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La Complessa Narrativa dell'Immigrazione in Italia. Guerra Ideologica o Sfida dell'Integrazione?

Il dibattito sull'immigrazione in Italia è continuamente condizionato da una guerra ideologica battuta sul campo della propaganda tra opposte fazioni: da una parte, coloro che propendono per la chiusura dei porti e restrizioni severe sull'immigrazione, dall'altra coloro che abbracciano un approccio più aperto e inclusivo. Questo conflitto ha portato alla creazione di leggi discutibili, come la Bossi-Fini, che hanno reso l'immigrazione clandestina la norma, senza affrontare il tema dei flussi migratori regolari. La sinistra, dall'altra parte, ha spesso promosso l'idea dell'integrazione a tutti i costi, trascurando le legittime preoccupazioni legate all'identità e alla sicurezza.

© European Union, 2024, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Vi è tuttavia un sottotesto legato ai flussi migratori così leggibile da passare inosservato, per il principio secondo la quale “se vuoi nascondere una cosa bene devi metterla in bella vista”. La presenza della religione musulmana in Italia suscita ancora timori e perplessità.  Diversi dibattiti e discussioni sono all’ordine del giorno, specialmente in relazione all'integrazione degli immigrati provenienti da paesi a maggioranza musulmana e alla gestione delle pratiche religiose all'interno della società del nostro Paese.

 

Attualmente, l'Italia ospita una comunità musulmana diversificata, composta da immigrati di prima e seconda generazione, nonché da convertiti italiani (le stime sul numero di musulmani variano, ma pare che siano diverse centinaia di migliaia).

 

Le relazioni tra le istituzioni italiane e le organizzazioni musulmane sono spesso complesse. Mentre alcune organizzazioni musulmane hanno cercato di stabilire un dialogo costruttivo con il governo e altre istituzioni, ci sono stati anche casi di tensioni e conflitti, specialmente in relazione alla regolamentazione delle pratiche religiose, come il velo, e alla promozione di valori religiosi in contesti pubblici, come nelle scuole.

Soumahoro Boubakar - Greenbox, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

A tal proposito, nelle scorse settimane è stata presentata alla Camera una proposta di legge volta a riconoscere la festa della fine del Ramadan a effetti civili. L'iniziativa, promossa dal deputato Aboubakar Soumahoro, attualmente facente parte nel gruppo Misto, giunge in seguito a diverse discussioni riguardanti questo argomento e amplificate dalla recente vicenda della scuola di Pioltello, l'Istituto Comprensivo Statale "Iqbal Masih" nel Milanese, che ha deciso di chiudere le lezioni lo scorso 10 aprile in occasione del termine del Ramadan. È interessante notare che la scuola in questione è composta per il 40% da studenti musulmani.

 

Tale dato, in sé, non sembrerebbe particolarmente strano. Tuttavia, la notizia ha suscitato un considerevole dibattito tanto da richiamare l'attenzione del ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, il quale ha dichiarato di voler approfondire la questione. Ed ecco la miccia che ha reso divampante un acceso dibattito politico, portando l'associazione Moschea Essa a organizzare la celebrazione presso l'Associazione Culturale El Huda, anziché utilizzare lo spazio comunale concesso. In seguito, il presidente dell'associazione islamica, Mohamed Pietro Danova, ha spiegato che, onde evitare ulteriori polemiche, hanno deciso di mantenere la calma riunendo uomini e donne nello scantinato del centro culturale.

 

Danova ha anche evidenziato l'importanza dell'integrazione a scuola elogiando il rapporto consolidato tra gli studenti di diverse origini. Inoltre, durante le discussioni sulla legittimità della delibera del consiglio della Masih, Danova ha dichiarato che non ha percepito tensioni nella comunità citando la Costituzione Italiana in risposta alla posizione del ministro dell'Istruzione Valditara.

Iqbal Masih (Muridke, 1983 – Muridke, 16 aprile 1995) è stato un bambino operaio e attivista pakistano, diventato un simbolo della lotta contro il lavoro minorile. Assassinato il 16 aprile 1995 - Aneladgames, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

In merito alla vicenda dell'istituto Iqbal Masih di Pioltello, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato l'importanza dell'educazione alla reciproca comprensione, soprattutto tra i giovani, invitando a fare riferimento al messaggio di pace proveniente dalle diverse religioni. In occasione della conclusione del mese di Ramadan, Mattarella ha inoltre espresso solidarietà per le sofferenze e i lutti che colpiscono civili innocenti in varie parti del mondo, compreso il Medio Oriente.

 

Ma torniamo alla proposta di legge di Soumahoro denominata “Norme per l'istituzione della festività di rottura del digiuno di Ramadan”, essa è in fase di elaborazione e pare contemplare un unico articolo che stabilisce quanto segue: “il giorno successivo alla ricorrenza religiosa della festa della rottura del digiuno di Ramadan, celebrata secondo il calendario islamico, è riconosciuta festività agli effetti civili”. L’iniziativa del deputato ha ricevuto approvazione da parte di numerose associazioni islamiche, le quali vedono in essa un passo importante verso il riconoscimento della cultura e delle tradizioni musulmane in Italia. Tuttavia, ha anche suscitato molte critiche da parte di esponenti politici di orientamento conservatore e non solo, che l'hanno definita una strumentalizzazione della religione. Una proposta per nulla attuabile considerando il panorama ideologico-politico presente al momento.

Alla luce di tutto ciò è bene ricordare comunque che le istituzioni scolastiche e accademiche godono dell'autonomia costituzionale (legge Bassanini del 1997 e successivamente regolamentata dal D.P.R. 275/1999) per decidere, nel caso si ritenga necessario, la sospensione delle lezioni. In contesti multiculturali come le scuole per stranieri, la promozione del plurilinguismo e del multiculturalismo è un imperativo. Diviene dunque fondamentale instaurare rapporti amichevoli e di condivisione con le comunità islamiche, sia a livello locale che nazionale. In un'epoca in cui l'Occidente tende a demonizzare la cultura islamica, bisogna adottare un approccio di apertura. In tempi di conflitto, la diffusione di messaggi di pace e condivisione, come la partecipazione alle celebrazioni festive, può risultare decisivo. Anche i gesti apparentemente piccoli contribuiscono a costruire un futuro in cui le identità culturali non dividono, ma arricchiscono la convivenza sociale.

 

Ciò può essere realizzato attraverso programmi educativi, eventi culturali e iniziative che favoriscono lo scambio e la collaborazione tra persone di diverse origini. Un impegno continuo nel promuovere la comprensione interculturale, nel combattere la discriminazione fornendo opportunità di partecipazione attiva per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro etnia o religione.

 

Nonostante queste premesse, anche la stessa costruzione di moschee e altri luoghi di culto islamici è ancora oggi oggetto di controversie e discussioni. Molti musulmani in Italia hanno infatti lamentato la mancanza di spazi adeguati a praticare la propria religione, mentre alcuni segmenti della popolazione italiana hanno espresso preoccupazioni riguardo alla visibilità e alla presenza di luoghi di culto islamici nel paesaggio urbano.

 

Nell'attuale contesto politico, mentre alcuni, come il Ministro Lollobrigida, si scagliano contro l'immigrazione invocando la disgustosa nozione di “sostituzione etnica”, altri idealizzano il passato, come nel caso di D’Alema e il suo richiamo all'Editto di Caracalla. Si è trattato di un provvedimento emanato dall'imperatore romano Caracalla nel 212 d.C., che estese la cittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi dell'Impero Romano. Questa mossa politica radicale fu interpretata come un tentativo di unificare il territorio sotto un'unica identità civica, rafforzando il legame tra le varie province. Nel contesto attuale, può essere considerato come un esempio di politica di inclusione e integrazione su vasta scala. Tuttavia, le motivazioni di Caracalla potrebbero essere state molto più pragmatiche che idealistiche: l'estensione della cittadinanza avrebbe aumentato la base fiscale dell'Impero.

Collegati a questo esempio storico, interroghiamoci oggi sul vero intento della politica sull'immigrazione, cercando di capire se sia più guidata da valori di inclusione o da puri interessi economici. È indubbiamente un errore ignorare il potenziale contributo degli immigrati alla crescita del Paese. Tuttavia, a mio avviso, l'errore fondamentale risiede nella politica stessa: non possiamo manipolare le vite umane a fini propagandistici. È proprio a causa del mancato rispetto per gli altri e della scarsa considerazione del concetto di alterità che tendiamo a ridurre i fenomeni culturali a mere pratiche specifiche, trascurando il valore umano e il significato profondo che si cela dietro ogni cultura.

 

La politica italiana dovrebbe concentrarsi sull'assistenza sanitaria e sul sostegno alle famiglie. L'invecchiamento della popolazione rappresenta una delle principali sfide per il nostro sistema sanitario; quindi, è fondamentale investire nella cura delle persone e nella promozione dell'inclusione, esplorando un approccio all'immigrazione che vada oltre gli estremismi e i romanticismi storici.


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