Paesi “sicuri”
Il governo italiano ha ampliato la lista dei Paesi che ritiene “sicuri” per i migranti, perché, se provieni da un Paese sicuro, ti potrà essere negata la protezione internazionale e quindi potrai essere deportato al nuovo campo di detenzione in Albania, in attesa di conoscere una sorte senza diritti.
L’obbiettivo del provvedimento è di evitare l’applicazione del diritto internazionale in materia di protezione e asilo, in particolare per molti migranti provenienti da Paesi come il Bangladesh e l’Egitto (un Paese “sicuro” in cui Giulio Regeni fu torturato fino alla morte).
Poi, per eliminare il problema dal territorio italiano, il governo Meloni ha pensato bene di costruire campi di detenzione in Albania, per “accogliere” le persone soccorse in mare da navi militari italiane.
La spesa e lo spreco
L’accordo tra l’Italia e l’Albania in materia di migrazioni prevede la costruzione, manutenzione e gestione di questi centri con le seguenti previsioni di spesa:
653 milioni di euro in 5 anni per la gestione;
95 milioni di euro per il noleggio delle navi;
quasi 8 milioni di euro per le polizze di assicurazioni sanitarie per operatori italiani in missione all’estero;
252 milioni di euro per le trasferte dei funzionari del ministero dell’interno, della giustizia e della salute;
per un totale complessivo di mille e 8 milioni di euro di pura propaganda, ai quali si dovrà aggiungere il costo per riportare i malcapitati in Italia per l’eventuale rimpatrio, benché non esistono proprio tali accordi bilaterali con molti dei Paesi d’origine.
Inizia male
Mercoledì 16 ottobre (dopo due ulteriori giorni di navigazione), il primo viaggio della nave Libra trasporta 10 bengalesi e 6 egiziani, intercettati in mare la notte di domenica 13 ottobre. Solo che devono tornare indietro i 3 minorenni nel gruppo e 2 persone per motivi di salute. Il costo di questo singolo viaggio da Lampedusa verso l'Albania per poi fare ritorno in Italia, secondo Il Fatto Quotidiano sarebbe tra i 250 e 290 mila euro, per portare 12 persone.
E finisce peggio
Il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del Centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania. Quindi andranno tutti riportati in Italia!
Anziché l’accoglienza diffusa
Ecco come l’Italia dà lezioni all’Europa su come calpestare il diritto all’asilo. «Con i suoi profili di dubbia legittimità e praticabilità, questo accordo vuole solo perseguire una strategia violenta di disumanizzazione delle persone migranti, contribuendo a diffondere questo messaggio all’opinione pubblica: le persone non devono spostarsi, non ne hanno diritto, non li vedrete qui. Anziché migliorare il sistema di accoglienza e puntare alla coesione sociale, si punta a criminalizzare le migrazioni. Le vicende di questi ultimi giorni, dimostrano come si tratti di pura propaganda» sottolinea la direttrice di Refugees Welcome Italia, Fabiana Musicco.
Particolarmente preoccupante è la gestione extra-territoriale di detenzione in uno Stato al di fuori dell’Unione europea. I richiedenti asilo potrebbero essere sottoposti a detenzione prolungata e ad altre violazioni dei diritti umani, in mancanza di un effettivo controllo da parte delle autorità italiane.
Le migrazioni sono ormai un fenomeno strutturale, da governare attraverso politiche basate sul rispetto del diritto internazionale e del diritto europeo. Solo attraverso l’accoglienza e la piena cittadinanza, come auspica anche il Presidente della Repubblica, possiamo costruire una società più giusta e solidale, dove ogni individuo possa vivere con dignità e rispetto. La democraticità di un Paese non si misura attraverso la permeabilità dei suoi confini, ma dalla capacità di tutelare i diritti, senza discriminazioni.
Secondo la portavoce del Forum Terzo Settore, Vanessa Pallucchi: «lo sforzo, anche economico, che l’Italia sta portando avanti sarebbe dovuto andare, a nostro avviso, in tutt’altra direzione, ovvero in un sistema di accoglienza diffuso e strutturato su tutto il territorio nazionale, che offra reali strumenti di integrazione alle persone migranti e quindi anche la possibilità di rappresentare una risorsa per il nostro Paese.»