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Da Bruxelles al ritorno in Puglia per onorare un patto con la sua terra. Un’intervista all’ex Eurodeputata Rosa D’Amato

Eccola lì, dal Parlamento Europeo la ritrovo in una sera umida di fine ottobre in una piazzetta della nostra città, dove è stata organizzata una manifestazione da un comitato cittadino. Tutti la salutano e lei si preoccupa di trovare il tempo per scambiare due parole con tutti. Mi stava aspettando, sono una ritardataria. Non le faccio domande, la ascolto. Mi gusto le sue parole che scorrono rapide, le sue associazioni mentali velocissime tra Bruxelles, Roma, Bari e Taranto. Le domande le avrei inviate poi, le preparo e gliele invio via WhatsApp di notte, e Rosa come sempre velocissima e sempre disponibile, risponde.

Rosa D’Amato - immagine dal profilo Facebook
Rosa D’Amato - immagine dal profilo Facebook

Dall'Europarlamento al Consiglio regionale. Te ne volevi andare da Bruxelles perché non ti piaceva la moquette del tuo ufficio?


In effetti sono un soggetto allergico e non mi piace la polvere di Bruxelles e del Parlamento Europeo dei lobbisti e della corruzione. Scherzi a parte ho dato tutto il possibile, è un lavoro comunque gratificante quello di legiferare per il bene comune e ho dato una mano alle elezioni europee 2024 ad Alleanza Verdi Sinistra portando circa 16.000 voti. Penso che sia arrivato il momento di un’attività politica più fattuale e verificare come le politiche varate a Bruxelles vengano messe in pratica a livello locale.


In Europa hai imparato la capacità di mediare senza svendersi, come insegna il famoso compromise amendment. In Puglia — come in gran parte della politica italiana — manca ancora questa cultura del confronto. Cosa vorresti portare della tua esperienza europea nell'amministrazione regionale?


Infatti mi rendo conto che qui in Puglia mancano spesso la cultura e il rispetto delle tempistiche di comunicazione: dagli orari alle date dei consigli regionali, fino ai termini di consegna dei documenti. Questo impedisce ai decisori politici di disporre del tempo necessario per una consultazione adeguata e tempestiva. Mancano momenti di confronto fattuali, che non siano propaganda, e soprattutto manca la trasparenza. Bisognerebbe imparare dal Parlamento Europeo, dove i documenti sono pubblici, arrivano per tempo salvo casi di emergenza, e pensare che a Bruxelles c'è il problema della traduzione tant'è che capita di lavorare direttamente in inglese per accorciare i tempi, un problema che al Parlamento Italiano e nelle regioni non c'è. In Italia non esiste un registro delle lobby mentre in Europa c'è l’obbligo di registrare e informare chi si incontra quando ci si incontra e per quale motivo.


Alle ultime elezioni europee l’Alleanza Verdi–Sinistra ha avuto un grande riscontro. Hai spesso parlato dei giovani italiani all’estero: perché, nonostante varie proposte legislative, l’Italia non ha mai avuto il coraggio di modernizzare il voto, tagliando di fatto fuori milioni di elettori che vivono in Europa?


Qualcuno diceva: ‘A pensar male degli altri si fa peccato…ma spesso si indovina’. Sappiamo bene che il voto dei fuorisede è più colto e consapevole. I fuorisede sono persone che hanno conosciuto altre esperienze e che quindi si rendono conto delle potenzialità della propria terra e votano secondo quelle prospettive positive che hanno visto realizzate altrove. Questa riforma non si fa probabilmente perché non conviene a qualcuno. Nell’era della digitalizzazione si può e si deve assolutamente fare o quantomeno durante le votazioni si deve agevolare il rientro dei votanti. C'è una proposta di legge di iniziativa popolare che bisogna portare avanti. Ricordo che, per votare ai referendum, il procedimento avveniva in modo analogico: le schede venivano spedite per posta ai cittadini italiani residenti all’estero, i quali dovevano poi votare e rispedirle. Sappiamo che queste cartelle venivano sottratte a monte e rispedite in blocco da ‘ignoti’ quindi voti dirottati in maniera illegale.


A proposito di spopolamento ed emigrazione: Taranto ha perso quasi 50 mila abitanti negli ultimi quarant'anni. La Puglia ne ha perso centinaia di migliaia. Cosa si può fare per invertire la rotta? I fondi europei possono essere una risorsa concreta per costruire un modello alternativo all'emigrazione?


Sì, il sud, è attanagliato dal fenomeno dello spopolamento e anche dal brain-drain e non ha un’università all’altezza e un’imprenditoria indipendente che colloquia con la ricerca da questi frutti. I fondi europei possono aiutare come hanno fatto nel nord-est d’Italia, ma questo non si riesce a fare nel Mezzogiorno che era e rimane regione meno sviluppata perché i fondi europei sono utilizzati come sostitutivi dei fondi nazionali, quando dovrebbero essere un supporto agli stessi. Inoltre c’è il problema atavico dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP); se non ci si mette alla pari in tutt’Italia con i LEP e poi con i fondi europei si cresce, non risolveremo mai il problema. Provai a esprimere questo concetto in Commissione alla Commissione Europea  dicendo che il problema del Mezzogiorno d’Italia e la prima riforma che bisognava chiedere all’Italia era quella dei Livelli Essenziali delle Prestazioni.


Parliamo di coalizioni. Quali sarebbero i cinque punti su cui potreste lavorare con Decaro se veniste eletti?


  1. Il nostro programma pretende una sanità pubblica digitalizzata così da non permettere favoritismi nelle liste di attesa, una sanità che limiti le intramoenia.

  2. Una gestione dei rifiuti che blocchi nuovi impianti nei territori già compromessi a livello ambientale e sanitario; una gestione pubblica, che aumenti la differenziata, riciclo e riuso. STOP agli inceneritori.

  3. Investimenti che mirino a incentivare la nascita di una nuova classe imprenditoriale atta a incoraggiare nuovi investitori ed investimenti nella green e blue economy.

  4. Potenziamento dei trasporti su rotaia in Puglia e da e per la Puglia col resto dell'Italia. 

  5. Politiche Giovanili.


Com'è Taranto senza l'ILVA? Il polo ingegneristico di Grottaglie-Taranto e la biologia marina si possono trasformare in nuove realtà innovative di ricerca?


Una Taranto senza ILVA e senza dubbio una città che respira una città che cessa di essere inquinata e deve attuare le bonifiche con la decontaminazione dei territori e del mare. Sicuramente un polo ingegneristico come Leonardo e Vestas che, in sinergia con le università, possono sostenere una reale riconversione economica e produttiva. Senza università solide e dinamiche, infatti, non ci potrà essere alcuna riconversione duratura. La facoltà di Scienze Ambientali, che lavora sulla blue economy e il nascente con l’incubatore “Faros”, devono essere messi nelle condizioni di sviluppare una nuova cultura della sostenibilità. Sta a noi sovvenzionarle ma anche controllarle affinché questi progetti non siano solo conferenze stampa e taglio di nastri.


C 'è bisogno di sinergie pubblico-privato. Le ZES rappresentano un'opportunità?


I giovani e gli imprenditori che hanno creato imprese in maniera innovativa devono essere supportati, penso a progetti importanti come bioERGOtech[1] e Calliope. Per questo la proposta di un incubatore/acceleratore pubblico aperto e gratuito credo che sia fondamentale su un territorio come Taranto. Le ZES erano nate per essere uno strumento di rilancio mirato, ma l’estensione indiscriminata a tutto il Sud ne ha indebolito l’efficacia. Così facendo, si sono penalizzati proprio quei territori — come Taranto — che avrebbero avuto più bisogno di interventi concentrati e di politiche realmente differenziate.


Taranto si affaccia sul golfo che porta il suo nome e sul Mediterraneo, eppure manca di infrastrutture all’altezza della sua posizione geografica e commerciale. Come si può colmare questo divario?


La questione delle infrastrutture e quindi del trasporto, in primis su rotaia, è un problema importante. Siamo sempre più scollegati a favore di Bari e di Lecce. Insieme alla Lucania dobbiamo fare rete per invertire questa tendenza. Sta alla politica e chi sarà eletto in Regione Puglia far rispettare questo impegno.


Abbiamo un porto dalle dimensioni abnormi ma poco sfruttato se non per il petrolio e l’acciaio. Abbiamo alcune banchine che sono bloccate. Dobbiamo sviluppare una retroportualità e va fatto anche con investimenti importanti in termini di accordi commerciali.


Per quanto riguarda gli aeroporti, la questione importante dell’aeroporto di Grottaglie a cui hanno dato esclusivamente una vocazione industriale (cargo) bisognerà fare investimenti importanti, cioè sul diritto alla mobilità, ma nel frattempo dovremmo trovare una compagnia che voglia investire su Taranto, e al contempo è importante che i collegamenti da e per gli aeroporti di Bari e Brindisi siano assicurati più volte al giorno.


A proposito di Mediterraneo: sul lungomare di Taranto sotto la statua dei marinai è stato inserito il pannello con il conto alla rovescia per i Giochi. Saranno un’opportunità per la città?


I Giochi del Mediterraneo vanno realizzati, e vanno realizzati bene. Ma la vera sfida inizierà dopo: capire quale sarà il destino delle infrastrutture che nasceranno, opere di grande valore e con un impatto non solo ambientale, ma anche economico e sociale.


Sarà fondamentale creare attorno a queste strutture un circuito stabile di attività culturali e sportive, affinché continuino a vivere nel tempo e non diventino l’ennesimo esempio di “cattedrali nel deserto”. Taranto deve ambire a diventare un polo sportivo di riferimento, capace di ospitare nel futuro competizioni nazionali e internazionali.


Perché la Puglia dovrebbe candidarsi a essere il laboratorio del Sud?


La Puglia, la terza regione più popolosa del Mezzogiorno e, in termini di PIL, una delle più rilevanti. In Europa viene spesso definita la “Florida dell’Europa del Sud”. Oggi la Puglia deve tornare a essere padrona del proprio destino e ritrovare una nuova primavera: un riscatto culturale, industriale (in chiave green), economico e infrastrutturale. È un territorio che possiede già le basi per farlo: un laboratorio vivo, non si parte da zero.


E infine: perché i cittadini pugliesi dovrebbero votare per l’Alleanza Verdi–Sinistra?


In questo panorama politico, questa alleanza politica, questo connubio tra giustizia ambientale senza la quale non può esserci giustizia sociale, è unico nel panorama politico italiano. È una forza politica libera che è attenta all’ambiente, alla salvaguardia degli ecosistemi, ai cambiamenti climatici e alla tutela dei lavoratori. È importante o una forza di sinistra coerente soprattutto in questo momento, e ci siamo noi di Alleanza Verdi Sinistra.


In bocca al lupo Rosa perché il potere non è un sostantivo maschile, ma un verbo all’infinito da coniugare insieme.

[1] bioERGOtech specializzata in dispositivi innovativi e AI per dispositivi medici e Calliope una piattaforma di IA Aper la salute pubblica cittadina.

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