L’Europa che vorrei
- Massimo Battiato

- 17 set
- Tempo di lettura: 3 min
Sarà veramente difficile, dopo gli ultimi avvenimenti alla frontiera orientale dell’Unione Europea, sostenere una posizione contraria al riarmo da 800 miliardi di euro. Verrebbe da pensare che questi eventi non siano casuali, ma non è mia intenzione inseguire facili dietrologie. Non ho abbastanza dati certi per farlo, come probabilmente non ce li hanno i vari leader europei, pur manifestando loro la voglia di menare le mani ed evocare scenari bellici.
Ma quello su cui voglio porre l’attenzione è fare un parallelo con un evento, che per impatto sulle vite dei cittadini europei e di tutto il mondo, ha avuto conseguenze molto più devastanti della guerra in Ucraina, almeno come numero di morti civili. Mi sto riferendo alla pandemia da coronavirus che ha attraversato e investito il mondo tra il 2020 e il 2022, più o meno fino all’invasione russa dell’Ucraina.
Ricordo bene che, durante i primi mesi, coltivavo la speranza, e anche un po’ la convinzione purtroppo sbagliata, che quell’evento ci avrebbe fatto capire l’importanza di investire nel campo della sanità e della salute, anche quando ciò non porta ad un aumento del PIL. E ricordo pure che non fossi il solo a nutrire questa illusoria speranza.
Le cose sono andate molto diversamente, purtroppo. Ma, oltre a ripercorrere con la mente quell’esperienza collettiva, c’è un altro aspetto importante da considerare: la reazione del sistema di potere e della classe politica e dirigente, soprattutto considerando la collocazione delle risorse finanziarie pubbliche. Mentre ora in Europa c’è la quasi unanimità a sostenere una politica del riarmo e dell’incremento delle spese militari anche a debito, non si può dire che la stessa cosa sia successa durante e dopo la pandemia. Discussioni estenuanti tra i leader europei per trovare nuovi strumenti per finanziare l’emergenza, in un quadro in cui i paesi cosiddetti frugali intorno alla Germania hanno tentato di fare muro per evitare qualsiasi forma di condivisione del debito. Per fortuna alla fine si trovò un buon compromesso, ma solo temporaneo. Una specie di “ricreazione” prima di tornare alle regole ferree dell’austerità finanziaria.
Nonostante il risultato positivo della discussione che ha portato all’approvazione del PNRR, non si può certo dire che in campo sanitario ci sia stata la stessa volontà a investire somme ingenti per fare in modo che qualsiasi emergenza futura non ci colga impreparati come nel 2020. Tra l’altro stiamo parlando della regione nel mondo più ricca e con i servizi sociali e assistenziali migliori. Se ci fosse una vera volontà politica di dislocare risorse economiche per la sanità pubblica non credo che ci sarebbero problemi a trovarle, così come ora sta succedendo con le spese militari.
Invece, solo per citare il caso italiano, si continua con i tagli alla spesa pubblica compresa quella sanitaria. Il rapporto tra PIL e stanziamenti per il sistema sanitario continua a scendere, nonostante la propaganda sulle cifre di quest’ultimo governo (e anche di quelli precedenti, ad essere onesti) che valutano la spesa sanitaria in termini assoluti senza considerare l’inflazione. Ma non è che la situazione della sanità pubblica sia molto migliore negli altri paesi europei. D’altra parte sarà sempre più difficile trovare risorse quando queste vengono dirottate verso le spese militari. In ogni caso non mi risulta che l’Unione Europea abbia approntato un piano straordinario di investimenti nella sanità, come sarebbe stato necessario dopo un evento grave come la pandemia.
Cosa succederà quando arriverà, è solo questione di tempo, un nuovo virus o un batterio che non saremo in grado di debellare? Forse qualcuno dei dirigenti europei pensa che si potrà affrontare il virus prendendolo a cannonate?
Non voglio con questo affermare alcuna verità assoluta, può darsi che lo sforzo finanziario che si è deciso di destinare alle spese militari sia necessario, per quanto nutra forti dubbi in proposito. Quello che invece risulta evidente a tutti è la facilità con cui sono stati trovati gli 800 miliardi per il riarmo dopo anni in cui abbiamo ascoltato la filastrocca dei soldi che mancano per la scuola, le pensioni, i servizi sociali e, appunto, la sanità.
L’Europa che mi piacerebbe vedere è quella che mette il benessere dei propri cittadini al centro, e non quella di un’organizzazione dedita a favorire le lobby, che siano quelle finanziarie o dei produttori di armi.






