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A Sanremo non si canti la violenza sulle donne

Le polemiche suscitate nello scorso mese di dicembre per la partecipazione di Tony Effe al concerto di fine anno promosso dal Comune di Roma, motivate dai testi delle sue canzoni violenti e misogini  comportò che gli organizzatori ne annullassero l’esibizione. Agli inizi del mese di gennaio, alla notizia che lo stesso cantante partecipasse al Festival di Sanremo è stata divulgata sui social una lettera aperta, promossa dalla rete femminista Dichiariamo, in cui si poteva leggere che Tony Effe avallasse “con la violenza, l’insulto e la minaccia l’ingiustizia alla base della società: il disprezzo per le donne” e che la sua partecipazione alla manifestazione canora stava a significare che si dovesse prendere “atto che l’odio per noi donne è ancora considerato un problema minore, di maleducazione”.

Tony Effe - Immagine da Facebook
Tony Effe - Immagine da Facebook

Nello stesso arco temporale si è assistito ad una vera e propria opera di “ripulitura” del rapper ad opera di molti media che hanno pubblicato articoli al suo riguardo alquanto particolari. In essi si scriveva come si fosse pagato gli studi in una scuola paritaria, con i soldi guadagnati lavorando in qualche film, oppure si specificava che ai tempi odierni studi privatamente l'italiano, precisando che l'ultima analisi del testo l'abbia svolta su di una poesia di Umberto Saba. Chicca delle chicche si portava a conoscenza dei lettori che, quando era venuto a sapere che lo avevano escluso dal concerto di Capodanno, si fosse messo a piangere.

 

Probabilmente tali articoli erano dettati dalla volontà di fare comprendere al futuro pubblico festivaliero che Tony Effe fosse titolato a calcare il palco di Sanremo, perché in fondo non era “un cattivo ragazzo”, di modo che non ne risultasse penalizzata la sua canzone al momento delle votazioni. Una sistematica narrazione di questo tipo si accompagnava alle precedenti dichiarazioni del direttore artistico del festival di Sanremo, Carlo Conti, che al proposito della canzone presentata per la manifestazione canora aveva dichiarato che  “Il brano di Tony Effe spiazzerà tutti, lascerà a bocca aperta per mille motivi”.

 

Sembrava conseguentemente chiuso lo scontro su Tony Effe con tali parole rassicuranti, senonché di questi ultimi giorni è l’insorgere di un nuovo fronte di polemica. Si è appreso dagli organi di stampa che Fedez, canterà in duetto con Marco Masini una canzone di quest’ultimo, ossia Bella stronza. Se non la si rammenta, si precisa che in essa sono presenti le seguenti parole  "Mi verrebbe da strapparti quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte finché viene domattina.

Pagina Facebook - Spettacolo Fanpage
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Ma di questo nostro amore così tenero e pulito non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza. E allora ti saluto bella stronza eh”. È pur vero che nel prosieguo della canzone lo stupro non viene narrato come svoltosi, per un atto di responsabilità del protagonista, ma comunque era stata pensato dal protagonista del brano musicale.  

 

Questa canzone è datata al 1995, quando il tema della violenza maschile sulle donne non era attenzionato così come nell’ ultimo decennio, ragione per la quale un testo del genere non dovrebbe essere riprodotto e cantato in un festival finanziato anche con soldi pubblici. Se invece fosse riproposto nella sua versione originale cadrebbe nel ridicolo l'impegno che le istituzioni pubbliche del Paese mettono in campo per contrastare e tentare di debellare la violazione maschile sulle donne. Carlo Conti, da direttore artistico scelto dalla Rai che vive del canone pubblico, dovrebbe esercitare il proprio ruolo al meglio, ossia esercitare una moral suasion sia su Fedez che Marco Masini affinché il testo sia modificato con strofe inedite, lasciando semmai al suo autore il compito di seguire il ritornello.

Greta, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
Greta, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

Diversamente avrebbero proprio ragione le donne della rete femminista Dichiariamo, allorché nella loro lettera aperta, firmata da centinaia di sottoscrittrici, rimarcano che  in un Festival “gestito dal servizio radiotelevisivo pubblico (RAI) che lo scorso anno è arrivato a 15 milioni di persone gli artisti devono avere la massima libertà di espressione anche quando è scomoda per qualche potente, ma altro è sfidare il potere e altro è accanirsi su chi il potere lo subisce”, ossia le donne. Consentire la scelta di Bella stronza già di per sé è stata un’opzione deprecabile, almeno si cerchi di ridurre al meno possibile il danno. Altrimenti la direzione artistica del Festival di Sanremo si renderà corresponsabile di veicolare al pubblico messaggi violenti e sessisti, per nulla consoni ad un manifestazione canora che viene sostenuta con finanziamenti pubblici.

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