne a sembrare più belle, cioè a non dimostrare la loro età. (...) Le riviste devono trasmettere l’atteggiamento secondo quale dimostrare la propria età è male, perché 650 milioni di dollari di entrate pubblicitarie provengono da persone che andrebbero in malora se fosse considerata una buona cosa dimostrare la propria età. (...) Cancellare l’età da un volto femminile equivale a sgretolare l’identità, la forza e la storia della donna."

 

Naomi Wolf - Il mito della Bellezza


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