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Sanremo: l’attesa

Inutile negarlo: la stagione televisiva ruota intorno Sanremo, e, per quanto ci siano i detrattori e coloro che vogliono far credere che a loro non interessa, alla fine tutti cadono nel vortice. Perché è impossibile restarne fuori, fosse anche solo per criticare. E così in trepidante attesa già mesi prima, già dai primi annunci del nuovo-vecchio conduttore e direttore artistico si sono iniziate a sprecare pagine di giornale, meme sui social, articoli sui quotidiani on-line e immancabilmente trasmissioni televisive che si nutrono di Sanremo e lo spremono fino all’ultima goccia. E, con l’ascolto della stampa, inizia anche il toto-vincitore.

Carlo Conti Sanremo 2025
Dalla pagina di Facebook di Sanremo 2025 Fan

L’eredità di Amadeus

 

Partiamo da cosa lascia in eredità Amadeus. Sicuramente la struttura del festival di Amadeus ricorda la forma di un carrozzone a tratti disorganico con tempi lunghi e dilatati e incursioni a volte imbarazzanti (pensiamo alle gag con il seppur talentuoso Fiorello). Guardando invece un po' più a fondo è stato sicuramente coraggioso, dando spazio a diverse tematiche politiche e sociali e riuscendo a far emergere cantanti di nicchia sconosciuti fino a pochi anni fa al grande pubblico come La rappresentante di lista o Colapesce e Dimartino. Ma la vera rivoluzione è stata quella generazionale: Amadeus è riuscito a mettere la musica nelle mani di un pubblico fatto fondamentalmente di giovani, che molto più dei loro genitori o dei loro nonni, rappresentano ora i destinatari principali della kermesse canora. E questo risultato Amadeus lo ha portato a casa sia con alcune mosse furbe ma strategicamente vincenti come il consentire un ampio spazio al Fantasanremo (parere personale: indigeribile) sia con scelte musicali attuali invitando artisti come Måneskin, Mamhood, Tananai, Geolier che rappresentano il reale gusto dei giovani ascoltatori.

Amadeus - Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons
Amadeus - Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons

 

Cosa raccoglie Carlo Conti di questa eredità?

 

Le prime dichiarazioni del nuovo presentatore sui temi delle canzoni hanno lasciato presagire un ritorno indietro, perché le tematiche sociali resteranno fuori, prediligendo i temi della famiglia e dei rapporti personali. Affermazione che sembra essere stata fatta per mettere le mani avanti col governo, che nelle passate edizioni ha apertamente criticato le tematiche trattate, evitando almeno nella prima fase la scia di polemiche che sulla distanza sicuramente ci saranno. Temi sociali lasciati fuori almeno sulla carta, vedremo poi se qualche ospite o cantante vorrà dire la sua su qualche argomento sensibile. Inoltre, il conduttore ha anche affermato che ci sarà meno spazio per i monologhi (deo gratias) e quindi anche in questo caso meno possibilità di pestare i piedi a qualcuno. Sicuramente, quindi, con Conti un piccolo passo indietro è prevedibile, ma nemmeno si ritornerà ai festival degli anni ‘90 o, peggio, della prima decade del 2000. Conti è un navigato presentatore e sa benissimo che non gli conviene guardare troppo indietro cancellando la strada musicale tracciata. Tenendo ben presente il percorso intrapreso da Amadeus, il direttore artistico di quest’anno ha inserito una variegata tipologia di cantanti per tutti i gusti, un fritto misto di generi e personaggi.  Basterà per avere anche varietà musicale? Leggendo le prime impressioni sulle canzoni ascoltate in anteprima dalla stampa c’è ben poco da sperare. Ma si sa, il primo ascolto conta poco, bisognerà vedere nei giorni a seguire. Una cosa di cui Conti si era inizialmente fatto portatore era stata la durata ridotta del festival, ma con trenta cantanti in gara sarà difficile terminare prima dell’una di notte. Ecco, di questo aspetto dei festival di Amadeus ne avremmo fatto volentieri a meno.

Dalla pagina di Facebook di Le corde della musica
Dalla pagina di Facebook di Le corde della musica

L’annuncio dei co-conduttori e dei superospiti

 

L’ormai annosa piaga dei co-conduttori purtroppo non manca nemmeno quest’anno. Almeno non esistono più le vallette bionda e mora ed è già un passo avanti. Conti qualche giorno fa al Tg1 ha annunciato alcuni nomi che lo affiancheranno nella lunga kermesse: sulla prima sera rimane ad oggi il mistero dei due amici, pur in un susseguirsi di ipotesi e smentite. Ricordiamo per la seconda serata Bianca Balti, definita da Conti una “guerriera”, utilizzando quel gergo militare tanto caro per descrivere chi combatte con una malattia, quota trash con Malgioglio, che fu proprio Conti a rilanciare come personaggio televisivo in un’edizione del programma i Raccomandati ormai vent’anni fa, e per finire Nino Frassica che dovrebbe portare un po’ di sano humor sul palco. La terza serata, la più inutile e lenta, sarà caratterizzata da un trio femminile, di cui però a mio avviso potevamo fare a meno (spero di essere smentita): Elettra Lamborghini, Katia Follesa e Miriam Leone. La coppia più azzeccata è quella che accompagnerà la serata che si preannuncia più interessante e che da quando è stata istituita regala più emozioni: Mahmood-Cucciari per la serata delle cover. La finale, con un tocco più istituzionale, invece sarà condotta con Cattelan e Marcuzzi. L’importante sarà il non avere il pippone pedagogico. Sono delle ultime ore gli annunci sui primi ospiti (ad oggi in cui scriviamo): Jovanotti la prima sera e Damiano David dei Måneskin per il secondo appuntamento.

Ed è qui che Conti si gioca la carta Amadeus ricordando il successo di Jovanotti in duetto con Morandi due anni fa e i Måneskin di fatto lanciati a livello mondiale nell’anno del festival a porte chiuse. Annunci dati col contagocce giorno dopo giorno, come una medicina che a grandi dosi fa male e può creare dipendenza, ma siamo tutti qui ad aspettare (e a scriverne) ed è questo masochismo con cui seguiamo il susseguirsi delle notizie, delle smentite, delle polemiche che ci nutre ed in un certo senso ci rassicura. Perché cambieranno la musica, i presentatori, i co-conduttori, i super ospiti italiani e internazionali, ma noi saremo sempre lì, perché Sanremo è Sanremo.

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