Escalation silenziosa, la guerra che avanza tra le righe
- Davide Inneguale
- 1 giorno fa
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“Propaganda is to a democracy what the bludgeon is to a totalitarian state.
La propaganda è per una democrazia ciò che il manganello è per uno stato totalitario.”
Penso a questa frase di Noam Chomsky da giorni. La propaganda come strumento di consenso, come chiave per ribaltare la realtà, per trasformare l’aggressore in vittima, l’attacco in difesa. E non posso fare a meno di pensare a quello che succede in Medio Oriente, al genocidio perpetrato da Israele nei confronti del popolo palestinese e alla cosiddetta guerra preventiva contro l’Iran da parte dello stesso governo sionista.
Israele ha lanciato un attacco “preventivo” contro l’Iran, motivandolo come un atto di autodifesa, anticipando un’ipotetica minaccia nucleare poi smentita dai servizi segreti americani e dall’IAEA. Ma la realtà dei fatti, al di là della narrazione ufficiale, racconta qualcosa di diverso: un’operazione pianificata, un’aggressione che ha scatenato una reazione iraniana molto più strutturata del previsto. Missili, droni, cyberattacchi. Tel Aviv si è ritrovata a corto di respiro, costretta a chiedere aiuto a “mamma America” che ha di fatto salvato Israele dalla distruzione.
Mi chiedo: quanto ancora potrà reggere questo equilibrio così precario mentre sullo sfondo la guerra si espande tra silenzi e omissioni?

Intanto l’altro fronte, quello ucraino, si infiamma ancora. L’attacco alle basi aeree russe, il più massiccio condotto da Kiev dall’inizio dell’invasione, è qualcosa che non può essere ignorato. Decine di droni, profondità strategica colpita, danni ingenti. È un atto disperato per spostare l’inerzia del conflitto? O è un gesto calcolato per provocare una risposta?
Quello che temo è che l’Ucraina stia cercando di forzare la mano, di rendere la guerra così grande, così incontrollabile, da costringere gli alleati occidentali a passare da fornitori di armi a protagonisti diretti. Perché se la Russia dovesse rispondere con una controffensiva massiccia, con armi mai usate finora, con la sua superiorità aerea e missilistica, la pressione politica e morale sull’Europa e sulla NATO diventerebbe insostenibile. Si dovrà scegliere: o intervenire apertamente, o accettare la sconfitta sul campo di un alleato, con tutte le implicazioni che ne deriverebbero.
Siamo a un bivio nella storia, dove le decisioni prese da pochi oggi possono trascinare milioni di persone in un’escalation che nessuno sembra voler fermare. E intanto la propaganda lavora: ci raccontano chi sono i buoni e chi i cattivi, ci guidano dove serve il consenso, investono in armi a discapito di sanità e istruzione, ci preparano ad una guerra che forse è già cominciata, ma ancora non ce ne siamo accorti.