Mattoncini e miraggi: la grande commedia della deportazione
- Ilenia D’Alessandro
- 3 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Sia Donald Trump che Giorgia Meloni hanno trasformato la gestione delle persone migranti in uno dei cavalli di battaglia della loro politica, con un mix di orgoglio e bassezza comica che merita attenzione. Entrambi condividono una visione decisamente nazionalista che vuole ridurre drasticamente i flussi migratori ma, il modo in cui la affrontano, è tanto spettacolare quanto, a tratti, surreale.

Trump, con la sua iconica promessa del "Muro" al confine con il Messico, ha immaginato un'America protetta da una barriera fisica contro un'invasione che appartiene più alla sua retorica che alla realtà. Dietro il muro, però, si nascondeva la vera anima della sua politica: l'espulsione, il respingimento e un trattamento di disprezzo verso le persone migranti.
Dall'altro lato dell'Atlantico, Giorgia Meloni ha preso il concetto di "protezione" e lo ha adattato alla sua visione sovranista per l'Italia. La sua strategia non è tanto quella di costruire muri fisici ma di alzare barriere burocratiche e legali che rendano difficile ogni passaggio di confine. Però, a sorpresa, “il presidente” (a detta sua) Giorgia Meloni ha sfoderato un’idea ancora più ambiziosa: la deportazione delle persone migranti “irregolari” verso l'Albania. Non una semplice destinazione, ma un centro d’accoglienza (ancora a detta sua) che, per non dire altro, ha il fascino di un campo di prigionia. L'idea dei trasferimenti in Albania, dipinta inizialmente come una soluzione innovativa e pragmatica, si è scontrata con la dura verità in quanto la promessa di un "accordo" tra i due paesi si è trasformata in una parodia.
La deportazione, infatti, si è rivelata una delle tante promesse non mantenute: l'idea di "spostare" queste persone in Albania si è scontrata con la resistenza, non solo dell'Europa, ma anche dell’Albania stessa che ha presto capito che accogliere centinaia di migranti sotto forma di “prigionieri” non fosse esattamente il business plan più brillante. E mentre il governo italiano, con Meloni in prima linea, continua a insistere su questa strategia, la realtà resta quella di un palese fallimento, con le persone migranti che restano in Italia e l'Albania che, ironicamente, si sottrae sempre più a un accordo che sembrava già un atto di pura pantomima geopolitica.
Se il "Muro" di Trump ha almeno avuto una tangibilità, seppur controversa, il piano di deportazione verso l'Albania resta un’esercitazione di puro populismo, una trama che sembra più una soap opera scadente piuttosto che una politica concreta.
In sintesi: mentre Trump impila mattoncini Meloni gioca a fare la stratega, senza neppure rendersi conto che, alla fine, quelle persone saranno sempre lì, tra l'Italia e l'Europa, come spettatori di un dramma che non trova fine.