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Legittima difesa

Il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione annuale per il 2025 sull’attuazione della politica di sicurezza e difesa comune, con 399 voti a favore, 198 contrari e 71 astenuti. Il risultato ha confermato le divisioni tra i partiti italiani sulla gestione degli investimenti in difesa. Il Partito Democratico (PD) promuove una linea filo-europeista, puntando a una difesa comune, mentre il Movimento Cinque Stelle (M5S) abbraccia una posizione più pacifista, preoccupato dall’atmosfera bellicista che si respira nel continente.

 

Il PD ha sostenuto la relazione nella sua interezza, ma si è opposto all’emendamento 19, che accoglie favorevolmente il piano "ReArm Europe" proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Fanno eccezione Pina Picierno, vicepresidente dell’Europarlamento, Giorgio Gori ed Elisabetta Gualmini, che hanno votato diversamente. La scelta era stata anticipata dal capodelegazione Nicola Zingaretti: "Nella fase emendativa, ribadiremo la nostra richiesta di un radicale cambiamento delle proposte di riarmo di Ursula von der Leyen e voteremo contro gli emendamenti che ne ripropongono l’indirizzo". Una posizione in linea con la leader Elly Schlein, contraria alla corsa al riarmo dei 27 paesi dell’Unione, ma favorevole a una difesa europea condivisa.

 

Il M5S, invece, ha respinto il rapporto, ritenendo gli investimenti in difesa meno prioritari rispetto a quelli per il welfare, in crisi in Italia. Giuseppe Conte ha commentato sui social: "Una follia dietro l’altra. Oggi il Parlamento europeo ha detto sì a un rapporto che include un emendamento di benvenuto al piano 'ReArm'". Per Conte, si tratta di un progetto pericoloso, che avvantaggerebbe la Germania a scapito dell’Italia, anche se il motivo di questo squilibrio resta implicito.

 

Anche la maggioranza di governo si è divisa: Forza Italia ha votato a favore, la Lega contro, Fratelli d’Italia si è astenuta. Questa frammentazione preoccupa gli elettori, che su un tema delicato come la difesa si trovano di fronte a una coalizione incapace di agire in modo compatto.

 

In un contesto internazionale critico – con la guerra in Ucraina che continua a mietere vittime e il Medio Oriente a rischio destabilizzazione per la rivalità tra Israele e Iran, dove gli Stati Uniti spostano equipaggiamenti militari per fare pressione su Teheran – tale incoerenza nazionale alimenta timori. Sembra che i politici italiani fatichino a riconoscere che le relazioni tra stati si fondano su rapporti di forza e strategie precise. O forse temono la situazione globale, rendendo le loro scelte drammaticamente inconcludenti.

Giellefire, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Giellefire, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

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